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Vienna: cosa vedere
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Mentre
Vienna vanta una miriade di chiese storiche e cattedrali, la Karlskirche, o
Chiesa di San Carlo Borromeo, si distingue come uno dei più splendidi esempi
di architettura barocca in tutta la città. Situata sulla riva sud del fiume
Wien, questa chiesa maestosa non è solo un luogo di culto, ma anche un
simbolo dell'ingegno artistico e architettonico dell'epoca.
La
costruzione della Chiesa di San Carlo a
Vienna iniziò nel 1715, secondo i
piani del famoso architetto del Barocco austriaco, Johann
Fischer von Erlach. La chiesa è spettacolare, indicata come
la più grande cattedrale in stile Barocco a nord delle Alpi.
Inizialmente, venne progettata per onorare i voti dell'Imperatore
Carlo VI, offerti a seguito di una grave epidemia di
peste che colpì la città nel 1713. La chiesa non prende il nome
dall'imperatore, bensì da San Carlo Borromeo.
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La troviamo ubicata
in uno dei maggiori distretti centrali di Vienna, la Karlplatz,
non lontano dall'arcata di Henry Moore, e nelle vicinanze
delle celebri architetture art deco di Otto Wagner e
del Palazzo della Secessione viennese (costruito a fine
Ottocento da Joseph Maria Olbrich indirizzo Friedrichstraße
12). All'interno si ammirano gli affreschi di Michael Rottmayr
e i dipinti di Sebastiano Ricci e Giuseppe Antonio Pellegrini,
due importanti pittori del Barocco italiano.
La costruzione di questa
impressionante chiesa partì da un voto fatto dall'imperatore Carlo VI
Vota mea reddam in conspectu timentium deum. lo adempirà i miei voti in
presenza di quelli che ti temono. Salmo 21
L'iscrizione sul frontone rimanda alla genesi della Chiesa di San Carlo
Borromeo di Vienna. Nel 1713 a Vienna imperversava una pestilenza che fece
oltre ottomila vittime. Sul timpano del portale è raffigurato un angelo
che brandisce una spada sopra la città -riconoscibile dal campanile del
duomo di Santo Stefano- con atteggiamento punitivo. In primo piano si vedono
dei defunti che vengono rimossi e la popolazione sofferente che implora la
fine del flagello. Quello stesso anno l'imperatore Carlo VI (1685-1740) fece
voto di erigere una chiesa intitolata a San Carlo Borromeo (1538-1584),
il santo protettore degli appestati, del quale egli stesso portava il nome.
Nel
1714 la terribile epidemia ebbe fine e nel 1716 fu possibile posare la prima
pietra dell'edificio religioso. Come sede della futura chiesa si scelse un'altura, un
vigneto sulla sponda del fiume Wien, a metà strada tra la Hofburg e la
residenza imperiale estiva, all'epoca ancora la Favorita (l'odierno liceo Theresianum nella via Favoritenstrasse). La chiesa sorge sulla proiezione
dell'asse delle vie Herrengasse-Augustinergasse (una via di comunicazione
già in uso in epoca romana che passava il fiume Wien), in origine aveva
quindi la vista sulla Hofburg e sulla Biblioteca di corte. Fu Johann Bernhard Fischer von Erlach (1656-1723) a vincere il concorso bandito per la
realizzazione della chiesa; dopo la sua morte, nel 1723, fu suo figlio Josef Emanuel (1693-1742)
che si fece carico dell'esecuzione dei lavori, non senza
modificare in alcuni punti i progetti del padre. Sono opera sua in
particolare la concezione del tamburo della cupola e i decori dell'interno.
L'imperatore aveva deciso che San Carlo sarebbe stata una chiesa votiva di
tutto l'impero. Le Terre ereditarie austriache, ma anche gli altri domini
degli Asburgo, la Sardegna, Milano, Napoli, i Paesi Bassi spagnoli, le Terre
della corona di Santo Stefano, tutti furono chiamati ad inviare materiali
per la costruzione ma soprattutto denaro (non sempre senza svariati
solleciti). Dovette contribuire addirittura la Libera Città Anseatica di
Amburgo (a titolo di pena per la devastazione di una cappella cattolica).
Dopo oltre vent'anni di lavori, il 28 ottobre 1737 la Chiesa di San Carlo
Borromeo poté finalmente essere solennemente consacrata.
Stili
architettonici diversi ed ecclettici
La chiesa di San Carlo rappresenta una sorta di "storia mondiale
dell'architettura". Riunisce in sé elementi stilistici delle epoche e
culture più diverse: un tempio greco-romano come portico, i passi
carrabili dei campanili a forma di porte trionfali romane, al di sopra
tetti a pagoda dal sapore asiatico, una cupola barocca di 74 m di
altezza (dove durante i restauri si può eccezionalmente salire), quindi le colonne monumentali ed il gran numero di cupole e
campanili che alludono all'architettura bizantina e ottomana, il tutto
ordinato in un'ampia stratificazione a piramide. Le colonne monumentali
di 47
metri sono investite di numerosi significati: si pensi alle colonne trionfali
imperiali (colonna di Traiano), alle due colonne all'ingresso del tempio di
Gerusalemme (Boaz e Yakin, "forza" e "solidità") e alle colonne d'Ercole
(quindi il dominio sulla Spagna, impero di Carlo V). I bassorilievi
raffigurano la vita e l'opera di San Carlo Borromeo. Le aquile e le corone
imperiali sulle colonne monumentali esaltano la componente imperiale, le
figure della fede e dell'amore sui campanili quella spirituale.
Sopra al
portale di ingresso San Carlo eleva la sua preghiera per i sofferenti,
circondato dalle virtù della misericordia (il pellicano), della penitenza
(il serpente), del fervore di preghiera (il gallo) e della religione
(l'unicorno). I due angeli davanti alla chiesa sono simboli del Vecchio
Testamento (Nu 21, 9) e del Nuovo Testamento (Giov 3, 14). La facciata
principale può essere vista come uno sviluppo in crescendo articolato su
livelli successivi: prima la rivelazione divina (l'angelo), quindi
l'antichità classica (il tempio e le colonne) e Bisanzio (il nartece,
l'atrio all'ingresso della chiesa); al di sopra uno spazio centrale cupolato barocco, coronato da una croce d'oro la cui luce si irradia su
tutto. Lungi dall'essere una mera facciata, è piuttosto un organismo
plastico strutturato per la prospettiva a distanza che visto dalla via Operngasse (facciata principale) o dalla via
Canovagasse (visione laterale)
risulta di un'efficacia straordinaria. Grazie ad una scenografia storica
composita, Fischer von Erlach riuscì a realizzare un'armonica sintesi
rappresentando simbolicamente in una chiesa imperiale monumentale presso la
residenza di un impero planetario il titolo ecclesiastico e imperiale
universale vantato dagli Asburgo. Le tre tematiche di questo capolavoro si
fondono sulla facciata principale in una mirabile simbiosi: glorificazione
dell'imperatore, difesa della vera fede cattolica e gratitudine per la
salvezza dalla peste. Tutto ciò viene riassunto nel motto di Carlo VI:
Constantia et fortitudine. Le tre tematiche informano anche l'architettura
dell'interno e gli arredi degli altari, dando vita ad un'opera d'arte totale
unica al mondo realizzata nello stile imperiale austriaco dell'alto
barocco.
Luce, movimento e trasfigurazione
All'interno colossali pilastri marmorei sostengono la trabeazione e guidano lo sguardo
verso un affresco dal vivace cromatismo che ci rivela il cielo aperto. Eppure è proprio quanto secondo le intenzioni di Fischer von Erlach il
vecchio non dovevamo vedere: egli aveva progettato la chiesa solo in bianco
e oro e dove ora si trova l'affresco si sarebbe dovuto realizzare un
soffitto a cassettoni sovrastante lo spazio centrale della chiesa. A questo
scopo doveva essere ulteriormente esaltato l'elemento imperiale, romano
(Pantheon). Fischer von Erlach il giovane tuttavia modificò i progetti del
padre creando un'opera grandiosa situata al passaggio tra alto barocco
classico e rococò. Il soffitto a cassettoni originariamente previsto venne
realizzato solo nella piccola cupola sopra all'altare maggiore. Il
visitatore rimane stupefatto di fronte alla grandezza ed estensione dello
spazio, nonostante la chiesa, che non conta neanche 250 posti a sedere, non
sia in realtà molto grande: con una lunghezza di soli 40 metri, tuttavia
un'altezza di 74 metri le dimensioni risultano notevolmente allungate rispetto a
quelle reali. Una serie di ingegnosi dettagli rafforza impercettibilmente
l'effetto architettonico: sono la foggia ellittica della cupola, la
riduzione dei pilastri superiori, l'andamento a scarpa del marmo ai passaggi
tra la cupola e l'ingresso e il presbiterio, il gioco cromatico della
scagliola e il movimento a spirale delle colonne oltre al motivo ad arco di
trionfo bombato verso l'esterno dei vani laterali. Un utilizzo della luce
progettato ad arte (soffusa nella parte bassa, radiosa attraver-so le grandi
finestre sviluppate in altezza nel tamburo) esaspera ulteriormente
l'efficacia dello spazio.
L'atmosfera è solenne, irradia gioia e lievità. Un movimento di luce che "si
libra verso il cielo" pervade la chiesa intera, raggiungendo il suo apice
nell'altare maggiore. Lo spazio che accoglie la comunità dei fedeli è
dominato da paraste, leggermente sporgenti dalla parete. Nella parte
anteriore del presbiterio gli oratori sono delimitati da tre quarti di
colonne. È qui che l'imperatore assisteva alla Santa Messa: pur elevandosi
sopra al popolo (addirittura sopra al sacerdote sul pulpito), egli assume
pur sempre una posizione leggermente inferiore rispetto a San Carlo Borromeo
e alla Gloria di Dio.
Sull'altare maggiore infine troviamo colonne piene
isolate: la tipologia più pregnante di colonna è dedicata al Santissimo
Sacramento, all'altare e al tabernacolo. Anche la decorazione figurativa
registra un crescendo a partire dallo spazio centrale (senza sculture) fino
ad arrivare al patrono della chiesa con l'Apoteosi di San Carlo Borromeo.
Nella parte anteriore del presbiterio si trovano altorilievi che
raffigurano quattro evangelisti, è qui infatti che viene annunziato il
Vangelo. Per comprendere correttamente le parabole del Vangelo è
necessario il magistero della Chiesa, rappresentato nelle sculture a tutto
tondo dei padri della Chiesa (Sant'Ambrogio, San Gregorio, San Girolamo e
Sant'Agostino). Solo grazie al magistero della Chiesa è possibile capire
appieno (questo il senso del tutto tondo) quanto nel Vangelo viene solo
accennato (motivo per cui gli evangelisti sono rappresentati solo sotto
forma di rilievi appena emergenti dalla parete). L'altare maggiore si
articola intorno ad alcuni fulcri centrali: sopra al tabernacolo, San Carlo
Borromeo -identificabile grazie al galero e alla ferula- si libra verso la
Gloria che reca il nome di Dio: una grandiosa sublimazione dell'altare
maggiore di San Pietro a Roma. Dalla corona di nubi prorompe la luce di Dio:
"Dio è luce" (Giov 1, 5). Al centro il nome di Dio in ebraico: 'nin JHWH.
Dipinti e affreschi nella chiesa
All'esterno della Chiesa di San Carlo Borromeo si trova la raffigurazione della peste e della
speranza nella fine del flagello, all'interno la stessa speranza viene
esaudita: alcuni tra i più celebri pittori dell'epoca hanno dato vita ai
dipinti delle sei cappelle, riunite in un complesso sistema di relazioni. Su
entrambi i lati dell'asse centrale troviamo una cappella maggiore inserita
tra due cappelle più piccole: per tre volte abbiamo la raffigurazione di
Gesù che guarisce i malati e fa risorgere i morti. All'esterno della chiesa
si trovano morte, malattia e disperazione, dentro la soluzione a tali problemi, la
redenzione mediante Cristo: "Io sono la risurrezione e la vita; chiunque
crede in me, anche se dovesse morire, vivrà."
La prima pala, "Cristo fa
risorgere il giovane di Naim", è opera del pittore napoletano Martino Altomonte (1657-1745),
nato da padre che dal Tirolo si era trasferito nella città partenopea (il
vero nome del pittore era Martin Hohenberg), autore di pale d'altare
disseminate per tutta l'Austria dallo stile tardobarocco con spiccato
accento italiano che abbiamo già visto per i suoi affreschi nel
Palazzo del Belvedere di Vienna (nel Belvedere Inferiore).
Sul lato opposto si trova Il
centurione di Capernaum, opera di Daniel Gran (1694-1757),
che aveva studiato in Italia con Sebastiano Ricci a
Venezia
e Francesco Solimena a
Napoli.
Innfine, a destra sotto il pulpito, troviamo Gesù guarisce un paralitico di
Giovanni Antonio Pellegrini (1675-1741), pittore veneziano,
considerato un precursore di Giovan Battista Tiepolo, discepolo
anche lui di Sabastiano Ricci, amico di Luca Giordano, molto attivo
all'estero.
In tutti e tre i dipinti riconosciamo la persona di Gesù dagli indumenti che
indossa, ricorrenti: una veste rossa e un mantello blu. Anche la Madonna,
raffigurata sulla grande tavola laterale L'Assunzione di Maria
proprio del veneziano Sebastiano Ricci (1659-1734), indossa lo stesso
abbinamento. Al blu radioso venivano attribuite forze vitali già dagli
antichi egizi, era un simbolo di purezza e speranza; il rosso, il colore più
antico della pittura, simboleggia la fede e l'amore. Erano inoltre i due
colori più costosi della pittura dell'epoca.
Due dipinti completano lo
schema: l'altra cappella maggiore laterale è dedicata alla patrona
dell'imperatrice Elisabetta, consorte di Carlo VI e madre di Maria Teresa:
"Santa Elisabetta di Portogallo distribuisce le elemosine", un'altra
opera di Daniel Gran. Sulla sinistra si trova la cappella che ospita
San Luca ritrae la Madonna opera
di Jacob van Schuppen (1670-1751), pittore francese attivo soprattutto
in Austria, famoso per i suoi ritratti al Principe Eugenio di Savoia.
Mentre effigia la Madre di Dio, San Luca, evangelista e santo patrono dei pittori,
rimanda allo stesso tempo a Gesù: grazie alla venerazione mariana possiamo
comprendere meglio il mistero dell'incarnazione di Dio. Si noti anche quel
che mostra allo spettatore l'angelo nell'angolo a destra: Gesù cammina
sulle acque (Mat 14, 25), davanti allo stesso il Buon Samaritano (Lu 10,
25). Davanti a questo dipinto si trovano gli idoli distrutti dell'antichità
classica, sostituiti dalle nuove raffigurazioni cristiane. È interessante
anche il confronto tra le due effigi della Madonna: nell'Assunzione vediamo
l'assunzione fisica di Maria al Cielo (donde i colori accesi) mentre
nell'apparizione Maria si presenta come una figura di luce dall'incarnato
chiaro. L'affresco della cupola, opera di Johann Michael Rottmayr
(1654-1730), austriaco, considerato il primo pittore barocco a nord delle
alpi famoso per gli affreschi dell'Abbazia di Melk, riprende la tematica votiva: al centro Dio esaudisce la
preghiera di San Carlo Borromeo che invoca la fine della pestilenza. Il
santo è identificato dai suoi attributi: galero e croce. Un angelo che sul
portale di ingresso brandiva la spada su Vienna a mo' di punizione divina la ripone nella guaina, indicando così la fine della terribile epidemia. La
scena è circondata dalla raffigurazione delle virtù divine: fede, speranza
e amore. L'affresco si ricollega in vario modo alle cappelle che si trovano
al di sotto: sopra a San Luca, patrono anche dei medici, vediamo la cura dei
malati;
sopra il centurione di Capernaum, un rappresentante dunque del potere
statale, troviamo la raffigurazione della giustizia.
Merita particolare
attenzione la rappresentazione della fede. Al centro troneggia l'Ecclesia,
rappresentata con la croce ed una piccola chiesa a cupola, sopra di lei a
sinistra e a destra le chiavi di San Pietro e la tiara, la corona papale a
tre diademi, sulla destra l'angelo con la spada di fuoco e attributi della
celebrazione eucaristica; sulla sinistra troviamo la figura più sontuosa
dell'intero affresco, l'Eucaristia: avvolta in un mantello d'oro, con il
calice, la patena e l'ostia, che trionfa sul diavolo, la falsità e l'eresia.
Mentre i messali cattolici sulla destra si possono leggere parola per
parola, i libri raffigurati qui sono indecifrabili, con una sola eccezione
(pagina sinistra, esattamente al centro, quarta riga da sotto): luteru
(allusione a Martin Lutero). Come nella teologia tridentina dell'altare
maggiore -unità di Sacre Scritture e tradizione- ci troviamo in piena
controriforma con la concezione cattolica del Santo Sacrificio della Messa
come rinnovamento incruento del Sacrificio di Gesù sulla Croce,
rappresentato mediante la scena della crocifis-sione sull'ostia, il quale
annienta le eresie.
Particolari molto
pregiati
Della specifica importanza della Chiesa di San Carlo Borromeo quale
donazione imperiale sono testimoni i pregiati lampadari d'argento
dell'altare maggiore, completati da una croce fu donato
dall'imperatore Giuseppe II. Maria Teresa donò alla chiesa sontuosi
paramenti liturgici. Numerose reliquie del Tesoro recano ancora oggi
testimonianza della "pietas austriaca" degli Asburgo.
La Chiesa di San Carlo Borremeo di
Vienna e la musica
Essendo da sempre Vienna una delle città più importanti dell'occidente per
la musica, anche la Chiesa di San Carlo Borromeo fu sempre un
importante centro di musica sacra. Per essa Johann Joseph Fux (1660-1741) compose una Missa canonica a cappella,
Christoph Willibald Gluck
(1714-1787) un Oratorio, Charles Gounod (1818-1893) compose un Requiem in re
minore. Si tenne qui la prima esecuzione assoluta della celebre Messa
Tedesca di
Schubert (1797-1828).
L'organo e si compone di due parti: al
centro si trova l'organo barocco del 1739 dalle linee sinuose incastonato
tra aggiunte squadrate del 1847, resesi necessarie per soddisfare le mutate
esigenze della musica sacra che richiedevano un organo di maggiori
dimensioni (con trentuno registri anziché diciotto). Di grande importanza
sono anche le campane, sei originali del Settecento e due aggiunte nel 2010.
Con l'organo siamo giunti a parlare degli arredi lignei della chiesa.
Banchi, confessionali e pulpito e furono progettati da Claude Le Fort du
Plessy (scomparso nel 1757), autore anche degli arredi del Palazzo
del Belvedere. Il
pulpito venne fortemente modificato nell'Ottocento, tuttavia nell'ambito
delle opere di restauro del 2007 se ne poté ripristinare lo stato originale.
Oggi è tornato a splendere in una sfarzosa doratura e nelle forme slanciate
dell'ultimo periodo dell'alto barocco.
Come Arrivare alla Karlskirche
Indirizzo
Kreuzherrengasse 1, 1040 Vienna, Austria.
Trasporti Pubblici
Metropolitana (U-Bahn): Linea U1, U2, U4, fermata "Karlsplatz". La chiesa si
trova a breve distanza a piedi dalla stazione, situata proprio al centro
della piazza Karlsplatz.
Tram: Linee 1, 62, D, e Badner Bahn, fermata "Karlsplatz" o "Oper/Karlsplatz".
Autobus: Linea 4A, fermata "Karlsplatz".
Grazie alla sua posizione centrale, la Karlskirche è facilmente
raggiungibile a piedi da molte parti del centro città di Vienna.
Orari di Apertura
Lunedì - Sabato: Dalle 9:00 alle 18:00.
Domenica e Festivi: Dalle 12:00 alle 19:00.
È importante notare che, poiché la Karlskirche è ancora un luogo attivo di
culto, ci possono essere momenti in cui parti della chiesa sono chiuse al
pubblico a causa di funzioni religiose o eventi speciali. Pertanto, se hai
intenzione di visitare, ti consiglio sempre di controllare gli orari sul
sito ufficiale o di chiamare in anticipo.
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