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Cosa vedere a Firenze
Basilica di Santa Croce a Firenze
Non vi preoccupate se dopo aver visitato la
Basilica di Santa Croce a
Firenze
proverete uno strano senso di stordimento...
è possibile che siate stati colpiti dalla Sindrome di Stendhal, un malessere diagnosticato in almeno 12 visitatori
all'anno, e riconosciuta come quello stato di shock e di smarrimento provati
dallo scrittore francese Stendhal quando visitò questa chiesa all'inizio del
XIX secolo.
Santa Croce è una tra le più note chiese fiorentine, con una densità di
opere d'arte straordinaria anche per una città come Firenze. |
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Santa
Croce è attribuita ad
Arnolfo di Cambio con la costruzione che cominciò nel 1295, per
essere completata nel XIV secolo. La facciata è
gotica con le fiancate a timpani triangolari con bifore.
L'interno è a croce egizia (T), a tre navate con pilastri ottagonali. Gli
altari sono ben dodici con dipinti di
Vasari, Santi di Tito,
Cigoli e altri,
sul tema della Passione. La chiesa è celebre oltre che per la sua bellezza,
per le numerose e gloriose sepolture.
I monumenti funebri di famosi
personaggi si stagliano maestosi a ricordarci le glorie del passato.
Entrando troverete a destra, tra le molte opere, la tomba di Michelangelo
(XVI sececolo). Tra le sepolture, si ricordano anche quelle di Machiavelli (il
principe acuto e spregiudicato padre della politica moderna), del musicista
Rossini e degli scrittori Foscolo e Alfieri, di Fermi e di
Galileo Galilei.
Splendida è l'Annunciazione di
Donatello (quinto
altare). Nella grande ricchezza di opere si rammentano la sagrestia
trecentesca, con terracotta di Giovanni della Robbia, e gli affreschi della
maturità giottesca (1325). Splendida è la cappella maggiore in stile gotico.
La chiesa è situata nella omonima piazza dove nel
Cinquecento si giocava a calcio (oggi conosciuto come "calcio storico",
per certi versi simile al football americano): un disco in marmo sulla
facciata di
Palazzo dell'Antella
(il bell'edificio che costeggia la piazza), segnala ancora la metà del
campo. Le partite del calcio storico fiorentino si giocano ancora nella
piazza, sulla quale vengono erette delle tribune per gli spettatori e viene
portata la sabbia, per il fondo. Il gioco ha poche regole, è duro, e c'è chi
aspetta questa occasione per rifarsi di qualche torto. Le partite finiscono
con giocatori seminudi per i vestiti strappati, occhi neri e denti rotti.
Uno spasso sono i soprannomi dei giocatori in campo, chiedete in giro.
Ritorniamo adesso alla chiesa... fu fondata dai
francescani nel 1218, anno in cui Firenze concesse all'ordine la sua prima
sede fissa ed era il centro della devozione cittadina. I francescani
fondarono un'importante scuola che vide allievi (Dante e Giovanni de'
Medici, figlio del Magnifico) e insegnanti (Luca Pacioli, divulgatore
dell'algebra) illustri, ma diressero anche l'Inquisizione con i cui proventi
(un terzo dei beni confiscati ai condannati) ampliarono la struttura
originaria (1252), incorrendo nelle critiche di Ubertino da Casale.
Contravvenendo ancora una volta allo spirito francescano, nel 1295 pensarono
di ricostruire interamente l'edificio su progetto di Arnolfo di Cambio,
mentre le famiglie più potenti vi riservavano proprie cappelle.
La neogotica facciata della chiesa,
consacrata nel 1443, fu terminata solo nel XIX secolo, dopo che i
francescani rifiutarono i 100.000 fiorini offerti dalla famiglia dei
Quaratesi a condizione che sulla facciata comparissero le loro armi.
All'interno la navata centrale è chiusa da capriate in legno, poiché la sua
notevole ampiezza (38 m) non ha consentito una copertura in pietra. Santa
Croce contiene le tombe di personaggi facoltosi e del mondo artistico e
scientifico. Appena dopo l'ingresso, sulla destra, si trova la tomba di
Michelangelo Buonarroti, disegnata dal Vasari nel 1564, che prevedeva di
ornarla con opere del maestro. Segue il cenotafio di
Dante (Stefano Ricci, inizi XIX secolo); Dante non è sepolto qui ma
lo si ricorda, ci sono poi il monumento a
Vittorio Alfieri del Canova e la tomba di
Niccolò Machiavelli (Innocenzo Spinazzi, 1787), celebre uomo politico
e autore de
Il Principe e La Mandragola. A sinistra della porta d'accesso
al primo chiostro è posto il monumento a
Leonardo Bruni (Bernardo Rossellino, 1444 - 1445). Segretario
comunale, umanista e sostenitore degli ideali repubblicani, il Bruni ideò i
soggetti per la Porta de
Paradiso del Ghiberti e scrisse gli Historiarum Florentini populi
libri XII, elevando Firenze a degna erede di
Atene e di
Roma e i tre grandi fiorentini
Dante,
Petrarca e Boccaccio a eroi. La tomba di
Ugo Foscolo, al termine della navata centrale sulla destra, è opera
di
Antonio Berti del 1939. Nel 1871 le ceneri dello scrittore, morto da
esule vicino a
Londra, furono accolte nella
chiesa da lui immortalata nei Sepolcri. Le
cappelle Bardi e Peruzzi conservano affreschi di Giotto, purtroppo
scialbati (coperti di intonaco nel XVIII secolo quando l'arte medievale
veniva giudicata barbara). I meglio conservati si trovano nella prima
cappella e rappresentano le Storie di San Francesco (1320 - 1325).
Una
menzione a parte merita l'arte di Giotto di Bondone, giunto a Firenze
nel 1311 come stimato pittore della
chiesa di San Francesco ad
Assisi e della
Cappella degli Scrovegni a
Padova. Si distinse per il rifiuto delle architetture complesse,
delle posture e degli abiti ricercati propri del gotico internazionale.
L'artista preferiva la plasticità dei volumi all'eleganza della linea e
inseriva i personaggi, spesso massicci e inscrivibili in triangoli, in
ambienti spaziosi. Probabilmente fu proprio la visione del mondo di Giotto,
estremamente realistica per l'epoca, ciò che impressionò maggiormente i suoi
contemporanei. Di un allievo di Giotto, Taddeo Gaddi, sono gli
affreschi sulle
Storie della Vergine (1332 - 1338) nella cappella Baroncelli,
alla testata destra del transetto. Nell'abside o cappella maggiore,
commissionata nel 1348 dagli Alberti,
Agnolo Gaddi dipinse la Storia dell'Invenzione della vera Croce
(1380), da cui la chiesa prese il nome.
Sopra l'altare maggiore è appeso il
Crocifisso del Maestro di Figline, erroneamente attribuito a
Giotto. Segue la
cappella Bardi di Vernio (all'estremità sinistra del coro) con
Storie di papa Silvestro e dell'imperatore (1340 ca) di
Maso di Banco, allievo di Giotto dotato di grande personalità, che si
distacca dal maestro per l'atmosfera misteriosa dei suoi dipinti. Nella
sagrestia della chiesa, cui si accede attraverso un
portale di Michelozzo, si trovano affreschi tardo trecenteschi di
Taddeo Gaddi e di
Pietro Gerini. Notevoli le Storie della Vergine di Giovanni
da Milano, uno dei maggiori artisti del XIV secolo, posti nella cappella
del coro della sagrestia. Per visitare la
cappella Pazzi, commissionata dalla famiglia poi sterminata nella
congiura dei Pazzi, bisogna passare la porta sulla destra della chiesa e
attraversare il primo chiostro. La cappella è stata progettata dal
Brunelleschi nel 1429 ca, che ha posto particolare attenzione alla
distribuzione della luce. I medaglioni che raffigurano i dodici apostoli e
gli evangelisti sono di
Luca della Robbia. Sempre del Brunelleschi è il secondo chiostro, che
ospita il Museo dell'Opera di Santa Croce. Nel museo è esposto il
Crocifisso di Cimabue, scampato all'alluvione del 1966.
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