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Digital divide, assenza di infrastrutture
L’utente medio di Internet si configura come un uomo
al di sotto dei 35 anni, con un’educazione di livello universitario ed un buon
lavoro, residente in città e con una discreta conoscenza della lingua inglese:
il ritratto di un membro di un'élite decisamente ristretta. L'apartheid basato
sulla tecnologia è iniziato. (UNPD, Human Development Report, 1999).
La Finlandia e gli Stati Uniti, infatti, contano più di un host ogni 11
abitanti, e in questi ultimi sono concentrati più computer che in tutti i Paesi
del mondo messi assieme, mentre 49 Paesi asiatici e africani hanno meno di una
linea telefonica ogni 100 abitanti.
I problemi di infrastruttura nel Sud del mondo sono comunque innegabili, sia per
disporre di diritti d’uso o di transito non territoriali, sia per quanto
riguarda i terminali d’accesso.
Gli esperti sostengono che il problema risieda nella
mancata privatizzazione e liberalizzazione delle reti telefoniche, tuttavia i
governi lamentano che le compagnie telefoniche nazionali perderebbero parte
dell’utile se si abbassassero le tariffe. Solitamente però la riduzione delle
tariffe incoraggia la gente ad utilizzare maggiormente il telefono, permettendo
di migliorare il sistema.
In Africa inoltre bisogna chiedere agli operatori -
che regolamentano tutto - il permesso ufficiale per poter installare un
apparecchio telefonico e affittare un modem: anche le dogane bloccano
l’espansione delle reti impedendo loro il passaggio di materiale informatico,
visto come minaccia al controllo ufficiale sull'informazione.
Esistono varie tecnologie alternative a basso costo sperimentate per
implementare un sistema minimale di infrastrutture nei Paesi in via di sviluppo,
condizione indispensabile per l’uso delle ICT, nonché presupposto per favorire
un percorso di crescita sociale ed economica.
Erica Roggio per Informagiovani Italia
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