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Cosa vedere a Verona - 40 luoghi
interessanti da
visitare
Verona è una
delle città turistiche più popolari d'Italia. Situata tra
Milano
e
Venezia,
la città è conosciuta per molte cose, come il fatto di essere la città di
Romeo e Giulietta, per la sua Arena Romana e per le sue bellissime
piazze. Ma ci sono molte altre cose da vedere da queste parti. Nell'immaginario
collettivo, Verona è la città dei due innamorati della tragedia di
Shakespeare che hanno
fatto la sua fortuna turistica attirando ogni anno centinaia di migliaia
turisti, che con questa scusa visitato una serie di monumenti di valore
assoluto. |
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Infatti, il balcone di Giulietta, è solo l'inizio di un percorso culturale
e storico di grandissimo valore. Verona è piena di monumenti di grande valore,
di luoghi da fotografare e di splendidi scorci, in una suggestiva atmosfera
fatta di vicoli, piazze e piatti tipici. Tra le tante cose da vedere vi
segnaliamo:
Piazza
delle Erbe
Piazza
delle Erbe è un buon posto per iniziare una visita a Verona. Originariamente
questo era il luogo dove si trovava il Foro della città romana. Questa bella
piazza rettangolare, si trova nel cuore del centro storico cittadino ed è
circondato da splendidi palazzi e torri medievali. Al centro di essa si trova
una fontana del XIV secolo con una statua romana. Una volta qui si teneva anche
il mercato cittadino, ma oggi le bancarelle presenti vendono per lo più
souvenir...Continua a leggere su
Piazza delle Erbe.
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Arena di Verona
L'Arena
di Verona è la terza più grande arena romana d'Italia (dopo il
Colosseo
e l'Arena di Capua). Costruita nel I secolo, può contenere fino a
25.000 spettatori. Dal 1913 è stata la sede di un prestigioso festival lirico e
si è trasformata in un ambiente ideale per altri spettacoli teatrali. Nel
pomeriggio, il sole splende sul palco, quindi è un buon momento per dare uno
sguardo all'interno del teatro...Continua a leggere sulla
Arena
di Verona.
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Castelvecchio
Castelvecchio
può essere considerato uno dei principali monumenti architettonici del trecento
veronese. Fin dall'epoca romana su questa riva dell'Adige c’era una
fortificazione con un ponte. L’edificio, strategicamente importante per le
comunicazioni con la Val Lagarina, fu restaurato o rifatto all'epoca di
Gallieno e di Teodorico. Il Comune circondò l'edificio con un vallo e vi
fece scorrere l'Adigetto. Il Castello ebbe una nuova e definitiva riedificazione
insieme al vicino ponte, per opera di Cangrande della Scala. Egli si stabilì nel
nuovo Castello di San Martino, facile a difendersi e a ricevere rinforzi
in caso di guerra...Continua a leggere su
Castelvecchio.
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Arco dei Gavi
Lasciando
il Museo di Castelvecchio e risalendo a sinistra il Corso Cavour, troverete l'Arco
dei Gavi, un grande arco in pietra bianca in una piccola piazza verde
affacciata sull'Adige lungo la via Postumia poco fuori dalle mura della
città romana, non distante dal punto in cui a questa si congiungeva la via
Gallica. Fu costruito all'inizio del I secolo d.C. dall'architetto romano
Lucio Vitruvio Cerdone; la firma dell'autore sul monumento, fenomeno raro in
età classica, è uno degli aspetti che hanno reso celebre quest'arco. Si tratta
di un raro esempio di arco dedicato ad una famiglia patrizia veronese, i Gavi,
i cui nomi dei membri principali, Massimo, Stabone, Lucio,
Macro e Vibio, sono ancora visibili sulla facciata.
Originariamente situato di fronte al Castelvecchio, nei pressi della Torre
dell'Orologio (come si vede ancora oggi), nel Medioevo fu spostato e utilizzato
come porta d'ingresso alla città. Nel 1805, durante l'occupazione napoleonica, i
francesi lo demolirono perché bloccava il traffico militare. Nel 1933, quando il
municipio decise di ricostruirlo, si trasferì nell'attuale sede. È realizzato in
pietra calcarea bianca e ha una struttura a quattro facciate, le due principali
si affacciano sulla Via Postumia. Sui frontoni si trovano statue che
rappresentano i membri della famiglia dei Gavia.
Corso Cavour, 2
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Ponte
Scaligero
Il
Ponte Scaligero appartiene al complesso di Castelvecchio e fa
parte del suo sistema difensivo. Eretto tra il 1354 e il 1376 per volere di
Cangrande II Della Scala venne costruito da Guglielmo Bevilacqua. Tre
grandi archi poggiano su due potenti piloni, dominati dal mattone come materiale
da costruzione. Più volte rimodellato nel corso dei secoli, fu ricostruito dopo
essere stato fatto saltare in aria dai tedeschi nel 1945 quando battevano in
ritirata, un' operazione che prevedeva il dragaggio del fiume alla ricerca di
murature medievali. Il ponte conduce da Castelvecchio all'Arsenale Francesco
Giuseppe sulla sponda nord dell'Adige, costruito dagli austriaci tra il 1840 e
il 1861 ed ora con i giardini pubblici di fronte. Da questi possiamo vedere come
il fiume servì da fossato naturale per difendere il castello e come il ponte
offrisse una via di fuga ai cittadini.
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Museo Civico di Castelvecchio
Il
Museo Civico di Castelvecchio è organizzato cronologicamente. Nel museo
si possono ammirare varie collezioni di armi, sculture romaniche della zona
veronese fin dal XII secolo, vari affreschi del XIII secolo, dipinti gotici e
rinascimentali e opere pittoriche fino al XVIII secolo. La sala I
contiene sculture romaniche, orafi lombardi e bronzi medievali. Le sale III
e IV opere del XIV secolo, tra cui una bella Crocifissione con santi.
La sala VI si trova nella torre principale, nella quale si trovano due
campane veronesi del XIV secolo. La sala VIII è il punto di partenza
della Reggia e ospita dipinti del XIII e XIV secolo. Nella sala XI
troviamo la Madonna della Quaglia, opera di Pisanello, la
Madonna del Roseto di Michelino da Besozzo del XV secolo ( già
attribuita a Stefano da Verona) e i dipinti di Jacopo Bellini. La sala
XIII secolo è dedicata alle scuole pittoriche del XIV secolo. Le sale tre e
quattrocentesche ospitano opere veneziane del XV secolo, come due Vergini
di
Giovanni Bellini e
Santa Catalina e Santa Veneranda di Carpaccio. Nella sala XIX
troviamo poi tra gli altri la Sacra famiglia con una santa di Andrea
Mantegna e Madonna della Passione di Carlo Crivelli. Tra le
sale XX e XXI ci appare in tutta la sua potenza una statua equestre di
Cangrande I, del XIV secolo, proveniente dalle tombe degli Scaligeri.
Corso Castelvecchio, 2
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Piazza dei Signori
Da
Piazza delle Erbe dopo poco si incontra a piedi l'Arco della Costa, un
arco con la caratteristica curiosa di avere appeso su di esso una costola di
balena. Poco dopo si incontra Piazza dei Signori, una piccola piazza
circondata da edifici monumentali. Al centro della piazza si trova una statua di
Dante, opera di Ugo Zazzoni del 1865. Il sommo poeta venne protetto per un
periodo dagli Scaligeri, i signori di Verona (per questo la piazza è conosciuta
anche come Piazza Dante)...Continua a leggere sulla
Piazza dei Signori.
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Palazzo della Ragione (Palazzo del Comune)
Sul
lato destro della piazza si erge il Palazzo del Comune, detto anche Palazzo
della Ragione, già sede del municipio del XII secolo con una facciata
ricostruita in stile neoclassico. Mostra fasce alternate di mattoni e pietre.
Sopra di essa si erge la Torre dei Lamberti, di 84 metri, costruita in
mattoni e pietre tra il 1172 e il 1464, con finitura ottagonale, e il Cortile
del Mercato Vecchio, cortile interno del Palazzo del Comune con la
bellissima scalinata gotica esterna a due sezioni e archi misti aggiunti tra il
1446 e il 1450. Il Palazzo del comune ha pianta quadrangolare ed è circondato
dai quattro corpi dell'edificio, con un tipico muro di mattoni e pietra. Con un
arco è collegato al Palazzo della Corte e alle camere dei magistrati.
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Palazzo del Capitano
Sullo
sfondo della piazza si trova il Palazzo degli Scaligeri, detto anche
Palazzo del Podestà o Palazzo di Cangrande. Si tratta di un edificio della fine
del XIII secolo, merlato e con un classico portale del 1533, opera del
Sanmicheli. Questo palazzo fu residenza degli Scaligeri, la più importante
famiglia veronese tra il 1260 e il 1387, e del "podestà" veneziano in seguito.
Di fronte si trova il Palazzo del Capitano, residenza del capo militare
della città, con un bellissimo portale di Sanmicheli (XVI sec.), nel cui cortile
si può ammirare la famosa Porta Bombardiera del 1687. La facciata della
Domus Nova (chiamata anche Palazzo dei Giudici) presenta un grande arco
centrale, l'Arco della Costa, la cui costola sospesa, secondo la
leggenda, cadrà quando per la prima volta passerà sotto una persona "giusta".
Negli archi a volta delle vie d' ingresso si possono ammirare statue di
Enrico Noris, Scipione Maffei e Girolamo Fracastoro.
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Torre dei Lamberti
La
Torre dei Lamberti è un buon posto per avere una panoramica di Verona.
Potete salire le scale, oppure, pagando un extra, prendere l'ascensore fino in
cima, e avrete una fantastica vista sulla città e oltre. La costruzione del
campanile medievale fu iniziata nel XII secolo (1172) e fu rialzato e ultimato
in più fasi fino a raggiungere la sua altezza attuale di 84 metri. Si
trova appena fuori Piazza delle Erbe (potete vederlo torreggiante sopra la
piazza), nei pressi del
Palazzo della Ragione...Continua a leggere sulla
Torre dei Lamberti.
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Casa di Giulietta, balcone,
e la statua
La
Casa di Giulietta, con il famoso balcone e la sua statua è senza ombra di
dubbio il luogo più visitato di Verona. Si tratta di un edificio medievale
risalente al XIII secolo, con una bella facciata in mattoni, situato in via
Cappello, a poca distanza da piazza delle Erbe. La tradizione lo indica
come Casa dei Capuleti (famiglia Veronese da cui Giulietta discendeva). La
tragedia d'amore di Giulietta e Romeo ha trovato a Verona addirittura dei
riscontri, e la fantasia ha mescolato leggenda e realtà, tanto che sono stati
riconosciuti vari luoghi in cui si sarebbe svolta la vicenda narrata da
Shakespeare. Sono infatti esistite effettivamente due famiglie di nome
Montecchi e Capuleti (il nome esatto è però Cappelletti). Molti
visitatori da tutto il mondo attirati da questa storia immortale vanno a Verona
per vedere il balcone e immaginarsi Giulietta affacciata verso il suo
Romeo. Questa casa del XIII secolo è un buon esempio di architettura gotica
veronese e all'interno si può visitare una bella collezione con mobili d'epoca.
È anche possibile vedere la casa attribuita alla famiglia di Romeo su Via Arche
Scaligere. La tradizione popolare si riconosce in questo bellissimo
edificio medievale, con una facciata in mattoni che conserva tracce
dell'originale merlatura, la Casa Montecchi, di cui faceva parte la famiglia
Romeo. La Tomba di Giulietta si trova in una cripta sotto il chiostro di San
Francesco al Corso, in Via del Pontiere. Anche se il sarcofago è vuoto, può dare
una sensazione di quel tempo al visitatore.
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Teatro Romano e Museo
Archeologico
Il
Teatro Romano del I secolo e il Museo Archeologico sono
raggiungibili attraversando il fiume sul pittoresco, Ponte Pietra. Il
teatro è costruito in una collina che domina il fiume e qui si organizzano ogni
anno spettacoli estivi all'aperto. Sopra il teatro, il Museo Archeologico è
ospitato nell'ex Convento di San Girolamo, dove i monaci hanno dedicato
la loro vita allo studio della medicina e alla cura dei malati. All'interno si
trova una collezione di reperti di eccezionale valore con mosaici romani, bronzi
etruschi e romani, sculture e iscrizioni romane.
Il Teatro Romano venne costruito all'epoca dell'imperatore Augusto (seconda metà
del I secolo a. C.). È talvolta utilizzato per spettacoli teatrali. Le belle
vedute panoramiche sono la ragione per cui oggi è visitato, insieme alla vista
dei pochi resti del palcoscenico originale, anche se le tribune sono in gran
parte intatte. I resti del teatro sono stati rinvenuti nel XIX secolo, coperti
da edifici religiosi e civili costruiti nel corso di molti secoli. Il teatro è
composto da una cavea semicircolare con tribuna, e da una 'scaena' (scena) solo
parzialmente recuperata, ai cui lati si trovano resti del 'parascenio';
pochissimi resti, invece, del fronte monumentale (' fronzoli') che si affaccia
sul fiume. Molti di questi pezzi sono conservati nel Museo Archeologico a cui si
è accennato sopra.
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Duomo di Verona - il
Complesso Cattedrale
La
Cattedrale romanica o
Duomo di Verona è un complesso di edifici che comprende un Battistero
del XII secolo, il Chiostro dei Canonici, la Chiesa di San Elena e
resti di una basilica paleocristiana del IV secolo. Spiccano all'interno del
duomo, la fonte battesimale ottagonale in stile romanico, decorata con scene
bibliche scolpite, è stata ricavato da un unico blocco di marmo e il Battistero
con affreschi dal XIII al XV secolo. Gli affreschi della cattedrale vanno dal XV
al XVIII secolo e l'esterno è decorato con rilievi XII secolo...Continua a
leggere sul
Duomo di Verona.
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Basilica di San Zeno Maggiore
Anche
se il Duomo è il tempio principale di Verona, la Basilica
di San Zeno Maggiore è forse la chiesa più conosciuta
della città. Secondo la tragedia di William Shakespeare
fu qui che "Romeo e Giulietta", si sposarono in
segreto. La chiesa sorge sulla tomba di San Zeno, l'ottavo
vescovo di Verona, di origine africana (dalla provincia
romana di Mauretania in nord Africa - anni 362-380 d.C.
approssimativamente)...Continua a leggere sulla
Basilica di San Zeno.
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Chiesa di San Procolo
Alla
basilica è annessa la Chiesa di San Procolo, che custodisce i resti di
San Procolo, quarto vescovo di Verona. Risale al VI o VII secolo e fu costruita
nella necropoli cristiana del V-VI secolo. Dopo il terremoto del 1117 fu
completamente ricostruita. Ha una sola navata e cripta. All'interno si trovano
affreschi di epoche diverse, tra cui una Ultima cena e San Biagio che
guarisce gli infermi di Giorgio Anselmi del 1741 e opere di
Antonio Badile e Giambettino Cignaroli (Sant'Elena che adora la
croce del 1741). Purtroppo questa chiesa è sempre chiusa e difficilmente
accessibile e per questo viene quasi totalmente ignorata dai visitatori
nonostante conservi un patrimonio storico ed artistico di primissimo ordine.
All'esterno della chiesa, è collocato il busto e l'arca di Tommaso da Vico,
insigne medico veronese. Un fatto curioso è che a quest'ultimo si deve con tutta
probabilità la nascita di due delle manifestazioni più importanti di Verona, il
Venerdì gnoccolaro e il Carnevale veronese. La festa infatti
trae le sue origini da una sollevazione popolare contro i fornai veronesi nel
1530, quando un'improvvisa inondazione dell'Adige e le contemporaneo razzie
delle truppe mercenarie dei Lanzichenecchi (al servizio dell'imperatore
Carlo V)
nel veronese, portò a una terribile carestia. Per aiutare e sfamare la
popolazione affamata vennero eletti alcuni cittadini veronesi di specchiate
virtù, tra i quali Tommaso da Vico. La cittadinanza venne sfamata con i
proventi dei dazi sulle castagne e sulle olive. Questo episodio prese il nome di
gnoccolare ed avvenne l'ultimo venerdì di carnevale, giorno in cui
vennero distribuiti pane, vino, farina, burro e formaggio nella Piazza San
Zeno.
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Piazza Bra
Piazza
Bra, una volta un campo di periferia o di "Braida", è una grande piazza
all'interno del porta principale di ingresso a Verona. Vedrete l'Arena romana su
un lato della piazza e vicino ad essa il neoclassico Palazzo Municipale.
Parte della piazza è un giardino con una fontana centrale. Sul lato opposto
dell'arena ci sono eleganti palazzi porticati con caffé e ristoranti lungo un
ampio passaggio pedonale. Si può prendere un bicchiere di vino o un caffé in uno
dei tanti locali e trascorrere qualche ora ad osservare la gente in questo bello
scenario cittadino.
La visione dell’ampio giro della curva ellittica dell'Arena è oggi limitata dal
giardino alberato con fontana, che occupa lo spazio centrale della piazza, dove
si trovano il Monumento equestre di Vittorio Emanuele II (di Antonio
Borghi) e il Monumento al Partigiano (di Mario Salazzari). Il
lato occidentale è chiuso dal Palazzo della Gran Guardia, dalle mura e
dai Portoni della Bra costituiti da due ampie arcate con merlatura ghibellina,
unite alla Torre Pentagona, complesso monumentale appartenente alle
cittadelle fortificate dell’epoca viscontea.
Il lato orientale è occupato dall'Arena; a nord la lunga passeggiata detta il "Liston"
costituisce l’elemento più caratteristico del complesso urbano; esso è formato
da un larghissimo marciapiede, sistemato nel 1770, che segue l’andamento
curvilineo degli edifici del lato settentrionale di Piazza Bra. Modeste facciate
si alternano a quelle più celebrate della Palazzina Faccioli, progettata
alla fine del Settecento dall’architetto Luigi Trezza, del Palazzo
Guglienzi-Brognoligo della fine del Quattrocento, un tempo decorata da
affreschi, o del Palazzo Ottolini- Vaccari (1782) su disegno di
Michelangelo Castellazzi. Il lato meridionale di Piazza Bra è occupato dal
Palazzo del Municipio di Giuseppe Barbieri.
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Arche Scaligere
Le
Arche Scaligere sono un sepolcro monumentale, che da oltre settecento
anni accoglie le spoglie degli antichi Signori di Verona. In questi elaborati e
bellissimi mausolei riposano i Principi della famiglia Della Scala, con
le loro sculture equestri che si levano verso il cielo, approdo finale a cui
aspiravano, forse di diritto, i signori.Nel piccolo sagrato, tra il fianco della
Chiesa di Santa Maria Antica e quello del Palazzo, si trova il recinto
delle Arche scaligere...Continua a leggere sulle
Arche
Scaligere.
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Chiesa di Santa Anastasia
La
Chiesa di Santa Anastasia, che domina con la sua facciata l'omonima
piazzetta, è uno degli esempi più prestigiosi dell'architettura gotico-veneta,
assieme alla Chiesa di San Lorenzo di
Vicenza, e alla
Chiesa di San Zanipolo e alla Chiesa di Maria dei Frari entrambe a
Venezia,
e alla Chiesa di San Nicolò a
Treviso. Il
linguaggio gotico veneto fonde le colonne composite in un pilastro cilindrico,
ribadendo il perfetto equilibrio tra tensioni orizzontali e verticali nelle
lignee catene che uniscono archi e navate, e armonizza ogni elemento con la luce
che si diffonde dalle lunghe monofore delle pareti e dell'abside. Sant'Anastasia
è la chiesa dei Domenicani a Verona.
Ottenuta l'officiatura della chiesetta consacrata a questa Santa verso la fine
del XIII secolo, i frati la ingrandirono e la dedicarono a San Retro,
primo martire domenicano vittima di una imboscata tesagli dagli eretici che
Retro come inquisitore aveva accanitamente combattuto. Ma la tradizione popolare
ebbe il sopravvento e la chiesa fu sempre indicata col suo antico nome. Una
radicale ricostruzione, iniziata circa, nel 1290, si protrasse per tutto il
Trecento e il Quattrocento. Alla fine dei lavori (1481) la chiesa rimase
incompiuta nella facciata. Tutto fa credere che sia stata progettata da un frate
domenicano memore della Chiesa di San Zanipolo di Venezia eretta un
cinquantennio prima.
Tra i primi cospicui donatori della Chiesa di Santa Anastasia troviamo
Alberto I della Scala e il Podestà conte Guglielmo da Castelbarco, la
cui bellissima arca sepolcrale, assai vicina a quelle scaligere, è posta nella
stessa piazzetta all’ingresso dell'antico Convento dei Domenicani. Della
facciata, alla quale mancano il rivestimento marmoreo, statue e pinnacoli, è
stato compiuto il bellissimo portale a profondo sguancio, ornato di colonnette
in marmi policromi.
I bassorilievi sull'architrave del portale sono attribuiti a uno scultore della
prima metà del '300, il cosiddetto maestro di Santa Anastasia, forse Rigino
di Enrico. Gli affreschi delle lunette e i rilievi con episodi della Vita
di San Pietro furono eseguiti nel Quattrocento. A destra della facciata si
trova la chiesetta di San Pietro Martire dei primi anni del XV secolo , con
elegante protiro.
L’interno a due campate presenta affreschi in cattive condizioni,
attribuiti a Bartolomeo Badile, altri sono vicini alla scuola di
Stefano e di Altichiero. Dalla porta d’ingresso della chiesa di Santa
Anastasia si coglie il ritmo solenne dei giganteschi pilastri che portano al
transetto e alle cappelle absidali. Le volte dei sotto archi sono dipinte con
graziosi motivi vegetali; il pavimento in marmi bianchi, rossi e turchini è di
Pietro da Porlezza (1462). Caratteristiche le pile dell’acquasanta
sostenute da due argute sculture di gobbi.
Nella navata di destra degni nota l’altare della famiglia Fregoso opera
di Danese Cattaneo (1565), l'altare di San Martino con un dipinto
di Francesco Caroto e un'architettura imitante l’Arco dei Gavi. Alla testata
destra del transetto, dentro la finissima cornice scolpita, si trova la pala di
Girolamo dai Libri con la Madonna in trono e Santi Tommaso e Agostino.
La prima cappella dell'abside contiene un affresco di Altichiero che
rappresenta la famiglia Cavalli ai piedi della Vergine.
Segue la Cappella Pellegrini, famosa per l'affresco di Pisanello
negli spicchi dell'arco, ora in sagrestia, con San Giorgio e la Principessa
e il Risveglio del drago. All'interno la decorazione in terracotta è
attribuita a Michele da Firenze. Nella Cappella Maggiore la parete
è interamente occupata dal monumento a Cortesia Sarego, mirabile insieme
di elementi scultorei e pittorici tra il Gotico e il Rinascimento. Nella navata
sinistra si apre la Cappella del Rosario, con la Madonna
attribuita a Lorenzo Veneziano (1358) e dipinti del Turchi e del Bassetti.
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Via Sottoriva
Questo
suggestivo vicolo collega la Chiesa di Sant'Anastasia all'Adige.
Circondato da portici e case del XIII e XIV secolo, può essere l'occasione per
una romantica passeggiata. Si può anche mangiare qualcosa perché la strada ha
molti ristoranti di buona qualità e al giusto prezzo. Durante il giorno, è
possibile curiosare nei numerosi negozi di antiquariato che si trovano qui. Per
la cronaca, come indica il nome della strada, una volta questa via era al
livello del fiume e regolarmente allagata. Non lontano dall'Adige, dietro la
basilica di Sant'Anastasia, vedrete una targa che indica "Adige 17 settembre
1782": la sua altezza indica il livello dell'acqua in strada in quel giorno e
potrete infatti vedere che l'acqua era salita a più di un metro.
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Chiesa di San Giorgio in Braida
L’attuale
Chiesa di San Giorgio in Braida, situata sulla riva sinistra dell'Adige, fu eretta nel 1477 dai canonici di San
Giorgio in Alga in stile rinascimentale. Qui esisteva già nell'VIII secolo un
insediamento ecclesiale ampliato poi in un monastero
benedettino. Nella prima metà del Cinquecento fu aggiunta la cupola
che la caratterizza enormemente, di
Michele Sanmicheli autore (probabile), oltre che della facciata in pietra
bianca (che alcuni attribuiscono ad Antonio Rizzo o a
Vincenzo Scamozzi), anche del campanile, condotto appena al secondo
ordine e lasciato non finito per mancanza di fondi. Nelle cui nicchie spiccano
le statue di San Giorgio e di San Lorenzo
Giustiniani, opera di Giacomo Ceola e Lorenzo
Muttoni.
Il termine "braida" deriva dal tedesco antico "breit" e
indica un luogo spazioso e largo nei pressi delle mura della
città, nel quale poteva essere edificata la chiesa.
All'interno a unica navata, che si presenta
in forme semplici, con ampio spazio absidale, sono presenti opere di grande
valore artistico.
Goethe, nel suo
"viaggio in Italia", passando per
Verona rimase entusiasta e meravigliato dalle opere d'arte
reperibili nella navata della chiesa. Più che l'architettura,
interessano qui i dipinti collocati alle pareti o nelle cornici degli altari,
dovuti ai maggiori maestri veronesi e veneziani del Cinquecento. Domina sullo
sfondo concavo della grande composizione di Paolo Veronese con il Martirio di San Giorgio, affascinante per la ricchezza del colore e per
l'efficace impostazione della scena. Nel quarto altare a sinistra, Girolamo
dai Libri compì la pala con la Madonna, Santi e Angeli in un
paesaggio soffuso di luce. Importanti anche le opere di
Girolamo dai Libri con Bambino fra i Santi Zeno e
Lorenzo Giustiniani e Domenico Brusasorci con la pala della Madonna e gli Arcangeli, forse il suo capolavoro per
disegno e colore. Tra gli altri pittori ricordiamo Jacopo e Domenico
Tintoretto (Battesimo di Cristo), Paolo Farinati, Francesco Montemezzano,
Francesco Caroto e il Romanino.
Interessante infine anche la canonica annessa alla
chiesa e costruita nel 1791 da Luigi Trezza e sulla
cui facciata rimangono ancorai segni dei proiettili che
testimoniano del conflitto a fuoco tra francesi e austriaci,
avvenuto il 18 ottobre 1805.
Lungadige San Giorgio, 6
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Chiesa di San Fermo Maggiore
La
Chiesa di San Fermo Maggiore originale risale ad epoca paleocristiana. Fu
modificata nell'VIII secolo e rifatta dai Monaci Benedettini nei primi anni del
XI secolo. È dedicata a San Fermo che, col fratello Rustico, fu martirizzato
sulla riva dell’Adige. Le parti romaniche della chiesa a due aule, una inferiore
e l’altra superiore, sono attribuibili al periodo benedettino. Nel 1313 quando
la chiesa passò dai Benedettini ai Francescani, si iniziò la ricostruzione
dell’aula superiore in stile gotico. Nella chiesa inferiore, a quattro navate
con crociera a cinque absidi, si notano insieme al romanico anche gli influssi
francesi. La facciata monocuspidata presenta un portale fortemente strombato,
con arco a pieno sesto, ultimo omaggio allo stile romanico, mentre nella tomba
di Aventino Fracastoro, nella quadrifora, nei rosoncini e negli archetti
pensili si afferma il gotico.
Tipicamente veronese la zebratura del tufo e del cotto. L’abside maggiore, di
slanciate strutture gotiche, si alza su quella romanica della chiesa inferiore,
si corona, con un vivacissimo cromatismo, di archetti incrociati, cuspidi,
pinnacoli, croci e banderuole bronzee.
Bellissimo l’interno ad unica navata, secondo l'uso francescano, con
splendido soffitto ligneo intagliato e scolpito nella prima metà del Trecento ad
ondulata carena di nave rovesciata. Sulla lunetta della porta d'ingresso:
Crocifissione di Giovanni Francesco Turane, pittore influenzato da
Giotto.
Sulla parete destra spicca il grande affresco staccato di Stefano da Verona
con i due gruppi di Angeli che reggono lunghi cartigli, parte di una Natività
o di una Resurrezione. Sulla parete sinistra della navata campeggia il
monumento funebre di Nicolò Brenzoni, eseguito dal fiorentino Nanni di
Bartolo tra il 1424 e il 1427. La tomba gotica a baldacchino è qui risolta
in una resurrezione sotto un padiglione aperto da due Angeli. La decorazione
pittorica, che all'uso veronese incornicia altari e sepolcri, fu compiuta da
Pisanello, che tra gli Arcangeli Raffaele e Michele eseguì l'Annunciazione,
uno dei capolavori del Gotico internazionale. Gabriele è tutto raccolto nelle
ali, che sentono ancora il fremito del volo, in adorazione della Vergine chiusa
nella sua stanzetta gotica. Bellissimi gli arimali ricordati dal Vasari: il
cagnolino sulla gradinata ai piedi della Madonna e i colombi che tubano sotto
l’angelo.
La Cappella Alighieri, l’ultima a destra, ripropone nella fronte le linee
dell’Arco dei Gavi. La Cappella Maggiore, chiusa da un tornacoro
simile a quello sanmicheliano della Cattedrale, presenta una decorazione ad
affresco eseguita nel Trecento. Sul fianco verso la strada la porta è protetta
da un protiro policromo, a slanciati archi gotici. L'affresco con la Madonna
e Santi è di Francesco Morone (1523).
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Chiesa di San Lorenzo
La
Chiesa di San Lorenzo è, nel panorama di tutte le chiese di Verona, una
chiesa molto particolare che merita una visita. Da corso Cavour, attraverso un
portale gotico ma eretto nel Quattrocento con la statua del Santo, si entra in
un piccolo cortile ove sono esposti vari reperti di scultura appartenenti ad una
basilica eretta nell'VIII secolo. L'attuale edificio risale in parte ai primi
anni del XII secolo. A partire dal XV secolo iniziarono le manomissioni subite
dal nobile e vetusto edificio: cambiato il soffitto, chiuse le aperture del
matroneo, alterati gli altari. Il ripristino incominciò nel 1887: a poco a poco
San Lorenzo riprese le sue forme primitive, pur mancando ancora la sistemazione
dell'area attorno alla chiesa. La pianta dell'edificio si articola in tre
navate, con transetto e tre cappelle absidali.
Sulla facciata, due torri scalari cilindriche di derivazione normanna danno uno
slancio verticale insolito per una chiesa romanica. Esse non hanno funzione di
torri campanarie, ma contengono le scale che conducono ai matronei interni. Come
in tutti gli edifici sacri veronesi, le pareti sono percorse da fasce di tufo e
cotto. L'interno è quanto mai suggestivo per l'alta e stretta navata, sostenuta
da altissimi pilastri cruciformi, per le agili colonne e per gli archi a sesto
rialzato. Nell’abside della Cappella Maggiore e lungo le pareti compaiono
tracce di antichi affreschi. La pala di Domenico Brusasorci sopra
l’Altare maggiore rappresenta i Santi Lorenzo, Giovanni Battista e Agostino.
Lungo la navata sinistra sono i monumenti funebri delle famiglie Trivella e
Nogarola (XVI secolo).
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Chiesa di San Bernardino
I
lavori per la chiesa e il convento di San Bernardino furono iniziati dai Frati
Minori Francescani nel 1451 e terminarono nel 1566 circa. La chiesa è
precedutala un armonioso chiostro; questo, più che rifarsi ai modelli
rinascimentali, si riallaccia ai modi e dell'architettura romanica veronese.
Dal chiostro si accede alla Sala Morone, così chiamata per il ciclo di
affreschi di Domenico Morone. All’opera portarono il loro contributo il
figlio Francesco ed altri bravi allievi. Sulle pareti laterali sono raffigurati
i più illustri rappresentarti dell'ordine francescana tra San Francesco e Santa
Chiara, la Madonna in Trono venerata dal committente Monello Sagramoso
e la moglie. Incantevole il paesaggio montano e lacustre di sfondo. La facciata
della chiesa fonde con grande semplicità elementi gotici e rinascimentali. Sulla
liscia superficie in cotto le due lunghe monofore tribolate e delicato rosoncino
si rifanno allo stile gotico, mentre il portale finemente scolpito e
rinascimentale.
Nella lunetta figura San Francesco che riceve le stimmate, sul timpano arcuato
si trovano le statue dei San Bernardino, Antonio e Bonaventura. Come tutte le
chiese francescane anche San Bernardino presenta una semplice ed univa navata,
affiancata a destra da una nave minore su cui si aprono le cappelle.
Il soffitto è a capriate a vista, il pavimento in marmo bianco e rosso
sostituisce il più modesto cotto. Anche se l'intento dei francescani era quello
di avere una chiesa povera, tuttavia non si potè evitare che per volere dei
benefattori qui convergesse l’opera dei più importanti pittori veronesi del XV
secolo XV, nonché quello di Michele Sanmicheli nella Cappella Pellegrini.
Nella prima Cappella, Nicolò Giolfino illustrò la vita di San Francesco,
ambientandola nella Verona del Cinquecento. Sull’altare, pala con Madonna e
Santi del Cavazzota. Nella seconda cappella, una bella Madonna del
Bonsignori. Nella Cappella Avanzi c'è la grande Crocifissione
eseguita nel 1498 da Francesco Moroni. Sempre nello stesso ambiente
dipinsero anche Francesco Caroto e Antonio Badile. Perduti per
eventi bellici durante la Seconda Guerra Mondiale gli affreschi della Cappella
Maggiore del pittore rinascimentale Michele da Verona, resta il
Trittico di Francesco Benaglio che riecheggia il, grande modello del
Mantegna. Annessa alla chiesa è la Cappella Pellegrini del
Sanmicheli, iniziata nel 1529; per il disegno architettonico, il perfetto
equilibrio, la raffinatissima decorazione, essa può considerarsi uno dei più
alti capolavori del Rinascimento italiano. Di straordinario effetto l’organo del
1481, con le ante dipinte da Domenico Morone.
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Chiesa di Santa Maria in Organo
Chiesa
e convento di Santa Maria in Organo sono di origine benedettina: nel 1444, per
concessione del papa Eugenio IV, ambedue passarono agli Olivetani, che li
tennero fino alla soppressione napoleonica del 1807. Nel monastero, ora sede di
una scuola, è conservato il chiostro a colonne di marmo rosso con capitelli
rinascimentali. Il titolo della chiesa è preso da un "organon" strumento
per il sollevamento dell’acqua d’irrigazione dal vicino Adigetto. La chiesa
inferiore è un esempio di architettura preromanica a tre navate; conserva un
polittico marmoreo attribuito a Giovanni da Rigino.
La facciata della chiesa, mai finita, è attribuita dal Vasari al
Sanmicheli. In pietra bianca, essa riprende l’idea dell’arco trionfale
romano a triplice fornice. La parte superiore mantiene il tradizionale paramento
in tufo e in cotto con la decorazione ad archetti; presenta inoltre una grande
finestra che doveva inserirsi nella nuova classicheggiante facciata addossata a
quella antica, secondo l’esempio del Tempio Malatestiano di
Rimini.
L’interno della chiesa appartiene al rinnovamento olivetano: è a tre navate con
cappelle e transetto.
Splendida la decorazione pittorica ad affresco, sulle pareti e sul soffitto, e
su tela negli altari delle cappelle. Il Cavazzola è presente con le
figure di alcuni Santi e con un'Annunciazione, mentre Niccolò Giolfino
eseguì le Scene bibliche nell'absidiola destra. La Resurrezione è di
Domenico Brusasorci. Tra le pale d’altare citiamo il Transito di San
Giuseppe di Giovan Battista Pittoni, la Madonna e Santi di
Antonio Balestra. Sono pure presenti Francesco Morone, il lombardo
Giovan Girolamo Savoldo, Luca Giordano e il
Guercino.
La chiesa è famosa per le tarsie lignee del coro, eseguite da fra Giovanni da
Verona come quelle della sagrestia. Inesauribile la fantasia dell’artista
nella rappresentazione di animali, di strumenti scientifici, di paesaggi e di
visioni prospettiche di Verona. A fra Giovanni è attribuita anche l'architettura
della sagrestia, dalle sobrie linee rinascimentali; il soffitto a vele si
appoggia ai capitelli pensili delle pareti, il campanile dalla elegante bifora è
voltato a cupolino.
Nella chiesa è conservata la ben nota Santa Muleta, una statua lignea di
Gesù raffigurato sull'agnello. Appartiene al XIII secoloa, ed era destinata alle
processioni che rievocavano l’ingresso di Cristo in Gerusalemme. Gli affreschi
della sagrestia, con Papi e monaci benedettini sono dovuti alla collaborazione
di Domenico e Francesco Morone. Sulla piazzetta è degna di nota anche la
facciata del Monastero.
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Chiesa dei Santi Nazaro e Celso
La
Chiesa dei Santi Nazaro e Celso apparteneva ad un monastero benedettino e
fu costruita su un’altra più antica tra il 1464 e il 1483. Il portale che
precede il cortile in forma di esedra fu compiuto nel 1668 e, pur nella sua
nobile e compassata forma di arco trionfale di ordine tuscanico ad unico
fornice, rende omaggio al Barocco per i drappi annodati ai fusti delle colonne e
ricadenti in una pittoresca asimmetria. La facciata in cotto con bella porta e
ogiva gotica e rosone è spartita da alte lesene coronate da pinnacoli.
L’interno è a tre navate con cinque cappelle per ogni lato e tre absidi. Anche
questa chiesa costituisce un autentico museo per le opere di pittura e di
scultura che si sono accumulate nel volgere di due secoli. Citiamo tra i dipinti
l'Annunciazione del Farinati, la Madonna e Santi di
Domenico Brusasorci, un trittico con la Pietà e i SS. Benedetto e
Francesco, di scuola veronese della fine del Quattrocento. Inoltre, due
tavole di Bartolomeo Montagna, pittore di origine bresciana ma vicentino
di adozione, che in questa chiesa ha lasciato alcuni tra i suoi capolavori. Si
tratta degli scomparti di un polittico, e della decorazione ad affresco della
Cappella di San Biagio. Ideatore della Cappella fu Beltramo di Valsolda,
che la iniziò nel 1488 nel più elegante gusto rinascimentale. Nell’altare
marmoreo è compresa l’Arca dei SS. Biagio e Giuliana, finissimo lavoro
compiuto nel 1508 da Bernardino Panteo. La pala con il Martirio dei
due Santi è di Francesco Bonsignori: la predella è di Girolamo dai
Libri. Cavazzola, Domenico Morone e Giovan Maria Falconetto
ornarono l’arco trionfale e gli spicchi della cupola, mentre sulle pareti, tra
splendide architetture rinascimentali, Bartolomeo Montagna ambientava con
straordinaria naturalezza e vivace senso del colore Scene della vita di
San Biagio. (1504-1505).
Di eccezionale importanza per la conoscenza della pittura veronese anteriore al
1000 e il Sacello dei Santi Nazario e Celso, costituito da tre locali scavati
nella roccia del Monte Costiglione. È la cosiddetta Grotta dei Santi Nazario e
Celso, forse la chiesetta primitiva, che conserva un pur rovinatissimo ciclo di
affreschi datati 996. Un secondo strato di affreschi fu eseguito nel XIII
secolo.
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Chiesa di San Nicolò all'Arena
La
Chiesa di San Nicolò, nell'omonima piazza, è una grande costruzione
barocca dell'architetto Lelio Pellesina (1627), che sorge su una
preesistente chiesa romanica. L'attuale facciata neoclassica apparteneva alla
chiesa consacrata di San Sebastiano, distrutta durante la guerra e costruita da
Giuseppe Barbieri nella prima metà dell'Ottocento. L'ampio interno di una
navata unica ha forme barocche, con cappelle su entrambi i lati. Nel primo,
sulla destra, possiamo vedere il dipinto di Marcantonio Bassetti (XVII
secolo) con San Giovanni Battista; e nel presbiterio San Nicola,
anch'esso di Bassetti (XVII secolo) e l'Annunciazione, di Alessandro
Turchi detto l'Orbetto. Sul lato opposto si vede la facciata laterale
del Palazzo dei Diamanti, il cui fronte si affaccia sulla Via Noris.
Questo elegante edificio prende il nome dall'imbottitura del rivestimento
esterno, scolpito in una punta di diamante.
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Chiesa di Santa Maria della Scala
In
Via Scala si trova l'omonima Chiesa di Santa Maria della Scala, eretta
nel 1325 per ordine di Cangrande I della Scala che donò i terreni in cui
sorse ai Servi di Maria (per dare seguito a un ex voto per la guarigione
da una grave malattia che aveva contratto) e che fu modificata in diverse
occasioni nel corso del tempo. L'importanza importanza della chiesa nel
panorama storico-artistico di Verona testimoniata dalla presenza di opere dovute
a Giovanni Badile Vergine con San Girolamo e San Zenone) e all’Altichiero.
All’inizio del Cinquecento venne realizzato il portale d’ingresso, notevole
opera rinascimentale forse opera di Francesco Castello che nel 1522. Fra
il 1894 e il 1900 le cappelle di Sant’Antonio da Padova, della Madonna
addolorata e della Beata Vergine incoronata vennero restaurate dall’architetto,
portando alla luce i famosi dipinti di Nicolò Giolfino. La facciata
risale al XVI secolo e il campanile del 1362. All'interno si trova un affresco
trecentesco con i presunti ritratti di Cangrande I e di sua moglie e il "Monumento
funebre Scipione Maffei" nella navata sinistra.
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Chiesa dei Santi Siro e Libera
Sul
lato est della tribuna del Teatro Romano si erge la Chiesa di Santi Siro e
Libera, l unica costruzione rimasta delle molte che erano state costruite
nel tempo sul teatro. Fondata nel X secolo, all'epoca di Berengario, subì
diverse trasformazioni radicali, soprattutto nel XVII secolo. La facciata,
preceduta da una scala barocca a due fili, conserva ancora la facciata e
l'annesso portico trecentesco. L'interno conserva alcune opere degne di nota:
nella prima cappella a sinistra, un dipinto del 1751 con la Vergine e San
Gaetano del pittore Giambettino Cignaroli, qui sepolto; il bellissimo
l'Altare Maggiore del XVIII secolo, ornato da statue e madreperla intarsiata,
con uno splendido coro ligneo, opera dei tedeschi Andrea Kraft, C.
Petendorf e R. Siut (1717-1720) e l' Annunciazione di
Claudio Ridolfi. Sopra il portale di ingresso si trova il busto di papa
Clemente XIII.
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Chiesa di San Giovanni in Valle
La
Chiesa di San Giovanni in Valle è citata nei documenti dell'VIII
secolo. L'attuale chiesa risale al XII secolo. Fu ricostruita dopo il
terremoto del 1117 e gravemente danneggiata durante la seconda guerra
mondiale, soprattutto negli affreschi del XIII e XIV secolo. Di tre navate e
altrettante absidi (la centrale strettissima centrale), interamente in
pietra, è un monumento fondamentale nella storia del romanico veronese.
Particolarmente interessanti sono le absidi, la più antica delle quali è
quella di destra. La facciata presenta linee semplici, con finestre
laterali, parte centrale e porta in marmo. Sull'alveo vi è un importante
affresco di Stefano da Verona con la Vergine e i Santi. Il
campanile e il chiostro sono romanici. La cripta, che conserva elementi
della primitiva chiesa, è anch'essa romanica a tre navate, ricoperta da
volte a crociera su pilastri e colonne. Ecco due importanti testimonianze
della scultura veronese del periodo paleocristiano: il sarcofago di "San
Giuda Tadeo e un altro sarcofago romano.
Via San Giovanni in Valle, 40
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Chiesa di San Giovanni in Fonte
L'origine
di questa piccola e suggestiva chiesa, già battistero della cattedrale,
risale all'VIII o IX secolo, probabilmente del periodo longobardo. Tuttavia,
fu nel XII secolo che assunse la forma attuale a tre navate quando venne
completamente ricostruita (ma utilizzando materiali dell'edificio
precedente) per volere del vescovo Bernardo dopo il devastante terremoto del
3 gennaio 1117. Come qualcuno noterà osservandole, ci sono numerose analogie
con la Chiesa di San Giovanni in Valle di cui abbiamo già scritto, per
quanto riguarda l'architettura e le sculture. Per questo motivo è
molto probabile che i due edifici siano stati costruiti nello stesso
periodo.
La facciata, interamente in tufo presenta i resti di un protiro pensile su
cui è dipinta una Madonna del XII secolo. Del primo periodo contiene
interessanti capitelli dell'VIII secolo ed un pilastro del VI secolo e una
una notevole fonte battesimale del XII secolo in marmo rosso,
autentico capolavoro della scultura romanica veronese. Si tratta di
una grande vasca ottagonale, in marmo rosso di Verona di quasi tre metri di
diametro, posta al centro della navata centrale su due gradini ( su ogni
lato è scolpita una formella con storie dell’infanzia di Gesù, attribuite
alla bottega di Brioloto).
All'interno, che presenta una pianta a tre navate con la centrale
leggermente più lunga e larga delle due laterali, si possono ammirare alcuni
resti di affreschi del XIII, XIV e XV secolo, dipinti di pittori veronesi
del XVI secolo, un'opera di Paolo Farinati e, al centro, una
bellissima acquasantiera ottagonale del XIII secolo, riccamente intagliata
con le storie dell'infanzia di Gesù.
piazza Duomo, 21
La chiesa venne fatta ricostruire dal vescovo Bernardo dopo il terremoto del
3 gennaio 1117, con l'utilizzo di materiali più antichi.
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Castel San Pietro
Il
Castel San Pietro si raggiunge attraverso una scala che parte dal Ponte
di Pietra.Costruito nel XIV secolo e integrato nelle mura della città nel
1450, le truppe napoleoniche iniziarono a demolirla nel 1801. Il sito aveva già strutture fortificate di epoca viscontea, costruite
quando i milanesi presero Verona nel 1387, poi demolite all'inizio dell'
Ottocento dalle truppe francesi. Nella seconda metà di questo secolo (1854), gli
austriaci costruirono qui una caserma sulle rovine. Nonostante lo stato attuale
dell'edificio abbandonato, dalla terrazza panoramica si può godere di una
vista incredibile della città per apprezzare il teatro romano e tutta la città.
Per accedere a questa terrazza, dovrete prendere la scalinata di Via Scalone
Castello San Pietro. Poco prima di arrivare in cima, fate una sosta nel
nuovo giardino del castello, che offre anche una splendida vista sulla
città. Una volta raggiunto il livello della terrazza, per riprendersi da
questa salita un po' difficile, ci su può rifocillare al ristorante Re
Teodorico, che offre anche una splendida vista su Verona.
La caserma è un edificio
lineare tripartito: la parte centrale più estesa si eleva su quattro piani,
adattandosi alla pendenza del terreno; le due estremità di una torre, proiettate
sulla facciata principale, innalzano un ulteriore piano. Una passeggiata conduce
alla Fontana di ferro, che faceva parte del Quadrilatero,
l'imponente apparato difensivo creato dagli austriaci.
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Palazzo e Giardino Giusti
Il
giardino di Palazzo Giusti è uno dei più bei giardini rinascimentali
d'Italia. Fu creato nel 1580 e, come in altri giardini dell'epoca, è un misto di
artificio e natura. L'ordinato giardino inferiore ha siepi di bosso potate
all'italiana, strade ghiaiose, fontane, statue e piante in vaso. Questo
contrasta con il bosco naturale della parte superiore che sale sul colle di San
Zeno in Monte (dove sorge l'omonima chiesa), con un viale di cipressi e una
caratteristica torre, con scala a chiocciola interna che conduce ad un terrazzo
superiore, da cui si può godere un bellissimo panorama.
Via Giardino Giusti, 2
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Museo di Storia Naturale
Il
Museo Civico di Scienze Naturali è ospitato a Palazzo Pompei, già Lavezzola, dal
1926. Fu costruito da Michele Sanmicheli intorno al 1530 o al 1550, con un'
interessante facciata divisa in due piani orizzontali e un bel cortile interno.
Danneggiato gravemente durante la seconda guerra mondiale, fu riaperto nel 1965.
Il museo è uno dei più importanti e famosi in Italia e in Europa, con oltre
venti grandi sale dove sono esposte preziose e rare collezioni organizzate in
sezioni di Botanica, Geologia e Paleontologia, Preistoria e Zoologia. I fossili
sono stati rinvenuti nelle Prealpi delle Dolomiti, in una cava a nord della
città. La preistoria è rappresentata dai resti di antichi insediamenti sul Lago
di Garda, con ricostruzioni dei borghi originari. Al piano superiore ci sono
vetrine piene di uccelli, animali e pesci ripieni che forniscono una descrizione
completa del mondo animale.
Lungadige Porta Vittoria, 9
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Porta dei Borsari
La
Porta dei Borsari venne costruita forse nella seconda metà del I secolo
d.C. Vi fu aggiunta nel 265 un'iscrizione da parte dell’imperatore Gallieno.
È situata all'estremità meridionale del Decumano Massimo, e si apriva
sulla cinta di mura con due fornici gemelli, dei quali ci è pervenuta la
facciata esterna. Fu chiamata nel Medioevo "Porta di San Zeno» perché conduceva
all'omonimo borgo; più tardi, quando con quel nome venne indicato il più esterno
Arco dei Gavi, la porta prese il nome dei "Bursari", funzionari che per
conto del Vescovo e dei Canonici riscuotevano il dazio sulle merci. Il duplice
fornice, interrato per circa un metro e mezzo, sostiene una fascia doppia con
aperture incorniciate da colonnine, timpani, lesene e capitelli finemente
lavorati. Questi elementi furono modello a tutta l'architettura del Rinascimento
veronese. Nel 1541 ci fu un rifacimento della porta attribuito a Michele
Sanmicheli, per il respiro monumentale delle bozze bugnate che incorniciano le
aperture e i pilastri angolari. Il contrasto cromatico tra il laterizio e la
pietra esalta l'accento pittorico del complesso.
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Porta dei Leoni
La
Porta dei Leoni, situata all'estremità orientale del Cardo Massimo
romano, ed inserita nella la cinta muraria, è databile al I secolo d.C. Il
suo nome deriva da un frammento di scultura con due leoni accosciati, forse del
VI secolo, ubicato presso il ponte delle Navi. Dalla parte sinistra della
facciata interna, che è quanto arrivato fino a noi, possiamo avere agevolmente
idea dell'intero complesso originario. Esso era formato di un organismo d’ordine
corinzio, in pietra bianca veronese, con rilievi a motivi floreali, colonne e
trabeazione. La base di una delle due torri cilindriche, che dovevano
fiancheggiare la porta, è stata messa in luce negli scavi del 1975.
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Porta Nuova
La
Porta Nuova, trasformata più volte attraverso i secoli, fu compiuta nello
stato attuale da Michele Sanmicheli, tra il 1533 e il 1540. Oggi è
alterata dalle aggiunte dei portoni laterali, compiuti nel 1854, e fiancheggiata
da robusti pilastri in pietra viva e tufo e coronata da un timpano. Per molti
secoli questa porta è stata l'ingresso principale alla città di Verona. Il
progetto del Sanmicheli sostituiva la precedente Porta di Santa Croce,
durante una fase di rinnovamento delle difese cittadine messo in opera dalla
Repubblica di Venezia.
Porta Palio
La
Porta Palio è così denominata dalla corsa del Palio, che vi passava
attraverso, e ricordata da Dante nell'Inferno. Questa porta è
considerata il capolavoro del Sanmicheli. Ora isolata per esigenze di traffico,
presenta un duplice prospetto: quello verso la campagna articolato come una
nobile porta di città, con coppie di colonne e di pilastri dorici sorreggenti la
trabeazione decorata da metope e triglifi. Il prospetto verso la città evidenzia
più chiaramente la derivazione da monumenti romani e in particolare dall'Arena,
in accordo con le forti tendenze classicistiche dell’architetto.
Museo Lapidario Maffeiano
Il
Museo Lapidario Maffeiano è il più antico museo di iscrizioni lapidarie
in Europa. Offre frammenti architettonici di ogni genere, comprese innanzitutto
le vestigia dell'antico splendore della città romana. Sotto la galleria
porticata (dall' architetto A. Pompei, con diverse modifiche) si trova un'
importante collezione di numerosi monumenti funerari scolpiti, lapidi con
epigrafi, statue e urne funerarie. Gran parte della collezione è composta da
iscrizioni greche raccolte dal fondatore del museo, lo studioso veronese
Scipione Maffei nel XVIII secolo. Nel 1797 il museo fu saccheggiato dopo la
caduta della Repubblica di Venezia da Napoleone.
Piazza Brà, 28
Amo
Arena Museo Opera
La
città dell'"Arena", famosa in tutto il mondo per l'Opera, doveva avere un museo
che ripercorre la storia dell'universo lirico. Inaugurato nel 2012 nella sua
sede di Palazzo Forti, Amo presenta l'Opera dalla sua genesi alla sua messa in
scena, utilizzando documenti originali e animazioni multimediali. Attraverso
oltre 30 stanze con percorsi storici, documentali e multimediali, i visitatori
sono totalmente immersi nel processo creativo, grazie a un'entusiasmante
collezione di libri, foto, lettere, spartiti, modelle e scenografie eccezionali.
Palazzo Forti, è una sede prestigiosa per questo museo che, nei suoi oltre 5000
metri quadrati, ripercorre secoli di storia: dall’area romana, all’impianto
medievale, dalle decorazioni settecentesche al restauro di Libero Cecchini.
Molti personaggi storici hanno vissuto in questo palazzo: Ezzelino III da
Romano in epoca comunale, le famiglie Emilei e Forti che hanno
rinnovato l’assetto decorativo, Napoleone Bonaparte nel 1797 e il
Feldmaresciallo Radetzky.
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