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Basilica di Sant'Eustorgio a Milano
Fondata dal
vescovo Eustorgio I nel IV secolo nel luogo dove San
Barnaba (amico di san Paolo Apostolo) aveva
battezzato i primi cristiani, la Basilica di
Sant'Eustorgio nacque dai resti di una chiesa
paleocristiana le cui tracce sono ancora visibili
sotto l'abside. La fonte che San Barnaba utilizzava
fu poi restaurata dal cardinale Federico Borromeo
nel 1623. La terza chiesa di Milano dopo il
Duomo e la
Basilica di Sant'Ambrogio, fu ricostruita
nel 1190 in forme romaniche dopo la distruzione a
opera di Federico Barbarossa. La bella
facciata in laterizi, che risale però all'Ottocento,
è completata da un campanile in cotto e conci di
pietra, coronato da una stella che richiama quella
dei Magi.
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Tutti gli arcivescovi di Milano, dopo la loro investitura, al momento di
prendere la guida di quella che è la più grande diocesi del mondo, entrano
in città da Porta Ticinese. È da quella porta che entrò a Milano, per la
prima volta, Sant'Eustorgio.
La Basilica di Sant'Eustorgio fu costruita su un'antica area
cimiteriale, risale probabilmente al IV secolo d.C. e venne rifatta alla
fine dell'XI secolo. L'impianto romanico subì ulteriori variazioni alla fine
del XII secolo e, nel XIII, i domenicani, insediatisi nel vicino convento,
pur mantenendo la partizione dello spazio interno a tre navate, attuarono un
nuovo rifacimento che, tra l'altro, aumentò l'altezza delle navate minori.
Questa soluzione dette origine a uno spazio pressoché unitario, coperto da
volte a crociera, sottolineato dai forti costoloni in cotto. L'edificio è
stato poi completato con l'aggiunta del campanile (1297- 1309) in mattoni a
vista e, all'interno, con la sistemazione delle cappelle gentilizie nelle
navate minori, costruite per la maggior parte nel Trecento. Tra quelle
quattrocentesche la più significativa è la Cappella Portinari (1462-
1468). Voluta da Pigello Portinari, gestore a Milano del Banco
Medici, questa riprende la soluzione adottata dal Brunelleschi
nella Sagrestia Vecchia di San Lorenzo: un nitido spazio cubico sul
quale si inserisce una cupola a ombrello rialzata su un tamburo. L'ambiente
è completato da una piccola abside, a pianta quadrata coperta da una cupola.
A questa concezione architettonica di gusto toscano corrisponde una
decorazione tipicamente lombarda; e ciò non solo nelle paraste, nei fregi in
pietra d'Angera e nelle cornici in terracotta, ma soprattutto nello
splendido ciclo d'affreschi dipinto da Vincenzo Foppa (1466-68): l'Annunciazione,
l'Assunzione, le Storie di San Pietro Martire. Al centro della
cappella troneggia un capolavoro in marmo di Carrara, l'opera di un artista
pisana trasportata qui nel XVIII
secolo dalla navata sinistra: si tratta dell'arca eseguita da Giovanni di
Balduccio (1335-39), che contiene le reliquie di San Pietro Martire.
All'esterno la cappella mostra quattro torrette che movimentano la sobria
geometria dei volumi.
L'arca riporta sul coperchio del sarcofago la dicitura in latino Magister
Johannes Balducii de Pisis sculpsit hanc archam anno Domini MCCCXXXVIIII
(Il Maestro Giovanni di Balduccio da Pisa scolpì questa arca nell'anno del
Signore 1339). Giovanni di Balduccio, si formò a
Pisa
negli anni dell'operato dei due grandi maestri Giovanni Pisano e
Tino di Camaino. Lo scultore era stato chiamato a Milano dal Signore
della città, Azzone
Visconti. L'opera rientra nel novero delle importanti
commissioni artistiche promosse dal Visconti negli anni trenta del trecento,
che riunì in città celebri artisti provenienti dall'Italia centrale, fra i
quali
Giotto. L'opera fu voluta dai domenicani del convento di Sant'Eustorgio
presso Porta Ticinese a Milano, per custodire le spoglie di san Pietro
martire (il dominicano Pietro da Verona, canonizzato
poi come San Pietro martire). Il corpo del santo fu trasferito nel 1340 all'interno del
sarcofago, allora posto nella navata della chiesa di Sant'Eustorgio. Per la
realizzazione, lo scultore prese a modello l'Arca di San Domenico a
Bologna
(pesantemente modificata nel XV secolo) e l'arca del beato Jacopo Salomoni a
Forlì. Nel Settecento fu spostata all'interno della rinascimentale
Cappella Portinari, attigua alla chiesa, dove si può ammirare ancora oggi.
La fronte principale di San Eustorgio è un rifacimento in forme romaniche di
Giovanni Brocca (1862- I 865). Nelle vicinanze della chiesa si trova
la Darsena di Porta Ticinese, il vecchio porto dei
Navigli, un tempo laghetto di San Eustorgio; in questo punto
convergono il Naviglio Grande, proveniente da Abbiategrasso, e il Naviglio
pavese.
I Re magi e la Basilica di Sant'Eustorgio
La leggenda di Sant'Eustorgio narra di quando il santo arrivò da
Costantinopoli, la capitale dell'Impero romano d'Oriente, dove era andato
per rimettere il suo mandato di governatore di Milano nelle mani
dell'imperatore Costantino (ricordiamo l'Editto di Costantino del
313). In quell'occasione l'imperatore consegnò a Eustorgio un pesante
sarcofago contenente le spoglie dei Re Magi, coloro che per primi resero
omaggio al Gesù bambino. Gaspare, Melchiorre e Baldassarre
morirono a Gerusalemme dove si erano recati, dopo la morte di Cristo, per
portare la loro testimonianza di propagatori della fede. La regina Elena,
madre di Costantino, conosciuta tra l'altro anche per essere un'infaticabile
"cercatrice" di reliquie, anche le più improbabili, trovò i loro resti e li
fece trasferire nella Chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli. Da qui
l'imperatore li prese per consegnarli al suo fiduciario Eustargio.
Il viaggio di ritorno a Milano fu lungo e pieno di peripezie. Il carro era
malandato e l'arca dei Magi era molto pesante. Varcata la porta cittadina,
il carro rimase bloccato nel fango. Eustorgio prese questo episodio con un
presagio, un segnale divino e si fermò. In quel luogo fondò la basilica e vi
sistemò i resti sacri. In epoca successiva, per segnalare a tutti coloro che
arrivavano a Milano quale fosse la chiesa con le preziose reliquie, in cima
al campanile non fu posta una croce bensì la Stella dei Magi, la
cometa, in modo che potesse guidare chi la vedeva sino al luogo sacro.
Eustorgio nel 343 divenne il nono vescovo di Milano. La stella a otto punte
segnalava in maniera cosi efficace la presenza della reliquia che Federico
Barbarossa se ne volle impadronire su consiglio dell'arcivescovo di
Colonia
Rinaldo di Dassel e oggi sono (ancora in parte) nella
Cattedrale
di Colonia. Era il 1164 e in questo caso i fatti storici superano in
stranezza le tradizioni e le leggende. Scopo del religioso tedesco era
quello di accrescere il numero di pellegrini nella sua città e di toglierli
a Milano perché era una città ribelle all'imperatore e indegna.
Nel 1909 il cardinal
Ferrari, arcivescovo di Milano, ottenne dal suo collega di Colonia la
restituzione parziale della reliquia che oggi si trova nella Cappella dei
Magi della Basilica di Sant'Eustorgio, nella teca posta sopra l'altare della
cappella.
Nel transetto destro della basilica è collocato l'antico sarcofago romano
che conteneva, secondo la tradizione, le spoglie dei tre Magi che Eustorgio
trasportò da Costantinopoli alla basilica di Santa Tecla.
A fianco del sarcofago, l'affresco trecentesco con Sant'Eustorgio
benedicente. Sull'arcone d'ingresso, in alto, un dipinto di fine
Quattrocento raffigura l'Adorazione dei Magi.
I bombardamenti del 1944-45 distrussero gran parte dell'area tra la Basilica
di Sant'Eustorgio e
la
Basilica di San Lorenzo Maggiore, sino a quel momento fittamente costruita; nel dopoguerra in
quella stessa zona non si edificò nulla e si realizzò il Parco delle
Basiliche. Ora tutto corso di Porta Ticinese, che unisce i due luoghi, è una
delle vie più alla moda di Milano, cin cui
si consuma il rito dell'aperitivo.
Basilica di Sant'Eustogio
Piazza Sant'Eustorgio 1
Rel. 0258101583
Orari: lun.-dom. 7.45-18
Museo di Sant'Eustorgio lun.-dom. 10-18
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