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Cosa vedere a Vienna
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Il
Museo di Storia Naturale di Vienna inaugurato nel 1889 possiede ricche
collezioni di mineralogia, paleontologia, botanica e zoologia, tra cui gli
scheletri di dinosauro più antichi del mondo.
Il Naturhistorisches Museum,
il Museo di Storia Naturale di Vienna è il gemello
del Kunsthistorisches Museum, il Museo Storico
Artistico della città, famosi entrambi in tutto il mondo e
rispecchia l'edificio in uno stile italiano di reminescenze
italiane neo-rinascimentali. La corte impressionante fu
progettato da Gottfried Semper e Karl Freiherr di
Hasenauer e costruita tra il 1872 e il 1891. Se ci fosse
un museo dei musei, il Museo di Storia Naturale di
Vienna sarebbe uno degli elementi più importanti in mostra.
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Fino a pochi anni fa, poco era cambiato dopo
l'apertura del museo nel 1889. La maggior parte della mostra consisteva di animali
imbalsamati e nella più grande collezione al mondo di meteoriti, rinvenute
nel tempo nel territorio dell'ex impero asburgico nel corso di molto
tempo. Ma negli ultimi anni con
notevoli investimenti, gran parte della collezione è stata resa più
seducente, adatta ad adulti, famiglie e bambini. Per noi, famiglia con
bambini, è stata una esperienze veramente interessante, che consigliamo
vivamente se avete abbastanza tempo durante il vostro soggiorno viennese.
Alcune gallerie sono state conservate nei loro stati originali e completate
solo le informazioni sui ricercatori famosi che hanno lavorato per il museo.
È in queste gallerie dove è ancora possibile sperimentare la patina del
vecchio Naturhistorisches.
Venere di Willendorf
Il
pezzo più conosciuto tra le collezioni del Museo di Storia Naturale di
Vienna è senza dubbio la Venere di Willendorf, una rappresentazione
della donna del periodo neolitico (circa 20
mila anni fa) a metà tra il naturalistico e il simbolico. Una donna
dall'aspetto particolarmente grasso, nuda scolpita in un pezzo di
calcare trovato nella zona di Wachau nella Bassa Austria nel 1906. Non vi
sono particolari che individuano il volto e le braccia, poste sul seno, he
sono appena accennate. Ciò che domina nella raffigurazione sono gli enormi
seni, il ventre prominente e il pube. Questa accentuazione dei caratteri
sessuali fà ovviamente ritenere che l'immagine sia legata principalmente
alla fertilità femminile. La statuetta dovrebbe rappresentare una divinità
femminile propiziatrice della fecondità. Denominata Venere, in modo anche
ironico, in quanto rappresentazione di donna nuda, ma molto diversa
(ovviamente) dall'iconografia della Venere classica. In un altra sala, la
sala sala n. 11 si trova l'altra Venere del museo, la Venere di
Galgenberg, che dovrebbe risalire addirittura a
32.000 anni facendone la scultura figurativa più antica del mondo.
La collezione di minerali del
Naturhistorisches Museum è unica al mondo
Oggi si può visitare questa straordinaria raccolta
che per centotrent'anni è stata conservata in sicuri sotterranei, e si
tratta di un tesoro del valore inestimabile (oro, platino e pietre
preziose), in gran parte appartenuto agli Asburgo. Tra i migliaia di
splendidi pezzi esposti, si trovano anche esemplari unici del peso di molti
carati.
Già
nel 1748 il marito di Maria Teresa, Francesco Stefano di Lorena,
aveva costituito un proprio gabinetto di mineralogia, che alla sua morte
conteneva 30.000 esemplari. Cent'anni dopo, durante i disordini
rivoluzionari del 1848, si dovettero seppellire gli oggetti più preziosi che
furono riesumati solo nel 1875 e vennero messi al sicuro nei sotterranei del
museo. Nel 1977 si poté finalmente riportarli alla luce grazie
all'installazione di un modernissimo impianto antifurto, al quale si deve se
la Sala IV del museo conta tra le raccolte di preziosi accessibili al
pubblico del mondo intero. Qui è esposta la più grossa pepita di platino mai
trovata, del peso di 6,3 chilogrammi; accanto, scintilla un'aiessandrite
(crisoberillo) di 13 carati proveniente
dagli
Urali e che, esposta a luce fluorescente, cambia colore passando dal verde
ai rosso; il suo valore è nell'ordine di milioni di euro. C'è poi un topazio
giallo del peso di 117 chili, perfettamente cristallizzato,
Accanto ai giganteschi opali, ai diamanti gialli e
rosa (uno di ben 82 carati), alle pepite d'oro e d'argento del peso di vari
chilogrammi, si ammirano due pezzi di cui l'Austria va giustamente fiera. Il
primo è un sacchetto contenente 15 smeraldi dal colore particolarmente puro;
è appartenuto all'imperatore azteco Montezuma che all'inizio del XVI secolo ne fece dono
all'"ospite" Hernan Cortés: un investimento sbagliato, non c'è dubbio,
perché il conquistador non si lasciò incantare e costrinse l'anfitrione a
piegarsi al dominio spagnolo. Il secondo è un mazzolino di fiori composto da
1500 pietre dure di vari colori e 1200 diamanti, il più prezioso dono che
una moglie abbia mai fatto al proprio marito: un bel mattino del 1760,
l'imperatrice Maria Teresa lo inviò al suo consorte Francesco di Lorena.
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