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Guerra dei Trent'anni
  
La
Guerra dei Trent'anni andata in scena dal 1618
al 1648 è il primo grande conflitto dei tempi
moderni, uno dei maggiori traumi mai vissuti
principalmente dalle popolazioni di lingua tedesca.
E' stato un conflitto cruento e devastante che si è
combattuto prevalentemente nell'Europa centrale e
nella Germania del sud, con due milioni di morti tra
i combattenti e ancor più tra i civili, almeno
cinque milioni di vittime per una popolazione che
allora contava un totale di 15-20 milioni di
abitanti nel Sacro Romano Impero. |
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Una guerra di religione, combattuta tra cristiani di fede
cattolica e protestanti, ma non solo. Le conseguenze di questo
conflitto ebbero anche una notevole rilevanza anche
sull'economia e sul pensiero economico dei decenni e dei secoli
a seguire.
Prima Fase
1618-1620, fine del Regno di Boemia
Questa guerra, ricca di atrocità e massacri di ogni genere, ebbe inizio nel
1618 con un'oscura disputa tra i protestanti di Boemia e Mattia, imperatore
cattolico di Germania e re di Boemia. Così, la Dieta di Praga negò al nuovo
imperatore tedesco il titolo di re di Boemia e propose la corona
all'elettore Palatino Federico, un principe tedesco di fede calvinista.
La cosidetta seconda
Defenestrazione di Praga fu un evento centrale nella storia europea poiché fu l'inizio della
Guerra dei Trent'Anni, nel 1618. L'aristocrazia boema
era in rivolta a seguito dell'elezione di Ferdinando II, Duca di Stiria e sovrano cattolico del
Sacro Romano Impero, che comprendeva la Boemia. Al
Castello di Hradčany,
a
Praga il 23 maggio 1618, alcuni rappresentanti dell'aristocrazia
boema presero due governatori imperiali e uno scrivano e li lanciarono
letteralmente fuori dalle finestre del castello; i malcapitati atterrarono su del letame e nessuno di loro si ferì gravemente.
La guerra che segui per causa di questo incidente fu una delle più
devastanti e sanguinose nella storia dell'umanità
La nobiltà boema si era sollevata contro gli abusi della dinastia degli
Asburgo che regnava nella regione. Erano in gioco non solo
libertà religiosa, ma anche e soprattutto i privilegi degli aristocratici,
soprattutto per quanto riguardava i loro vantaggi economici. In seguito alla
repressione, tutta l’aristocrazia boema non cattolica venne espropriata dei
propri beni e cacciata, mentre molti suoi esponenti vennero semplicemente
eliminati.
La Lega dei principi cattolici, guidata da Massimiliano I di Baviera,
non tollerò l'ingerenza di un calvinista vicino agli olandesi.I suoi
mercenari, guidati dal conte Johann Tserclaes, conte di Tilly,
schiacciarono i protestanti nella Battaglia della Montagna Bianca l'8
novembre 1620. La Boemia perse così la sua autonomia e divenne dominio
personale degli Asburgo di Vienna.
Una delle caratteristiche più nefaste della Guerra dei Trent’anni fu la
brutalità perpetrata nei confronti della popolazione civile (soprattutto la
popolazione rurale) dagli eserciti mercenari di entrambi gli schieramenti. I
contadini erano fortunati quando i soldati nemici stabilivano il loro
quartiere generale presso di loro. In questo caso, i mercenari attingevano
ai proventi della terra, altrimenti destinati al signore feudale di turno.
Si trattava di una sorta di tassa di guerra, onerosa ma sopportabile, perché
i signori della guerra avevano interesse che la loro fonte di imposte, ossia
le fattorie, non venissero distrutte. Il generale imperiale Albrecht von
Wallenstein (1583-1634) praticò con successo questa forma di economia di
guerra.
La situazione cambiava in modo drammatico quando gli eserciti attraversavano
le terre senza stabilirvisi stabilmente, perché in quel caso facevano "terra
buciata", distruggendo tutto quello su cui passavano, depredando i contadini
sterminandoli, qualora non vi fosse più nulla da depredare.
Internazionalizzazione del conflitto (1620-1635)
Il re Filippo IV d'Asburgo di Spagna usò gli eventi come pretesto per
riprendere la guerra contro i suoi vecchi possedimenti nelle Province Unite
(gli attuali Paesi Bassi).
- l'intervento danese:
I protestanti tedeschi preoccupati si rivolsero nel 1625 al re luterano
Cristiano IV di Danimarca, che concluse immediatamente un'alleanza con
l'Inghilterra anglicana e le Province Unite calviniste contro la Spagna.
La guerra riprese seriamente quando l'imperatore cattolico reclutò un nuovo
signore della guerra, il ceco Alberto di Wallenstein. Dopo che il re
di Danimarca venne sconfitto si arrivò alla firma la Pace di Lubecca
il 6 giugno 1629 con l'imperatore Ferdinando II, con l'esercito
danese che si ritira dalla guerra.
- l'intervento svedese:
Il re svedese Gustavo II Adolfo Vasa (detto il Grande) anch'egli
protestante dopo la sconfitta danese, decise che era giunto il momento di
prendere l'iniziativa e scendere in guerra per impedire che l'imperatore
cattolico prendesse di mira il Baltico e la sfera di influenza svedese.
Sbarcato in Pomerania, schiacciò l'esercito della Lega Cattolica, comandato
da de Tilly, a Breitenfeld, vicino a Lipsia, il 17 settembre 1631.
Gustavo Adolfo, considerato il salvatore del protestantesimo in Germania, fu
anche uno dei condottieri più brutali, mettendo deliberatamente a ferro e
fuoco la
Baviera, per vendicare i saccheggi perpetrati nei
territori protestanti e per distruggere la base economica del principe
elettore Massimiliano I. Nel corso della guerra si formarono bande di
soldataglia, che proliferano nell'incertezza della guerra, erranti e dedite
al saccheggio indiscriminato.
La Francia di Luigi XIII e Richelieu entrò discretamente nel
gioco e gli versò dei sussidi per permettergli di mantenere le sue truppe.
Gustavo II conquistò la Baviera e la Renania e stabilì il suo quartier
generale Francoforte. Era anche soprannominato il "Leone del Nord".
A Lützen, il 6 novembre 1632, alla testa di 175.000 uomini, di cui
solo 30.000 svedesi (e finlandesi), schiacciò l'altro leader cattolico,
Alberto di Wallenstein, ma fu ferito a morte alla fine della battaglia. La
sua epopea finì lì, ma gli svedesi continuarono le ostilità con efficaci e
brutali grandi signori della guerra e sua figlia di sei anni, Christine, gli
succede sul trono svedese.
Wallenstein, che cominciò a fare ombra all'imperatore del Sacro Romano
Impero, fu assassinato il 25 febbraio 1634. Dopo la sconfitta degli svedesi,
l'imperatore era di nuovo sul punto di porre fine al conflitto. Venne
firmata la Pace di Praga con i protestanti il 30 maggio 1635, che
riportò la Germania alla Pace di Augusta di 80 anni prima.
La Francia rilanciò la guerra
(1635-1648)
Fu allora che Richelieu e il re di Francia Luigi XIII decisero di entrare
apertamente in guerra, nonostante la Francia sia cattolica, insieme ai
protestanti, per impedire l'accerchiamento del loro regno da parte dei
possedimenti asburgici.
La dichiarazione di guerra dalla Francia alla Spagna rilanciò il conflitto
per altri tredici anni con altre distruzioni e atrocità, soprattutto nei
territori di lingua tedesca. L'epilogo fu la pubblicazione della Pace di
Westfalia, sotto l'egida di Francia e Svezia, il 24 ottobre 1648, che
lasciarono una Germania semidistrutta e divisa in più di 350
principati indipendenti.
Eredità economica della Guerra
dei Trent'anni
Dal punto di vista economico la Guerra dei Trent'anni portò nei territori
tedeschi, oltre alle distruzioni descritte, oltre a un calo demografico del
40% (in alcune zone del 75%), la peggiore inflazione mai registrata nella
sua storia, che verrà superata solo dall’iperinflazione del 1923. Furono
necessari più di 100 anni per riparare, in parte, i danni della guerra. Per
alcuni studiosi fu dopo la Guerra dei Trent'anni che fu posto il seme da cui
si formò il "Modello Economico Tedesco", così diverso da altri modelli
continentali di stati nazionali già formati come quello francese e quello
britannico. Francia e Inghilterra divennero potenze globali e avviarono
riforme sociali ed economiche che portarono mezzo secolo dopo alla
Rivoluzione Industriale che in Germania sarebbe arrivata in ritardo.
La guerra portò anche a conseguenze per il pensiero economico più ampio.
L'economia devastata dalla guerra portò negli stati tedeschi alla nascita di
una forma di economia chiamata "cameralismo". Da una parte gli
economisti inglesi si interessavano alla natura del denaro e degli
interessi, dall'altra i cameralisti progettavano le politiche economiche con
l'intento predominante di riempire le casse dello Stato e di organizzare nel
modo più efficiente possibile la burocrazia statale, aspirando anche a
incoraggiare la crescita demografica, a promuovere l’agricoltura e ad avere
sempre un avanzo della bilancia commerciale.
In seguito, l'economista austriaco Joseph Schumpeter descrisse in
questo modo l’eredità del cameralismo: "Per nessun popolo, come per
quello tedesco, lo Stato e i suoi organi erano oggetto di inesauribile
interesse. Non solo i tedeschi pensano molto di più allo Stato, ma il
concetto di Stato include per loro anche i principi regnanti in Germania e
il loro apparato burocratico".
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