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Digital divide nei paesi in via di sviluppo
Il potere, oggi, è nelle mani di chi detiene
l’informazione. È proprio l’accumulo di un sistema di conoscenze, infatti, ad
aver permesso all’uomo di dominare la natura e le altre specie animali, e
talvolta i propri simili che ne erano sforniti: la capacità di far tesoro
dell’esperienza e di tramandarla alle generazioni future costituisce il più
importante presupposto per il progresso.
In questo, la comunicazione ha sempre giocato un ruolo essenziale.
Dall’assegnazione di significati convenzionali e condivisi ad alcuni gruppi di
suoni (principio che si trova alla base di ogni lingua) ai graffiti sulle pareti
delle caverne, dalle incisioni sulle tavolette di argilla all’invenzione della
scrittura e in seguito della stampa, fino ad arrivare alla fotografia, al
telefono, al cinema, alla radio e alla televisione, ai nuovi media, l’obiettivo
è stato sempre lo stesso: la diffusione capillare dell’informazione.
Quei Paesi che non avevano investito nelle nuove tecnologie per l’informazione,
sono spesso rimasti indietro nello sviluppo di molti altri settori della scienza
e dell’economia.
Le Information and Communication Technologies (ICT), infatti, possono aumentare
il divario tra Paesi ricchi e poveri ma, se usate con cognizione di causa,
possono anche attenuarlo. In particolare, al giorno d’oggi Internet riveste un
ruolo centrale, in quanto permette ai propri utenti di accedere a qualsiasi tipo
di informazione e pubblicarne autonomamente, a costi contenuti e da ogni angolo
del pianeta.
Svariate Organizzazioni internazionali e locali stanno prendendo atto del
problema, e discutono del divario digitale tra Nord e Sud del mondo, avviando
progetti sperimentali volti a testare l’efficacia e l’impatto che l’uso di
questo mezzo può provocare su civiltà così distanti da quella occidentale.
Si tentano approcci all’e-learning, alla telemedicina, all’e-commerce per
sviluppare l’economia dei villaggi e migliorare le condizioni di vita della
popolazione. Tuttavia, è necessaria innanzitutto un’infrastruttura fisica fatta
di reti telefoniche ed elettriche, modem e computer perché tutti possano
realmente avere accesso all’informazione, oltre alle competenze per utilizzare e
diffondere questa cultura.
Non servono tecnologie di ultima generazione, e lo dimostrano i progetti
ingegnosi messi a punto nelle aree rurali più isolate del globo. L’unico limite
alla condivisione della telematica con i Paesi in via di sviluppo risiede nella
volontà di fare qualcosa da parte di quelli sviluppati: l’esistenza stessa di
una rete di computer presuppone quello spirito collaborativo andato perduto
proprio a causa della rivoluzione tecnologica.
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