Giostra dell'Orso a Pistoia
Le notti stellate del luglio pistoiese
regalano numerosi eventi a chiunque si accinga a visitare
Pistoia, in Toscana. Tra le tanti
manifestazioni culturali pistoiesi troviamo in particolare quella
della Giostra dell'Orso, il locale palio cittadino di origine
medievale e dedicato a San Jacopo, patrone della città. Otto secoli
di sfide avvincenti e celebrazioni storiche catturano il visitatore per
portarlo indietro nel tempo, in una città oggi di provincia ma che in
passato vide l'avvicendarsi di numerosi avvenimenti. |
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Prima
arrivarono gli Etruschi, e poi i Romani, e successivamente con Longobardi,
Lucchesi, Pisani e
Fiorentini; celebrazioni di una città dalle tradizioni consolidate e che -
nonostante sia stata ripetutamente contesa tra i suoi vicini più famosi -
conobbe anche un periodo libero e indipendente, forte e ricco di un tessuto
urbano consolidato e sicuro. Squilli di tromba e sbandieratori in
azione a dare il benvenuto alle più alte cariche della città, oggi come un
tempo. "A laude, gloria e
mantenimento..." grida il bando di questo tradizionale torneo
equestre medievale.
Si sfidano
i rioni cittadini, e cioè gli
antichi 'comunelli'
fuori porta, così chiamati perché nel Medioevo erano collocati fuori dal
centro città e subito fuori le mura urbane. I rioni portano il nome delle
stesse antiche porte di Pistoia,
Porta al Borgo,
Porta Carratica, Porta
Lucchese e Porta San Marco,
e sono raffigurati in un Grifone (dai colori bianco e rosso),
un Cervo Bianco (verde e bianco), un Leone
d'Oro (giallo e
rosso) e un Drago (verde e rosso). Ogni porta, e quindi ogni
'comunello', aveva una propria Compagnia del Popolo, alla quale era
affidato il compito di difendere i diritti del popolo. Ad ogni Compagnia
appartenevano le cariche più importanti dell'amministrazione civica urbana e
cioè due Capitani, un Gonfaloniere e quattro consiglieri. Oggi come allora,
ogni rione si presenta alla sfida con i propri cavalieri, che si contendono
la conquista dell'ambito premio, lo 'Speron d'oro'.
Così
era anche nella Pistoia storica, nel 1284. Con grandi celebrazioni si
dava inizio ai giochi salutando tutte le più alte cariche della città,
laiche e civiche: c'erano i Capitani del Popolo, i Podestà e le Corporazioni
delle Arti, e poi i signori Priori, il Gonfaloniere di Giustizia, e
soprattutto, come riportato dai documenti storici dell'epoca, c'erano gli "
Operai
dell’apostolo Barone Messere Santo Jacopo che fanno pubblicamente bandire la
festa dell’apostolo Barone Messere Santo Jacopo". ?proprio
l'istituzione caritatevole dell'Opera di San Jacopo ad aver dato
origine al palio di Pistoia, la stessa che nel Medioevo già si occupava del
mantenimento della Cappella di San Jacopo (e cioè del santo patrono)
e che aveva anche il compito di organizzare gli eventi in onore del santo.
Tutti potevano contribuire alle celebrazioni, come documentato: "
dal
Papa, all'Imperatore, al Re, ai Duchi, ai Marchesi, e poi Conti e Artieri,
chiunque che avesse un buon cavallo e lo volesse mettere alla
intenzione di questo palio, il 24 del mese prossimo chè, sennò, vada dal
notaio dei magnifici signori, faccialo scrivere, faccialo ben fornire, bene
adornare, da tutti i quattro piedi faccialo ben ferrare, e chi non lo può
far correre faccialo volare, sapendo che il Palio di gran prezzo sarà,
l’uomo o la donna indosso lo porterà, e chi sarà avanti, averà il Palio."
Le
origini del Palio di Pistoia sono in effetti molto antiche,
considerando che l'Opera di San Jacopo venne fondata nel 1174. Si ricorda
come nel medioevo l'usanza di organizzare delle gare equestri erano molto
frequenti e ogni festa popolare cittadina aveva un proprio palio (sono
famosi quelli di
Siena o di
Asti). A Pistoia il palio un tempo era chiamato Corsa dei
berberi per via della particolare razza equina usata nelle gare e
dal XIII secolo in avanti si ricordano alcuni famosi cavalieri dell'Italia
dell'epoca: nel 1380 vi fu Piero Gambacorti, signore di
Pisa e Capitano Generale Perpetuo delle Milizie della Repubblica;
nel 1434 Erasmo Gattamelata (che fu capitano di ventura al servizio
di
Firenze, poi del Papa e quindi di
Venezia, dove ottenne la carica di capitano generale), e ancora
Carlo degli Oddi di
Perugia (1456), Lodovico degli Obizi di
Padova (1424), Antonio Bentivoglio di
Bologna, Alessandro Malatesta di
Pesaro (1455). Alle spese del palio (o Pallio, come veniva chiamato
allora dal nome dalla lunga pezza di stoffa pregiata posata sul santo),
dovevano provvedere il Capitano del Popolo e gli Anziani. Solo più tardi,
nel 1947 al Palio verrà dato il nome attuale, di Giostra dell'Orso, in onore
del 'micco' - come viene chiamato dai pistoiesi - e cioè l'orso,
l'animale araldico rappresentato nello stemma cittadino.
Il palio è una ricorrenza molto sentita a
Pistoia, un momento di raccoglimento culturale importante della provincia
toscana, e lo è sin dai tempi antichi e cioè dai tempi della sua storica
autonomia medievale e poi durante il
Rinascimento. Viene preceduto da altri momenti culturali parte
delle celebrazioni, che animano la città e danno inizio ai festeggiamenti in
onore del santo patrono. Tra questi, il principale è la vestizione di San
Jacopo, il 21 luglio, alcuni giorni prima della gara,
regolamentata ancora oggi da un decreto civico (l'attuale emanato nel 1777
dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo). Come richiesto dal rito, la
facciata della Cattedrale viene decorata a festa, con fiori, frutta, tralci
di vite e ramoscelli di alberi di melo; il santo viene vestito del suo
mantello di lana rossa, a simboleggiare l'acquisita riconciliazione tra
mondo laico e mondo cristiano, in passato spesso in conflitto tra loro (come
testimoniano le lotte per le investiture tra Papato ed Impero). Le leggende
legate alla vestizione del santo sono comunque diverse, si perdono nella
memoria della vita contadina di un tempo e della Pistoia medievale. Una di
queste leggende racconta per esempio di come San Jacopo, prima ancora di
darsi alla vita ecclesiastica, si fosse prodigato per riconciliare gli
interessi dei contadini con quelli dei forti poteri della città (civici e
vescovili). La vestizione odierna avviene con la collaborazione dei vigili
del fuoco della città, che salgono fino alla cuspide della cattedrale
posando un mantello rosso nella statua di San Jacopo.
Il palio vero e proprio si tiene il giorno
della Festa di San Jacopo, il 25
luglio. La mattina i rappresentanti dei rioni iniziano il proprio
cammino verso la
Piazza del Duomo, sede dei festeggiamenti. Il percorso inizia
dalle quattro antiche porte di Pistoia,
con una grande sfilata in costume. L'atmosfera è suggestiva, d'altri tempi:
il corteo storico riproduce la solenne parata in processione che per
tradizione vede partecipare le cariche più importanti della città. Oggi come
allora attraversa il centro storico seguendo quella che un tempo era la
cinta muraria di Pistoia e cioè le attuali via Roma, via Cavour, via
Buozzi, via Curtatone Montanara, via Abbi Pazienza, via Carmine, via delle
Pappe, via F. Pacini, via Pelestro, via Cavour, via Roma.
La sfilata termina con l'arrivo di tutti i
rioni nella Piazza Duomo e il loro ingresso nella
Cattedrale di San Zeno per rendere omaggio al santo Patrono, San
Jacopo. Le celebrazioni proseguono quindi con la scelta dei cavalieri,
sorteggiati nella Sala Maggiore del
Palazzo degli Anziani (l'antico Palazzo comunale) e alla presenza
del sindaco. Nella pausa pomeridiana si dà il tempo a cavalieri e
organizzatori di continuare i preparativi per il torneo e ai visitatori di
raggiungere la sede dello spettacolo equestre; alle 19.30 si rende quindi
omaggio al rione vincitore dell'anno precedente nella sede di quest'ultimo.
La parata generale, che unisce tutti i rioni in un unico corteo, ha
inizio intorno alle 20.00 e parte proprio dalla sede di questo rione
sfilando verso piazza Duomo. ?uno dei momenti più suggestivi del palio
pistoiese, dove le tradizioni e le usanze più radicate continuano a vivere
anche dopo secoli di storia. Il simbolo più forte di tutti i rioni, lo
stemma, si unisce agli altri a ricordo del forte senso civico della Pistoia
antica; insieme vengono riportati in vita da alabardieri, sbandieratori,
trombettieri, cavalieri, Capitani del popolo, uomini, donne e bambini
vestiti in affascinanti costumi medievali.
Il torneo equestre inizia la sera, alle
21.30, e segue la parata in corteo dei cavalieri. Dopo un sonoro
rullo di tamburi, l'Araldo detta il bando della giostra, letto secondo il
regolamento comunale, che per tradizione prevede la partecipazione di ogni
rione con due cavalieri più uno di riserva. I cavalieri iniziano il
torneo galoppando in senso antiorario, due per volta e per due giri
completi di pista, partendo dagli appositi settori assegnati. Solo al
termine del secondo giro ogni cavaliere ha diritto di colpire a galoppo
lanciato il bersaglio (che è per l'appunto l'orso araldico) in base ad un
punteggio calcolato a seconda della parte colpita: un punto per aver
centrato il bersaglio e abbattuto una zampa dell'orso, tre punti a chi
raggiunge per primo il bersaglio centrandolo e abbattendo la zampa
dell'orso, e così via. Il punteggio massimo viene calcolato per cavaliere
individuale e per rione, al termine di 12 tornate; al vincitore viene
assegnato il premio 'Speron d'oro'.
La Giostra dell'Orso di Pistoia è un
momento di unione storico-culturale che ancora oggi rivive con forza nella
piccola provincia italiana. Sono veri 'momenti' vissuti dalla nostra storia,
angoli di memorie che ritornano a noi e grazie ai quali oggi possiamo
comprendere il cammino storico di avvenimenti che vanno oltre i confini del
territorio a noi più conosciuto. Il San Jacopo venerato a Pistoia e
al quale la giostra dell'Orso è dedicata, è San Giacomo di Zebedeo,
uno dei dodici apostoli di Gesù e fratello di San Giovanni: è quindi lo
stesso santo venerato a
Santiago de Compostela, località della Spagna resa famosa dagli
antichi 'cammini di pellegrinaggio'. Il suo nome deriva da Sancti Jacobi,
che infatti in spagnolo diventa Sant-Yago.
Gli antichi documenti
dell'Opera di San Jacopo, testimoniano di un certo Ranieri,
ecclesiastico pistoiese, il quale durante un viaggio tra la Francia e
l'Inghilterra si recò nella Galizia spagnola facendo tappa proprio a
Compostela. Qui, con l'aiuto di un prelato riuscì ad impossessarsi di una
parte delle reliquie del santo, che poi fece avere al vescovo Atto di
Pistoia: era l'osso dell'apofisi mastoidea di San Giacomo, lo stesso che
secondo la tradizione mancherebbe dal sarcofago originario custodito in
Spagna, e che avrebbe poi dato il via nel 1145 all'edificazione della
Cattedrale di San Zeno a Pistoia. Fu
così che la cappella di San Jacopo divenne meta di pellegrinaggi inaspettati
e spesso capolinea di partenza per la Spagna.
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