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Garibaldi - Eroe indimenticabile
"Questa non è una biografia
romanzata. È una biografia e basta. Se qua e là somiglia a un
romanzo, il merito è solo di Garibaldi, non dei suoi
ritrattisti." Indro Montanelli
In
questi tempi, in cui uno non sa più a che santo appellarsi, dove
alle prossime elezioni il partito del non voto prenderebbe la
maggioranza se fosse un partito, mi sono ritrovato a pensare a un eroe-antieroe e mi è venuto in mente soltanto lui,
Garibaldi. Anche se qualcuno cerca di far dimenticare
l'"audace", Garibaldi è indimenticabile, e il suo mito è fresco ogni volta che lo si rincontra. Insieme a Dante, Cristoforo Colombo e
Leonardo
da Vinci, Giuseppe Garibaldi è uno dei pochi italiani conosciuti e ammirati in tutto il mondo e forse l'unico vero eroe dei tempi moderni.
È uno dei quattro padri della patria, insieme a Cavour, Mazzini e Vittorio Emanuele II. |
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Nato
a
Nizza
il 4 luglio 1807 (allora parte del Regno Sardo Piemontese è tristemente
ceduta alla Francia in seguito all'infausto Trattato di Torino
nel 1860), la sua fu un'esistenza ricca di avvenimenti straordinari, dalle Americhe all'Europa,
e la che si potrebbe tranquillamente leggere come un romanzo epico con tutti gli ingredienti dell'avventura, dall'amore ai paesaggi esotici, dai simboli ai buoni esempi. Tutto è stato reale, tutto è veramente accaduto ed è stato di ispirazione per una moltitudine di persone.
La vita di Garibaldi è sempre un misto di utopia
donchisciottesca (ispirata da un indistruttibile fede nella
possibilità che il mondo possa cambiare in meglio), un
incosciente e fortunato senso di libertà, caratterizzato
dall'integrità morale e una determinazione ferrea.
Garibaldi, come un moderno corsaro ignaro della paura, si tuffò nelle più straordinarie imprese, sempre difendendo libertà e giustizia. Dimostrò coraggio e audacia, accompagnati da un'incredibile fortuna, quando per 10 anni veleggiò tre grandi fiumi del Sud America, dal Brasile all'Uruguay, all'Argentina; quando attraversò indenne infinite distese e luoghi di ogni tipo; quando tra il 1848 e il 1867 combatté sette campagne in Italia con pochi uomini e un equipaggiamento a dir poco scarso, contro quelli che pensava fossero i nemici del suo ideale di libertà e unità del paese, gli austriaci, i francesi, i borbonici; quando nel 1870 combatté per la nuova Francia repubblicana contro i prussiani, dimostrando ancora una volta di essere dalla parte della libertà della sua seconda patria (fu deputato sia in Italia ia in Francia). La sua imprevedibilità prendeva alla sprovvista gli eserciti nemici che, anche conoscendolo, non si aspettavano mai la sua sfrontata audacia, come quando in Brasile trasportò le sue imbarcazioni via terra, o come nel 1849, quando riuscì a sfuggire in Italia a una caccia all'uomo portata avanti da migliaia di soldati delle tre armate nemiche mandati ad acciuffarlo (nella ritirata perse la vita l'amata Anita).
O ancora, come quando, nel 1860, giocò le truppe borboniche, facendo credere di essere in procinto di ritirare le truppe mentre in realtà le stava spostando verso
Palermo.
La sua fama per queste imprese, via mare e via terra, si diffuse presto in tutto il mondo e il condottiero
ebbe a che fare con i governi e i parlamenti di Rio de Janeiro, Montevideo, Buenos Aires,
Parigi,
Londra,
Vienna,
Torino,
Roma e
Napoli. Garibaldi era sulla bocca di tutti. In Italia fu seguito da combattenti provenienti da tutte le regioni, ma non solo, del suo "esercito" facevano parte uomini di ogni classe sociale e provenienti da diverse parti del mondo, democratici dalla Francia, dall'Inghilterra, dall'America e dalla Germania e esiliati dalla Polonia, dall'Ungheria, dalla Russia e da altri Stati dell'Europa dell'Est. Probabilmente Garibaldi fu la prima star moderna, con tanti giornali e i loro illustratori, insieme ai primi fotografi, che lo seguivano dappertutto sui
campi di battaglia. La grande popolarità del condottiero agli occhi dei suoi contemporanei non si può giustificare soltanto con la natura delle sue imprese belliche. L'immaginazione della gente era colpita anche dal suo straordinario carattere, dall'ostinata fermezza dei suoi ideali, dall'assenza di egocentrismo, dai suoi modi cortesi. Unica e irripetibile era poi la semplicità della sua vita, sempre al limite della povertà (morì povero senza mai sfruttare la sua fama).
Ammirevole era il pudore con il quale si ritirava nell'ombra quando considerava chiusa una missione. Inutile dirlo, per le sue qualità cavalleresche, era adorato dalle donne.
Garibaldi si guadagnò uno status mitico di difensore delle libertà e dell'indipendenza di tutti popoli, etichetta che gli resterà per tutto resto della vita. Nel 1850 il giornale americano, New York Daily Tribune, "L'Uomo conosciuto in tutto il mondo". Il giornale russo Herzan, lo esaltò nel 1854 come "Eroe classico, come un personaggio dell'Eneide...attorno al quale sarebbe stata costruita una leggenda se fosse vissuto in un'altra epoca." Victor Hugo lo descriveva nel 1860 come "L'uomo della libertà, un uomo dell'umanità". Nel 1863 il presidente argentino Bartolomeo Mitre chiamò Garibaldi "Il più grande personaggio del secolo", nel 1867 il politico svizzero Jacque Fazy disse che era "Il più coraggioso, onesto e altruista personaggio del secolo&qot; e nel 1870 l'artista inglese Philip Gilbert Hamerton descrisse Garibaldi come "Il più romantico eroe del secolo, l'uomo più famoso del pianeta, l'uomo che di certo resterà di più nel cuore delle future generazioni." Alla sua morte, il giornale tedesco Deutsche Zeitung fece appello per un nuovo Omero "...Che possa cantare l'odissea della sua vita."
In Garibaldi c'era quindi la quintessenza dell'eroe. Anche le sue più grandi imprese furono compiute in Italia e per l'Italia;
impiegò le sue energie per la liberazione di tutti i popoli oppressi e per tutti i diseredati. Seguì, fino in fondo, il suo sogno di giustizia sociale,
sogno che germogliò in lui fin dalla giovinezza, quando fece suoi i principi di umanitarismo e cosmopolitismo. Anche se era a tutti gli effetti un combattente (che adottò il motto, in spagnolo, "la guerra es la verdadera vida del hombre", cioè "la guerra è la vera vita per un uomo"), egli considerò sempre
la guerra come una dolorosa necessità, che scaturiva spesso da una grossa ingiustizia. È per questo che, secondo gli organizzatori del Congresso Internazionale per la Pace di Ginevra, il nome di Garibaldi "significa eroismo, umanità, patriottismo, fratellanza fra le persone, pace e libertà." Questo perché "l'Eroe dei due mondi" si spese tante volte a favore della pace e della cooperazione fra i popoli.
Fu precursore di organismi internazionali che nacquero molto dopo la sua morte. Nell'Ottobre del 1860, a seguito della famosa vittoria nella battaglia di Volturno, fece un appello carico di significati a tutti gli Stati europei per la formazione di un unico grande stato nel continente che mettesse al riparo da guerre devastanti. Successivamente, propose un congresso mondiale che potesse giudicare le dispute tra nazioni e incoraggiare ogni possibile iniziativa per la pace. Nello spirito di umana fratellanza, espresse simpatia per le prime forme di socialismo che nascevano in quel periodo, che vedeva principalmente come un ideale di giustizia e dignità umana per tutti.
Garibaldi visse in un'era segnata dall'emergere di diverse correnti politiche che cercavano giustizia sociale, da Mazzini, agli anarchici di Proudhon e Bakunin, alle teorie di Marx. Si avvicinò ad alcune di queste idee, senza mai tuttavia identificarsi in nessuna di esse. I contemporanei e i suoi primi biografi videro questo come un segno di superficialità e di mediocrità intellettuale. Nel XXI secolo, dopo il collasso delle ideologie che dominarono la storia del secolo precedente, si può comprendere meglio il desiderio di Garibaldi di mantenere una sua indipendenza intellettuale per ideali senza ideologie. Sempre ostile a farsi etichettare in qualche modo, si oppose coerentemente solo all'esclusione ingiustificata di persone e di idee. Garibaldi era uno spirito libero, un cittadino del mondo. Il suo sogno, vissuto attraverso le sue avventure, ha avuto un significato universale che
ha affascinato poeti come Alexandre Dumas e Giosuè Carducci, e che ancora affascina
tutti coloro che non hanno smesso di credere al potere che hanno gli ideali di ispirarci a fare la cosa giusta e a dare il buon esempio.
L'Eroe dei due Mondi, finì i suoi giorni nella sua casa
dell'isola di Caprera nell'arcipelago della Maddalena in Sardegna
il 2 giugno 1882 all'età di quasi 75 anni. Nel testamento, una copia del
quale è esposta nella casa-museo a Caprera, Garibaldi chiese la
cremazione delle proprie spoglie. Desiderio che tuttavia non fu
mantenuto. La sua salma giace nell'isola nel cosiddetto Compendio
garibaldino, in un sepolcro chiuso da una massiccia pietra grezza di
granito. Articolo di M.S. per informagiovani-italia.
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