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Luigi Natoli - Biografia e
opere
Luigi Natoli
nacque a
Palermo
nel 1857 in un importante momento storico, quello
che da lì a breve vedrà la penisola unirsi sotto uno stesso nome e un unico
ideale, l’Unità d’Italia. Fu autore poliedrico e uomo di svariata
cultura, dimenticato troppo presto dalla cultura elitaria dell’ultimo
Novecento e del primo nostro secolo, colpito anch'egli dal quella
damnatio memoriae che cancella quasi ogni traccia e che solo oggi,
meritatamente, viene riscoperto da piccoli editori illuminati, capaci di
riproporre le svariate perle della cultura letteraria popolare italiana. |
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Fu uno dei massimi conoscitori della sua Sicilia, terra profondamente
amata. Scrittore, storiografo, drammaturgo, poeta, giornalista, critico
letterario, pubblicò numerosi libri scolastici, monografie storiche e
letterarie, come la storia letteraria della Sicilia, e poi articoli
d’arte e filosofia, novelle, romanzi, testi teatrali, guide di viaggio. La
sua fu una produzione straordinaria, e piacevolissima, conosciuta
soprattutto per romanzi come I Beati Paoli (1909), Coriolano della
Floresta (il seguito del primo), Calvello il bastardo (1907), gli
Ultimi Saraceni (1911), o ancora Cagliostro e le sue avventure
(1914). Una delle sue prime pubblicazioni, nel 1891 fu Guida di Palermo e
suoi dintorni, in occasione dell’Esposizione Nazionale, che
includeva anche una cartina pieghevole della città.
Nato Garibaldino e convinto repubblicano
mazziniano, Natoli venne sin da bambino attratto da storie avvincenti di
patriottismo contro il sopruso della vecchia nobiltà ai danni del popolo,
quello siciliano in primis. Nel complesso, fu un liberale, uno che viveva in
modo spartano, contrario nel possedere beni e proprietà (abitò tutta la vita
in una semplice casa in affitto), e contro gli l’Ancien régime
dell’allora potere costituito; vicino ai circoli massoni della sua epoca. Le
sue origini furono intrise di ideali risorgimentali: la madre nell’attesa
dell’arrivo di Garibaldi in Sicilia, nel 1860, vestì tutta la
famiglia con la camicia rossa (incluso Luigi, di appena di tre anni). Le
guardie borboniche non tardarono a confiscare e distruggere tutti i loro
beni e ordinarne l’incarcerazione di tutti i membri nella prigione di
Vicaria vecchia di Palermo. L’episodio fece sprofondare nella miseria
più nera la famiglia e instaurò in Luigi l’impegno spontaneo verso deboli e
indifesi contro il sopruso borbonico prima e fascista poi. Per questa
sopraggiunta povertà, il giovane non poté permettersi gli studi superiori e
a 17 anni la sua formazione scolastica venne per lo più acquisita attraverso
le frequentazioni nella biblioteca locale, da autodidatta. Studiò da solo i
classici latini e italiani, filologia, dialetto siciliano e scienze,
appassionandosi soprattutto alla letteratura e alla storia siciliana. Grazie
alla passione per i libri e ad una forte determinazione, ottenne la licenza
per insegnare nelle scuole elementari, potendo anche iniziare a scrivere per
alcuni giornali locali, come il Giornale di Sicilia.
Il successivo ruolo d’insegnante di italiano
nei ginnasi di gran parte della penisola, gli permetterà di viaggiare in
altre città, nonostante questo gli comporti non poco sacrificio. L’occasione
gli darà modo di potersi inserire negli importanti ambienti letterali
dell’epoca, a
Roma soprattutto, ma anche a
Napoli,
Avellino,
Pisa,
Cagliari,
Nuoro,
Foggia e diversi altri.
Conoscerà i massimi intellettuali del suo tempo, nomi come
Luigi Capuana,
Federico De Roberto, Salvatore di Giacomo, e molti altri. A
Roma, dove viaggiò con l’amico pittore Michele Catti, nel 1883, si
fermerà tre anni, collaborando alla rivista Capitan Fracassa,
giornale letterario e satirico fondato qualche anno prima, e frequentando i
vivaci salotti culturale, brulicanti di tanti nomi che contano. Nel
frattempo, continuò a scrivere per alcuni giornali, oltre al Il Giornale di
Sicilia, anche per Il giornalino della Domenica, Primavera,
pubblicando articoli e i cosiddetti ‘feuilleton’, romanzi di
appendice, ad episodi, una sorta di fiction moderna, che appariva per
l’appunto in appendice; fu questo un genere letterario di gran moda
nell’Ottocento e capace di intrattenere grandi masse popolari (giusto per
citarne alcuni, I tre moschettieri di Dumas padre, o
Madame
Bovary di
Gustave Flaubert, furono tra i ‘romanzi di appendice’ più noti).
Natoli ritornò a Palermo nel 1923 per
insegnare storia in liceo privato, dopo aver rifiutato una commenda da parte
di Mussolini ed essere stato per questo destituito dall’insegnamento
pubblico e messo ‘a riposo per incapacità’. Non si perse d’animo. Nel
frattempo, continuava negli studi e nella collaborazione con il Giornale di
Sicilia, dove teneva una rubrica chiamata ‘Storie e leggende’, e
nella quale pubblicherà a puntate sotto lo pseudonimo di Maurus, la
Storia della Sicilia da V secolo a.C. e fino all’Unità d’Italia, raccolto in
seguito in un volume del 1927 con il titolo Storia di Sicilia. Molto
prima, nel 1909, sotto lo pseudonimo di William Galt, ebbe inizio la
pubblicazione del suo romanzo più conosciuto, capace con quella "serialità"
senza fine di toccare il cuore stesso della cultura popolare siciliana, con
puntate straordinariamente avvincenti e misteriose: I Beati Paoli.
Scritto e pubblicato da maggio 1909 a
gennaio 1910 e suddiviso in 239 parti, il romanzo mescola personaggi di
fantasia a personaggi realmente esistiti; fu un vero uniqum letterario
di quel tempo, ispirato alla leggenda di una setta "segreta" composta da
sicari e vendicatori nella Sicilia del primo Settecento. Si racconta di un
gruppo clandestino di benefattori, accomunati per portare avanti una
missione ben precisa: attivarsi contro i soprusi dei potenti ai danni del
popolo siciliano.
Le pubblicazioni ebbero un grande successo di pubblico e
di critica, più volte edito fino alla seconda metà del secolo scorso.
Diventò nel tempo anche un romanzo controverso, analizzato da intellettuali
come Umberto Eco (1971) e a volte ‘chiacchierato’ da presunti
opinionisti della cultura, o preso ad esempio da altri, per spiegarne legami
con la nascita di organizzazioni criminali note. Grazie alla cura scrupolosa
e rigorosa prestata, Natoli fu capace di costruire fedelmente l'ambiente, il
costume e la topografia della Palermo del tempo, supportato da fonti
storiche e da un talento narrativo non comune, riuscendo ad arrivare nel
cuore di un popolo di cui si sentì pienamente parte, parlando dritto al
cuore della gente riunita attorno a chi, pochi all'epoca (dato l’alto
analfabetismo ancora in essere), era in grado di leggere; catturando
attenzione e istigando speranze contro la prepotenza della baronia
siciliana. Uno così, che scriveva a ‘puntate’, in quei romanzi d’appendice
così in voga all’epoca e celato dietro un nome inglese, William Galt, non
poteva di certo non essere che un siciliano, e pure uno di quelli già noti
ai letterati del tempo, per essere grande conoscitore della cultura
siciliana. Quello scrittore non poteva non essere che Luigi Natoli. Il
romanzo ispirerà due importanti trasposizioni, cinematografica e televisiva:
nel 1948 il film I cavalieri dalle maschere nere e nel 1975 lo
sceneggiato L’amaro caso della Baronessa di Carini. Del romanzo
esiste anche un seguito, Coriolano della Floresta, del 1930.
Natoli fu laico e anticlericale convinto, e
questo si percepisce in tutte le sue opere, intrise di appassionata cultura
e di amore sconsiderato per la storia dei territori da lui vissuti, tanto
che si dedicò con tutto se stesso allo studio degli aspetti
socioculturali della Sicilia. Ebbe una famiglia numerosa, con molti
figli, alcuni dei quali diventarono a loro volta attivi letterati, alle cui
attenzioni unirà la frequentazione ai consueti templi del sapere,
biblioteche e archivi storici. La conoscenza, profonda, delle vicissitudini
della sua gente, lo porterà a produrre i due romanzi più famosi, accanto
alla svariata serie di articoli e altre opere, soprattutto storiografiche.
Si sposò due volte, vedovo della prima moglie, condivise con la seconda,
Teresa, una attiva passione letteraria, e non solo perché figlia di
colui che diventò il suo editore, il fondatore della casa editrice La
Gutenberg di Palermo, il quale di Natoli un giorno disse essere “uno
degli ingegni più vigorosi che onorano la Sicilia?.
I figli di Natoli furono undici. Ad essi
cercherà di insegnare (così come ai molti giovani, alunni compresi, che
incontrerà nel suo percorso professionale) la rettitudine morale e i
principi liberali che contraddistinsero tutta la sua vita, sempre coerente
con i propri ideali. Non poteva non far nascere un sentimento ardito di
riscatto sociale, trasmesso ai molti giovani e meno giovani della sua epoca,
ai suoi lettori, così come ai figli e ai suoi alunni. Riteneva importante
l’incoraggiamento giovanile, così come a suo tempo lo fu per lui: alle
elementari fu incoraggiato alla scrittura da un maestro il cui ricordo si
porterà dietro a lungo, un certo Nicolò De Benedetto, che stando alle
cronache, morì giovane e pazzo; mentre più avanti negli anni, un certo
professor Ramirez, del ginnasio, gli disse di sperare di vivere tanto da
leggere le 'sue' cose stampate. E così lui scrisse il primo romanzo a
quattordici anni e a diciotto iniziò a scrivere sui giornali.
Non sono pochi coloro che ritengono che il
successo di Natoli con I Beati Paoli abbia oscurato la meritata notorietà di
tutta la sua vasta e variegata produzione letteraria, che resta per molti
versi sommersa ancora oggi. Eppur sono numerose le opere ricche di spunti
interessanti. Si prenda ad esempio il romanzo Il Calvello il Bastardo,
inizialmente pubblicato in appendice nel 1907 e poi nuovamente nel 1930;
oppure il suo Alla guerra, o ancora Gli schiavi,
che intreccia elementi di grande sapienza storica sullo sfondo delle guerre
servili siculo-romane. Dai suoi articoli recentemente raggruppati in un
unico volume intitolato La Sicilia al tempo degli spagnoli,
viene svelata l’anima di una Palermo dalle molteplici personalità, partendo
dalla lunga lista degli arcivescovi succedutesi in due secoli di storia
della città dal Cinquecento.
Molte altre opere meritano menzione, tra
queste I Cavalieri della stella, pubblicato in appendice sul
Giornale di Sicilia nel 1908, che racconta delle vite di personaggi veri e
immaginari sullo sfondo della resistenza di Messina davanti al dominatore
spagnolo, e della sua disfatta per mano dell'Accademia della Stella, una
scuola militare di giovani cavalieri. Troviamo l’intreccio diabolico in
un’opera come La vecchia dell’aceto, già uscita a puntate nel 1927,
che racconta di Giovanna, una vecchia avvelenatrice, e di famiglie
palermitane contrapposte in morale e ideali e nell’eterna lotta tra il bene
e il male, sullo sfondo della Inquisizione spagnola. C’è la storia romanzata
di Squarcialupo, che racconta di un personaggio realmente esistito,
un nobile del XVI secolo, originario di Pisa e giunto in Sicilia nel 1516
per partecipare alla rivolta contro i viceré spagnoli.
Soprattutto, c’è uno dei romanzi più
intriganti e avventurosi di Natoli, quello che tutti vorrebbero leggere,
pubblicato in appendice sul Giornale di Sicilia nel 1914, e di cui già si
erano occupati in precedenza autori del calibro di Dumas padre,
Goethe (che pure si recò in visita alla casa natia a Palermo) e
Tolstoj: si tratta del conte di Cagliostro, accostato alla figura
di Giuseppe Balsamo, che fu avventuriero, alchimista ed esoterista
palermitano. La sua vera identità in effetti rimane ancora controversa e la
sua è una storia intrigante, per l’identità dubbia, per i viaggi presso le
maggiori corti europee, incluse quelle papali e cardinalizie, per i
sotterfugi ai quali si prestò, per essere stato un eccezionale affabulatore,
per aver fatto credere di poter essere in grado di trasformare il piombo in
oro e per essere stato un massone (iniziato nella loggia riunita a Londra,
in una taverna a Soho, e affermatosi in altre città come Berlino, Parigi e
Lione). Venne giudicato eretico nel 1791 dal tribunale della Sacra
Inquisizione e condannato alla prigionia nella Rocca di San Leo,
nelle Marche. In poche parole, Natoli mette qui a nudo il personaggio con
tutte le qualità e i suoi innumerevoli vizi, ricostruendone l’immagine sin
quando ragazzino, attratto dall’occulto, dalla passione per le belle donne e
dalla voglia di conoscere il mondo.
La ricca produzione letteraria di Luigi
Natoli gli produrrà grande fama all’epoca, ma pochi benefici economici, ai
quali si dimostrò comunque poco interessato. Nel testamento datato 15 giugno
1937 egli scrisse “…ho lavorato molto e non ho tratto dal mio lavoro che
scarso profitto, del mio lavoro non cercai la parte commerciale ma solo la
gioia che mi procurava. Perciò son povero?.
Muore a Palermo il 25 marzo 1941, all’età di
83 anni.
Cronologia delle opere di
Luigi Natoli
Romanzi
Calvello il bastardo,
(1907), La Gutenberg, Palermo, 1930
I cavalieri della
Stella, (1908), La Madonnina, Milano 1953
I Beati Paoli,
(1909), La Gutemberg, Palermo 1931
Il paggio della
regina Bianca, (1910), La Gutemberg, Palermo
1921
I Vespri siciliani,
(1911), La Gutemberg, Palermo 1915
Gli ultimi saraceni,
(1911), I buoni cugini, Palermo 2015
La principessa ladra,
(1913), La Gutemberg, Palermo 1930
Cagliostro: il grande
avventuriere, (1914), La Gutemberg, Palermo
1930
Alla guerra!,
(1914), I buoni cugini, Palermo 2014
La dama tragica,
(1920), La Gutemberg, Palermo 1930
Latini e catalani,
Mastro Bertuchello, (1920), vol. 1, La Gutemberg, Palermo 1925
Latini e catalani,
Il Tesoro dei Ventimiglia, (1921), vol. 1, La Gutemberg, Palermo 1925
Fra Diego La Matina,
(1923), La Gutemberg, Palermo 1924
Squarcialupo,
(1924), I buoni cugini, Palermo 2014
Viva l’imperatore,
(1925), La Madonnina, Milano, 1951
I mille e un duello
del bel Torralba, (1926), I buoni cugini,
Palermo 2016
La vecchia dell’aceto,
(1927), La Madonnina, Milano 1950
L’abate Meli,
(1929), Flaccovio, Palermo 1994
Coriolano della
Floresta, La Gutemberg, Palermo 1930
Braccio di ferro, avventure di un
carbonaro,
La Gutemberg, Palermo 1930
I morti tornano,
(1931), La Madonnina, Milano 1950
Chi l’uccise?,
La Madonnina, Milano 1950
Gli schiavi,
(1931), Sonzogno, Milano 1936
Ferrazzano,
(1932), La Madonnina, Milano, 1951
Il capitan Terrore,
(1938), La Madonnina, Milano, 1952
Fioravante e Rizzieri,
La Madonnina, Milano, 1951
La Baronessa di
Carini, La Madonnina, Milano, 1956
Saggi e altre opere
Gli studi danteschi in Sicilia,
Lo Statuto, Palermo, 1883
Giovanni Meli: studio critico, Tip. del
Giornale Il Tempo, Palermo 1883
Il contrasto di Cielo Dal Camo: notarelle
critiche,
Tip. editrice Giannone e Lamantia, Palermo 1884
Giobbe e la critica italiana,
F. Tropea, Catania 1884
H. Scammacca e le sue
tragedie, Tip. editrice Giannone e Lamantia,
Palerrmo 1885
La prosa di Antonio Veneziano,
Tip. D’Amico, Messina 1896
Storie e leggende di
Sicilia (a cura di A. Rigoli), Flaccovio,
Palermo 1982
Congedo,
Remo Sandron, Milano 1903
Prosa e prosatori siciliani del secolo
sedicesimo,
Sandron, Milano Palermo Napoli 1904
Storia di Sicilia: dalla preistoria al
fascimo,
F. Ciuni, Palermo 1934
La rivoluzione
siciliana del 1860, Società editrice S.
Marraffa abate, Palermo 1910
Sicilia e Garibaldi,
R. Bemporad & figlio, Firenze 1910
Musa siciliana,
R. Caddeo & C., Milano 1922
Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni
siciliane del 1848-1860,
Cattedra italiana di pubblicità, Treviso 1927
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