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Palazzo del
Bargello a Firenze
Prima di
Palazzo Vecchio,
il
Palazzo del Bargello
era il palazzo del potere cittadino a Firenze e si trova nel cuore del
centro storico. Prende il nome dal capo della milizia cittadina che
controllava l'ordine pubblico all'interno delle mura cittadine, il
cosiddetto Bargello, che si insediò nel palazzo a metà del 1500. Esiste un
altro palazzo con questo nome a
Gubbio. Oggi è sede di uno dei più
importanti musei fiorentini, il Museo del Bargello.
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Il palazzo è stato il primo edificio fiorentino ad ospitare le
rappresentanze pubbliche della città, molto prima che si
costruisse Palazzo Vecchio. La sua costruzione iniziò nel 1255,
la costruzione del Palazzo del Capitano del Popolo
sarebbe stata deliberata fin dal 1250 ? secondo il Villani ? per
fornire una sede stabile alle magistrature cittadine che
risiedevano e si riunivano precedentemente in edifici con altre
funzioni civili o religiose. L'edificio incorporò una torre più
antica alta 57 metri, detta Volognana, dal nome della famiglia
ghibellina che vi fu rinchiusa dopo la vittoria nella battaglia
nel Castello di Sant'Ellero, poco lontano da Firenze,
riportata dai Guelfi fiorentini nel 1267.
Dal
1261 al capitano del Popolo nell'edificio entrò un nuovo inquilino: il
podestà. Istituita verso la fine del mi secolo, la carica di podestà
durava un anno. Fu così che il palazzo mutò nome in quello di palazzo del
Podestà. A questo punto la struttura dell'edificio era ormai terminata nel suo primo
nucleo che presentava una scala esterna su via del Proconsolo, scomparsa
nelle trasformazioni successive. Il funzionario che vi risiedeva era scelto
fra gli stranieri, a garanzia di imparzialità e giustizia
nell'amministrazione di una città turbata da lunghe e sanguinose faide
familiari e politiche. La magistratura del podestà, creata appena cinque anni prima
della costruzione dell'edificio, avrebbe dovuto
esercitare il ruolo di garante super partes tra la vecchia aristocrazia
ghibellina e il popolo grasso (la nuova borghesia guelfa), anche se in
realtà finì col sancire il crescente potere di quest'ultimo. Ma in
quell'epoca di aspre contese perfino il garante andava garantito: di qui la
struttura del palazzo, più fortezza che edificio pubblico.
Nel corso del Duecento i lavori continuarono con la
realizzazione nel 1296 del portico interno e la collocazione sulla torre
della campana presa al Castello di Montale e detta perciò la
Montanina (1302). La storica campana, annunciava con i suoi rintocchi le
pene capitali. Ora suona ancora per eventi più lieti come le ricorrenze
nazionali e locali.
Il secolo seguente vide il completamento del palazzo col rialzamento di due
piani dei lati lungo via Ghibellina e via dell'Acqua (fra il 1316 e il
1320), seguito poi dall'appalto delle opere relative all'altro lato su via
della Vigna Vecchia a Tone di Giovanni, autore dell'elegante loggia sul
cortile interno (o verone), compiuta nel 1319. Un incendio avvenuto nel 1332 e la
disastrosa alluvione che colpi la città l'anno seguente resero necessari
lavori di restauro e nuovi interventi, fra cui la copertura a volta delle
sale e del salone del primo piano soprelevati a cura di Neri di
Fioravante, costruttore responsabile anche della scala del cortile e di
tutti gli altri lavori, negli anni tra il 1340 e il 1367.
Mentre veniva ultimati questi lavori era ormai già sorto il nuovo centro di
governo della città, il Palazzo dei Priori, compiuto nelle sue linee
essenziali ai primi del Trecento, dopo che il Palazzo del Podestà
aveva assolto a quelle che sarebbero state le sue funzioni per tutta la
seconda metà del Duecento. Destinato all'amministrazione della giustizia, fu
sede dal 1502 del Consiglio di Giustizia o Ruota e, dal 1574, sotto
il governo del granduca Francesco de' Medici, divenne sede del
Capitano di Giustizia o Bargello, col cui nome il palazzo è ancor
oggi conosciuto.
Nel cortile, dove oggi si trova un pozzo ottagonale, si trovava, e vi rimase
per lungo tempo (1502- 1872), il Palco dei Supplizi. Le esecuzioni
capitali avvenivano nel cortile, e, come macabro monito, i corpi erano
esposti dalle finestre a testa in giù; sul lato di via della Vigna Vecchia
venivano dipinte le sembianze dei latitanti. Nel 1782 il granduca Pietro
Leopoldo di Lorena, primo tra i sovrani europei, abolì la pena di morte, e
nel cortile furono arsi, in un falò di valore simbolico, gli strumenti di
tortura. Nel 1857 Leopoldo Il, l'ultimo granduca, trasferì il carcere alle
Murate (un ex convento situato all'estremo opposto di via Ghibellina) e
intraprese il restauro del palazzo. Della originaria
destinazione dell'edificio a carcere, che mantenne fino al 1841, restano le
celle al piano terreno e i sotterranei. Nel quarto decennio dell'Ottocento
furono intrapresi i primi lavori di recupero dell'edificio, diretti da
Francesco Leoni, poi seguiti da un organico progetto di restauro
approvato da Leopoldo Il di Lorena e redatto dall'architetto
Francesco Mazzei.
Coll'avvento del
governo provvisorio toscano, una delibera del 1859 lo adibì a ospitare un
museo di storia toscana, poi divenuto Museo Nazionale del Bargello di cui
parleremo nell'articolo dedicato Due anni dopo il governo provvisorio della Toscana
decise di installarvi un museo nazionale, la cui apertura fu decretata
ufficialmente nel 1865 - sesto centenario della nascita di Dante - dal nuovo
regno unitario. Qui rammentiamo solo che il museo oggi
accoglie una delle raccolte più importanti del mondo relativa alla scultura
del
Rinascimento, con capolavori di
artisti quali
Donatello, Michelangelo,
Giambologna e Cellini. Una raccolta che comprende anche un numero infinito di bronzetti,
maioliche, medaglie, sigilli, arazzi e mobili, provenienti, in gran parte,
da collezioni private.
Museo Nazionale
del Bargello
Indirizzo: Via del Proconsolo, 4, 50122 Firenze
Orari: aperto tutti i giorni tranne lunedì che è giorno di chiusura,
dalle 08:15 alle 17
Telefono: 055 238 8606
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