Vincenzo Scamozzi - Biografia e opere

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Vincenzo Scamozzi - Biografia e opere

 

Vincenzo Scamozzi è stato uno dei maggiori architetti del Rinascimento italiano, nel tardo Cinquecento – primo Seicento. Nato a Vicenza il 2 settembre 1552, è da sempre considerato l’erede della tradizione cinquecentesca veneta che va da Andrea Palladio, di cui fu allievo, a Baldassarre Longhena, del quale fu mentore.

Del grande maestro rinascimentale, ne seguì le orme anche nell’esposizione teorica, delineandone i principi nel trattato ";;L’idea di architettura universale" (pubblicato a sue spese nel 1615), con il quale ebbe ad esprimersi in un linguaggio tecnico correlato da principi scientifici. In effetti Scamozzi beneficiò parecchio del suo legame con Palladio, allo stesso tempo però il privilegio d’essere stato un suo allievo ne ha sicuramente offuscato meriti e riconoscimenti.

Villa la RotondaUn caso tra tutti, il famoso Teatro Olimpico di Vicenza, progettato dal Palladio nel 1580 e indicato come il primo teatro stabile coperto al mondo: l’edificio fu completato da Scamozzi nel 1585 e a lui si deve infatti la splendida scenografia permanente, basata sull’antica ‘scenae frons’ romana. Certo è che Scamozzi non si limitò a portare fedelmente a conclusione il capolavoro del suo maestro, ma andò oltre: il sorprendente palcoscenico permanente in legno in "trompe l'oeil", tra vicoli radianti fiancheggiati da edifici nobili, come "Le sette strade di Tebe", che pare illuminare lo sguardo e l'orizzonte a cui lo spettatore è prestato, è molto di più; senza il contributo di Scamozzi il teatro in se sarebbe difficile da immaginare. In effetti, Scamozzi subì il fascino irresistibile della scenografia teatrale (come fu anche per il teatro di Sabbioneta) e la preoccupazione per l'illuminazione rimane una delle chiavi essenziali per comprendere l'intera "opera", pratica e teorica, dell'architetto vicentino (ci rimangono ancora alcune delle lampade in vetro soffiato impiegate al tempo). Studiò la luce con attenzione e senza pari rispetto ai suoi contemporanei, studi che ritroviamo nel suo famoso trattato, descritti in modo variegato e dettagliato, applicando le ricerche e le sue intuizioni in una varietà di contesti e anticipando le teorie barocche del secolo successivo.

Vita e studi iniziali

Villa la RotondaIl piccolo Vincenzo ricevete una prima educazione teorica direttamente dal padre, Giandomenico Scamozzi, un imprenditore edile locale di origine lombarda, appassionato e teorico di architettura (scriverà più avanti insieme al figlio un compendio delle opere teoriche del bolognese Sebastiano Serlio). A 24 anni si trasferì a Venezia e iniziò a studiare il trattato di Vitruvio ‘De architectura’ come interpretato da Andrea Palladio e Daniele Barbato (umanista e matematico nonché incaricato del patriarcato di Aquileia). Qualche anno dopo fu la volta di Roma, dove ebbe modo di ampliare i suoi orizzonti teorici con lo studio dei monumenti antichi. Intanto, già aveva iniziato a dare una mano al padre nella costruzione di alcuni edifici del territorio e il completamento del Teatro Olimpico palladiano non fu il suo primo lavoro sul campo. Già ebbe in passato alcune prime esperienze pratiche, tra cui la ristrutturazione del Palazzo Godi di Vicenza (già realizzato dal Palladio come una delle sue prime opere), la costruzione di Villa Verlato Putin a Villaverla di Vicenza (1574), e ancora Villa Rocca Pisana a Lonigo (1576), Palazzo Trissino al Duomo e Palazzo Trissino al Corso, sempre a Vicenza (1577-1588). Non mancarono le produzioni teoriche, quali il Trattatello sulla prospettiva (1576) e i Discorsi sopra le antichità di Roma (1582).

Opere principali di Vincenzo Scamozzi

Scamozzi aveva 40 anni in meno di Palladio, e alla morte di quest’ultimo (nel 1580) fu scelto per il completamento dei progetti incompiuti del suo maestro. D’altronde quale migliore artista poteva permettersi una certa padronanza del "palladianesimo", e cioè dello stile prettamente palladiano? Questo portò tuttavia a trascurare tendenzialmente i tratti distintivi del suo lavoro, che rimane infatti straordinario in meriti e contributi all’architettura tardo-rinascimentale. Non fu intanto solo Palladio ad aver stimolato gli studi teorici del giovane Scamozzi, vi furono anche Sansovino, Sanmicheli, oltre che i primi teorici e committenti veneziani, come Barbato e Contarini. Del Sansovino, Scamozzi porterà a termine le ben note Procuratie Nuove, dimore storiche dei magistrati della Repubblica di Venezia, in Piazza San Marco: alloggi ufficiali per la Procura, esibiti in una facciata unificata che arriva fino alla Biblioteca Sansovino, con il piano terra arcato, le finestre pure arcate del primo piano, e con in aggiunta un piano superiore a dare la sistemazione necessaria. Nel realizzare il progetto, Scamozzi ne adattò uno precedente già rifiutato a Palladio per un Palazzo Ducale rivisitato e che comprendeva piccole colonne a costeggiare le finestre e a sorreggere frontoni triangolari e ad arco intervallati; su quest’ultimi Scamozzi aggiunse figure reclinabili, per bilanciare la ricchezza della decorazione ai due piani inferiori. Ad assisterlo in questo lavoro vi fu Baldassare Longhena, al quale si devono le undici campate che colmano l'intero fianco sud della piazza.

Tra le principali opere di Scamozzi troviamo anche Villa Nani Mocenigo di Canda (1580-1585), in provincia di Rovigo, anche nota come Villa Bertetti, una splendida casa padronale verso il Canalbianco, alla quale collaborò nuovamente l'allievo Longhena. Grosso modo nello stesso periodo, diede un notevole contributo anche alla famosa La Rotonda di Palladio (anche nota come Villa Almerico Capra) di Vicenza, dove completò la costruzione riprogettandone la cupola e gli annessi rurali. Seguono anche la chiesa di San Gaetano a Padova, la famosa Biblioteca di San Marco (anche nota come Biblioteca Marciana), a completamento del progetto di Sansovino, e soprattutto il Teatro Olimpico o Teatro all’Antica di Sabbioneta, realizzato tra il 1588 ed il 1590: disegnato per il duca Vespasiano Gonzaga in quella che urbanisticamente fu concepita come la ‘città ideale’ e che oggi è parte del patrimonio UNESCO: qui, lo Scamozzi riprese il modello della scena classica applicata a Vicenza, con le colonne corinzie e le statue delle divinità a rendere l’opera una perla rara nel panorama teatrale dell’epoca (fu il primo costruito in una struttura apposita, e il secondo teatro stabile dopo quello vicentino del Palladio). Nel 1587 fu la volta, tra le altre opere, della Villa Molin di Mandria che, poetica e splendida nella sua forma, si affaccia lungo il canale di Battaglia e che tanto ispirò il famoso architetto britannico Inigo Jones durante il suo viaggio in Italia nel 1613-14. Villa della Rocca Pisana (1576) venne costruita su una collina a Lonigo, Vicenza, sicuramente ispirata da La Rotonda di Palladio, ma da questa differente nella possibilità di aver sfruttato appieno le viste panoramiche circostanti. Nel finire del XVI secolo Scamozzi si spostò a Udine, dove pose la sua firma nelle tre porte monumentali della Fortezza di Palmanova, progettando probabilmente anche la chiesa del Santissimo Redentore. Scamozzi fu inoltre il primo architetto a progettare un museo pubblico in Europa, lo Statuario della Repubblica di Venezia (1591-1595), antisala della Biblioteca di San Marco.

Oltre che nel nord Italia, l’attività di Scamozzi si estese anche all’estero, in particolare nel nord Europa come in Germania e in Austria: a Salisburgo, il principe arcivescovo Wolf Dietrich von Raitenau iniziò a trasformare la città medievale negli ideali architettonici del tardo Rinascimento, che furono di Palladio e Scamozzi; alla caduta dell'arcivescovo tuttavia, Scamozzi riuscì a contribuire solo alla progettazione della base della Cattedrale dei Santi Ruberto e Virgilio (1604-1612), per poi lasciare il compito della realizzazione a Santino Solari per un primo stile barocco. In Olanda, ugualmente, lasciò un profondo contributo nell’architettura della sua epoca. Visitò anche la Francia dove donò un album da disegno (recentemente riscoperto) con le sue impressioni sull’architettura di quella nazione.

L’idea di un’architettura universale

L'influenza culturale di Scamozzi andò oltre il confine italiano, planando in diverse nazione europee grazie soprattutto al suo trattato L'idea dell'architettura universale, una delle ultime opere rinascimentale ad essersi occupata di teoria dell'architettura. Si racconta che per poter pubblicare il trattato fu costretto a vendere i preziosi libri della sua biblioteca. Il trattato che illustra la sua versione di architettura "universale", nacque infatti da un viaggio che Scamozzi fece tra il 1599 e il 1600, un viaggio-studio di nove mesi nel nord Europa, trascrivendo impressioni e riflessioni sulle architetture viste. In questo, Scamozzi contribuì in modo originale ad una architettura basata su sperimentali accostamenti degli elementi del linguaggio classico legato a principi metodologici di tipo scientifico-razionali. Tali furono, da varcare i confini nazionali allora presenti. In origine il Trattato fu pubblicato con illustrazioni xilografiche a Venezia nel 1615 e infatti, un anno dopo la sua uscita, il libro era già stato presentato alla Fiera del libro di Francoforte, le cui origini risalgono infatti a oltre 500 anni fa, e con copie in circolate in Inghilterra e in Olanda; quando l'autore morì nell'agosto del 1616, il tipografo-libraio Justus Sadeler aveva già riacquistato le copie invendute ad Anversa. Come confermano gli studiosi, la versione italiana passò nelle mani di personaggi come Jacob van Campen, architetto del Secolo d’Oro olandese originario di Haarlem, che incontrò Scamozzi durante un viaggio a Vicenza nel 1615. Forte l’influenza esercitata anche su architetti come Pieter Post, Philips Vingboons e Arent van’s-Gravesande, sia a L’Aia che ad Amsterdam o come il britannico Richard Boyle, III conte di Burlington.

A quel tempo, tali trattati diventavano un veicolo per l'autopromozione e Scamozzi con coscienza capì il ragionevole valore della pubblicità distribuita attraverso i canali consolidati del commercio librario del Seicento europeo. Fu così che incluse molte dei suoi disegni e prospetti dei suoi progetti: costruiti, come avrebbero dovuto essere costruiti e idealizzati. Il suo primo libro intitolato Discorsi sopra l'antichità di Roma (1583) fu accompagnato da alcuni commenti illustrati sulle rovine dell’antica Roma; secondo la sua prefazione ai volumi, le immagini erano produzioni di scorte già esistenti, più della metà fu copiata da un volume pubblicato nel 1551 dal fiammingo Hieronymus Cock, noto editore e mercante d’arte (nonché pittore e incisore) di Anversa: la sua casa editrice Aux Quatre Vents, fondata insieme alla moglie Volcxken Diericx nel 1548, svolse un ruolo importante nella diffusione dell'Alto Rinascimento italiano nel nord Europa. Da allora, l'architettura classicista ispirata alle pubblicazioni di Andrea Palladio e Vincenzo Scamozzi, divenne progressivamente lo standard principale dell'architettura olandese. Nel 1658 il libro III di Scamozzi fu tradotto in olandese, mentre il suo libro VI era già stato tradotto nel 1640 con più di 27 nuove edizioni fino alla metà del XIX secolo. Nel Novecento, il noto studioso dell’architettura e storico dell’arte tedesco Rudolf Wittkower, definì Vicenzo Scamozzi come uno dei "padri intellettuali dell’architettura neo-classica".

Eredità e lasciti

Vicenzo Scamozzi morì a Venezia nel 1616. Mai si sposò, ma ebbe sette figli da due differenti donne, che tuttavia morirono tutti prima di lui. Lasciò uno straordinario testamento, una sorta di borsa di studio per permettere a studenti poveri vicentini di studiare architettura, ma ad una condizione: che il beneficiario prendesse il suo cognome, quale "erede ideale". Fu così che un secolo dopo la sua morte, il figlio di un barbiere vicentino continuò a portare alto il suo nome, Ottavio Bertotti Scamozzi, architetto del Settecento.

 

 

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