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10 Curiosità
su Firenze
Quante ne ha di storie Firenze... e quante le opere d'arte
custodite e i volti noti che i secoli del passato hanno
trasportato nel tempo. Gli avvenimenti che hanno influenzato
l'avvenuto presente sono numerosi e i segreti nascosti
all'interno dei suoi edifici non si contano. Curiosità
Firenze ne ha un'infinità ed è così interessante
conoscerle da poterne tracciare un itinerario a parte.
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Quando si visita Firenze si è rapiti dai tanti
capolavori e dalla fisionomia urbana della città. Da Piazza
della Signoria a Michelangelo, a Leonardo, ai tanti artisti,
al popolo e ai potenti governanti (i de' Medici tra tutti) e
alle nobildonne, la cui memoria la città conserva. La prima
veduta panoramica sulla città si consiglia di farla da
Piazzale Michelangelo, che propone la più bella e famosa
delle contemplazioni. Meraviglia architettonica e
paesaggistica di un luogo senza pari. Iniziamo proprio da
questo imperdibile luogo per raccontarvi qualche storia in
più su questa magnifica città:
1. Piazzale Michelangelo
Siamo nel più famoso punto d'osservazione panoramico di
Firenze. É da qui che vengono scattate le più belle
foto-cartolina di Firenze. Si trova su una collina poco a
sud del centro storico, da dove si possono vedere in tutta
la loro magnificenza i più noti monumenti urbani della
città, il Duomo e il Palazzo Vecchio, il Ponte Vecchio,
Santa Croce, tra tutti. La piazza è dedicata al grande
artista rinascimentale, Michelangelo, e al suo centro
è situata infatti la scultura più famosa, una copia del
David, circondato dalle allegorie delle Cappelle
Medicee che troviamo nella chiesa di San Lorenzo.
Curiosità: la piazza venne costruita, nella seconda metà
dell'Ottocento e fu necessario impiegare ben nove coppie di
buoi per trasportare nel 1875 le sculture che oggi
ammiriamo. Leggi qui per saperne di più su
Piazzale Michelangelo.
2. Fiorino, la moneta di
Firenze
Il Fiorino, la moneta fiorentina, venne coniato per la prima
volta nel 1252 a Firenze e deriva il nome dal
fiore di giglio, il simbolo della città. Il suo peso
corrispondeva a 3,537 grammi d'oro a 24 carati e fino al
1533 fu moneta internazionale per eccellenza, e cioè
la più usata per gli scambi commerciali nell'Europa
dell'epoca e anche nei paesi del Mediterraneo. La moneta
raffigurava da un lato il giglio fiorentino con la scritta "flore.entia"
e dall'altro l'effige di San Giovanni Battista, patrono
di Firenze. Oggi il Fiorino d'Oro viene assegnato
per alto riconoscimento civico a personaggi distintisi nei
campi della cultura, delle arti, dello sport, delle
Istituzioni, del lavoro, dell'assistenza e della
filantropia. Uno dei più celebri falsari del fiorino d'oro
porta il nome di Mastro Adamo, arrestato e arso vivo
nel 1281 e anche ricordato da Dante nel XXX canto
dell'Inferno (Bolgia dei Falsari).
3. L'Inoportuno: il viso
scolpito da Michelangelo Buonarroti
C'è un muro particolare nel centro storico di Firenze, in
Piazza della Signoria, e al lato dell'entrata di
Palazzo Vecchio, proprio dietro una delle due statue di
Ercole e Caco di Baccio Bandinelli (precisamente
quella alla vostra destra). Attira l'attenzione del
visitatore per una testimonianza che arriva dal passato.
Niente di grande o maestoso, e proprio per questo ancora più
autentica perché riporta indietro alla vera quotidianità
della Firenze rinascimentale: è il viso di un uomo, o
meglio, un profilo scolpito nella pietra. Indefinito, quasi
accennato e misterioso. Non si conosce l'identità della
persona raffigurata, ma solo quella dell'autore: nientemeno
che Michelangelo Buonarroti. Si osservi l'incisione,
tracciata quasi a mimetizzarne i lineamenti. Le informazioni
pervenute sono poche, ma la leggenda narra possa appartenere
ad un tale che regolarmente annoiava il maestro raccontando
delle proprie miserie e dei fallimenti che lo avevano
colpito, anche per colpa dei crediti vantati contro lo
stesso artista. Altri ancora sostengono appartenga ad un
condannato alla gogna pubblica, piuttosto comune nel periodo
storico considerato. Continua a leggere su
Palazzo Vecchio e su
Michelangelo Buonarroti.
4. La storia del
Borotalco Roberts
Anche il famoso Borotalco ha una storia tutta fiorentina.
Henry Roberts, un chimico inglese, aprì a Firenze un
laboratorio farmaceutico in via de' Tornabuoni, al civico
17. Da lui prese il nome di H. Roberts e Co. English and
American and Druggist (anche conosciuta come Farmacia
della Legazione Britannica). Negozio elegante e
clientela selezionata non furono le uniche carte giocate per
lanciare l'azienda. Roberts amava infatti dedicarsi di
persona al suo laboratorio, preparando cosmetici e prodotti
medicinali quasi fosse una sorta di alchimista. Del 1867 è
la famosa acqua distillata alle rose, ancora oggi in
commercio. Tra i prodotti c'era anche una finissima polvere
bianca, profumata, dalle proprietà sbiancanti e
antitraspiranti, e a cui il farmacista ebbe l'intuizione di
unire dell'acido borico, che a sua volta vantava funzioni
antisettiche e lenitive. Era il 1878 e al preparato diede il
nome di Boro-talcum. Nel 1904 Roberts richiese la
registrazione del marchio, commercializzando il prodotto nel
famoso barattolo di latta verde raffigurante una nurse
(un'infermiera) con in braccio un bambino. La
collaborazione con Lorenzo Manetti, un farmacista
concorrente, nacque nel 1921 con l'allora erede di Roberts (Alfred
Houlston Morgan), da cui la società Manetti & Roberts.
Dal 1929 l'azienda ha il copywright anche sul nome Borotalco
e sul famoso slogan (“se non è Roberts, non è Borotalco?).
Oggi lo stabilimento della Roberts si trova a Calenzano,
mentre nella sede della storica farmacia a Fienze è presente
un altro negozio (gli arredi interni conservano tuttavia le
atmosfere dell'epoca di Roberts).
5. La Statua della
libertà fiorentina
La statua della libertà di New York, che svetta
all'imboco del porto sull'Hudson, venne inaugurata
nel 1886 e fu opera di famosi progettisti, come
Gustave Eiffel (quello della torre) e Frederic A.
Bartholdi. Ma forse pochi sanno che l'idea della sua
realizzazione potrebbe essere arrivata in America
direttamente da Firenze. Nel 1870-77 venne infatti eretto a
Firenze il monumento funebre a Giovanni Battista
Niccolini, uno dei più importanti drammaturghi di fine
Settecento. Il monumento lo si può ammirare ancora oggi
nella Basilica di Santa Croce ed è opera di Pio
Fedi, uno scultore fiorentino, che volle omaggiare il
Niccolini con un’allegoria della poesia “La
libertà della Poesia?, uno degli ideali della
Rivoluzione Francese, a cui il Niccolini era molto
legato. Le analogie tra le due opere sono molto evidenti: il
viso, il diadema a raggi, l'innalzare al cielo il braccio
destro, la lunga toga, la catena spezzata (benchè in
posizioni diverse). Chissà se le due “idee? creative sono
collegate, e chissà se una è la copia dell'altra... certo è
che entrando a Santa Croce uno si chiede probabilmente cosa
ci fa lì la Statua della Libertà. Il mistero è ancora da
risolvere (oltretutto, una statua della libertà la si vede
anche nel Duomo di Milano, sul lato sinistro del
balcone sopra il portone centrale, realizzata nel 1810 da
Camillo Pacetti ed è nota come 'La legge Nuova').
Continua a leggere … la
Basilica di Santa Croce.
6. Le palle dei Medici
Durante la visita a Firenze ci si potrebbe sorprendere nel
notare un bel po' di 'palle' in giro per la città.
Spigoli, facciate, pareti di palazzi e chiese... le vediamo
un po' ovunque. Non c'è da rimanere tuttavia poi tanto
stupiti. Sono infatti le sfere araldiche dello stemma
mediceo, raffigurate cioè nello stemma fiorentino
della casata de' Medici. La città ne è piena; le
troviamo scolpite nella pietra un po' ovunque anche nel
territorio un tempo parte della celebre famiglia: un
prezioso lascito arrivato a noi dai secoli del passato, che
non possiamo non apprezzare una tale patrimonio
storico-artistico. In realtà le 'palle' sono dei
bisanti araldici, anche se i fiorentini le chiamano
proprio “palle?. Lo stemma ha origini dubbie e le
documentazioni arrivate a noi assumono i contorni della
leggenda: una tra tutte è quella lasciataci da Cosimo
Baroncelli, che fu un parente della casata e che
raccontava di una corrispondenza tra le sfere dello stemma
con le impronte della clava che il gigante Mugello,
aveva lasciato nello scudo dorato di Averardo, il
progenitore, arrivato in Toscana al seguito di Carlo
Magno. Certo non mancano le fonti storiche attestanti la
reale provenienza della famiglia dal contado del Mugello, ma
nel tempo sembrano essere state diverse le leggende legate
alle loro origini, inclusa quella che lega la nascita dello
stemma mediceo a delle 'pillole medicinali',
considerato che in origine la famiglia faceva parte della
corporazione delle arti dei Medici e degli Speziali. Si
noteranno anche un diverso numero di sfere negli stemmi,
questo per via delle numerose variazioni avvenute nella
casata nel corso dei secoli. Per uno sguardo d'insieme
continua a leggere in particolare sulla
Basilica di San Lorenzo e le sue
Cappelle Medicee.
7. Corporazioni di Arti e
Mestieri di Firenze
Tra il XII ed il XIII secolo iniziano a costituirsi a Firenze
le corporazioni delle arti e dei mestieri, delle
associazioni (laiche) nate per la gestione e il
perseguimento di scopi comuni tra esercenti un mestiere
specifico. Gli storici sono concordi nel ritenere che, a suo
tempo, questo fu il più grande beneficio allo sviluppo
economico della città di Firenze. Ancor prima, la tendenza
andava espandendosi in tutto il nord Europa, con le
cosiddette gilde: una forma di 'associazionismo' in
tal senso vide i primi albori già ai tempi degli antichi
romani. In Inghilterra si ha notizia di una delle
prime corporazioni nel 1100 (la gilda dei tessitori di
Oxford), mentre a Firenze la prima documentazione risale
al 1182 ed era chiamata Arte dei Mercantanti, che si
occupava del commercio (importazione) di prodotti tessili
grezzi e dell'elaborazione in tessuti di pregio, esportati
poi in tutta Europa. La corporazione era anche conosciuta
come Arte di Calimala, dalla strada in cui avevano
sede le botteghe (e la stessa corporazione), zona oltretutto
di origine romana, visto che presumibilmente vi aveva luogo
l'antico cardo romano, la direttrice nord-sud che partiva
dal foro (l'odierna Piazza della Repubblica). Via
Calimala esiste ancora oggi ed è una delle più
conosciute vie dello shopping fiorentino (si
posiziona tra Piazza della Repubblica e via dei
Calzaiuoli, la parallela, altra via nota per gli antichi
mestieri e ambedue a pochi metri da Piazza della Signoria.
A quei tempi le arti erano divise in maggiori e
minori, alle prime appartenevano i giudici e i notai,
gli addetti al cambio, chi si occupava della lavorazione
della lana, e anche i medici e gli speziali; alle seconde
(le minori) appartenevano i fabbri, i calzolai, i beccai, i
tintori. Ogni arte aveva un proprio stemma: sono numerosi
quelli riconoscibili ancora oggi nelle pareti esterne dei
palazzi del centro storico. L'Arte di Calimala venne poi
sopressa nel 1770 quando fu istituita la Camera di
Commercio di Firenze. Per saperne di più continua a
leggere
Storia di Firenze.
8. La finestra di Palazzo
Grifoni, sempre aperta da 400 anni
Se capitate in zona piazza Santissima Annunziata, vi
sarà possibile vedere Palazzo Grifoni, anche noto
come Palazzo Budini Gattai, un edificio fiorentino di
origine mediavale, situato nel lato opposto alla Basilica
della Santissima Annunziata. Siamo in via de' Servi,
una delle vie principali della città, al civico 51, a nord
del Duomo. Ebbene, quando siete in zona, non scordatevi di
guardare in alto e osservare le finestre all'ultimo piano
dell'edificio, tutte munite di persiane: avrete modo di
notarne una in particolare, l'ultima a destra, che infatti
ha le persiane aperte. Fin qui niente di straordinario, se
non fosse che infatti la finestra è aperta da ben 400 anni.
In estate come in inverno, con il sole o con la pioggia
battente, la finestra non in pratica mai stata chiusa da una
data in particolare. Per capirne il motivo è necessario
andare indietro nel tempo e cioè a quando una giovane donna
un tempo residente nel palazzo si mise ad attendere accanto
alla finestra l'amato dal rientro dalla guerra, ma
inutilmente. Passarono mesi ed anni, ma dell'uomo nessuna
notizia. Da allora si racconta che un fantasma impedisca a
tutti i nuovi residenti di chiudere le persiane della
finestra. Si dice che la donna fosse in verità l'amante
di Ferdinando I de' Medici, lo stesso raffigurato nella
statua equestre che si ammira al centro della piazza,
davanti al palazzo, e che infatti sembra volgere lo sguardo
proprio a quella finestra. Altri ancora raccontano invece di
un'altra leggenda, quella che lega la giovane moglie di
Pier Gaetano Grifoni, tale Lisabetta Capponi, a
Horace Walpole, scrittore inglese del Settecento,
anche noto per aver coniato il termine 'serendipity'
(serendipità: usato in caso di una scoperta fortuita, non
pianificata).
9. La Berta
Chiesa di Santa Maria Maggiore, antica struttura
medievale dell'VIII secolo situata a due passi da piazza
Duomo. Angolo Via de’ Cerretani, piuttosto
trafficata. Fermatevi proprio all'angolo tra questa via e
quella dove si riversa la facciata centrale della chiesa, ai
piedi di quella che si può delineare come torre campanaria.
Si osservi bene questo lato dell'edificio, in alto, verso
l'ultima finestra, dove si scorge una testa pietrificata di
donna. É la famosa Berta, una scultura risalente a
tempi antichi. Le leggende popolari legate alle sue origini
sono diverse, tra queste troviamo ne troviamo una risalente
al 16 di Settembre del 1327 e che racconta di uno scienziato
accusato di eresia e stregoneria e per questo condannato a
morte, un certo Francesco Stabili di Simeone, meglio
conosciuto come Cecco d’Ascoli. Mentre si recava al
rogo presso Piazza di Santa Croce, afflitto e assetato, il
condannato si rivolse ai curiosi chiedendo da bere; un
sacerdote (o una donna secondo alcuni) non solo gli negò
l'acqua ma pure invitò il resto della folla a seguire il suo
esempio... “E tu di lì il capo non caverai mai“ disse
maledicendolo. Un'altra leggenda popolare racconta invece
che la Berta sia stata una fruttivendola, a cui i fiorentini
vollero dedicare un riconoscimento per la gentile donazione
fatta alla chiesa: una campana che avvisava dell’apertura e
della chiusura delle porte cittadine. Altri infine,
ritengono che la scultura mozzata altro sia semplicemente un
lascito d'epoca romana, dato che nel Medioevo l'usanza era
quella di utilizzare i pezzi di rovin del passato per
abbellire palazzi ed edifici.
10. Curiosità sul Duomo,
sulla cupola del Brunelleschi e altro
La cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore
(meglio conosciuta come cupola del Brunelleschi) è una delle
opere architettoniche più conosciute al mondo e della storia
dell'architettura. Ha un diametro di 45,5metri (cupola
interna) e di 54,8 metri (l’esterna), a 116 metri di altezza
e una volta finita divenne la cupola più grande del mondo.
Venne progettata dall'architetto fiorentino Filippo
Brunelleschi, e costruita tra il 1420 e il 1436, in un
capolavoro ingegneristico e architettonico senza uguali.
Venne iniziata a fine XIII secolo da Arnolfo di Cambio
(capomastro, artista scultore fiorentino), così come
ordinato dalla corporazione dell’Arte della Lana, che
a sua volta delegò l’Opera del Duomo a sopraintendere
i lavori. Dopo la morte di Arnolfo tuttavia i lavori
procedettero con estrema lentezza e furono ripresi nel 1350,
con vari capomastro a dirigerne l'opera. La costruzione del
grande cupolone fiorentino qualche storia strana la
racconta, anche perché un po' d'invidia deve averla
generata, visto che veniva descriveva come una "Structura
si grande, erta sopra è cieli, ampla da coprire chon sua
ombra tutti e popoli toscani" (per usare le parole di
Leon Battista Alberti, altro importante architetto
rinascimentale). Una di queste storie è legata alla palla
di rame dorata, in cima alla cupola, che pesa 1981 kg e che
fu realizzata dalla bottega del Verrochio, in cui
lavorava anche un giovane
Leonardo da Vinci (1470); nel 1492 la palla
venne colpita da un fulmine e cadde giù, così nuovamente nel
1601. Oggi, in via dell'Oriuolo, alle spalle del
Duomo, si può ancora vedere il punto esatto in cui la palla
si schiantò al suolo. Un'altra curiosa stravaganza è quella
che ci permette di osservare il grande affresco del
Vasari (e del Zuccari) presente all'interno del Duomo
dopo aver scalato ben 463 gradini; il grande affresco, 3600
mq, può infatti essere osservato in tutta la sua bellezza
dalla terrazza della chiesa. Continua a leggere sul
Duomo di Firenze.
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