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Storia di Lucca, avvenimenti
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La Lucca del
'700 di Georg Christoph Martini
Uno dei resoconti migliori
della
Lucca del '700, il Viaggio in Toscana, si deve a un
pittore, cronista, antiquario tedesco Georg Christoph Martini
o Giorgio Cristoforo Martini, detto il Pittor Sassone, che
nonostante il cognome sembra che non avesse nessuna ascendenza
italiana, il quale all'età di trentasette anni intraprese un
viaggio d'istruzione in Italia, il classico
Gran Tour, in compagnia di alcuni amici artisti,
e in seguito si innamorò così perdutamente della città,
tanto da viverci gli ultimi vent'anni della sua vita, e morirci
il 21 Dicembre 1745 senza eredi, lasciandoci anche i suoi averi.
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Martini, nato a Bad Langensalza in Turingia a pochi
chilometri da
Erfurt, lasciò testimonianze scritte e immagini pittoriche
di Lucca, dei suoi abitanti, in particolare dei nobili
lucchesi, della sua vita economica e sociale, come un
puntuale resoconto dell'industria della seta, che portò
una ricchezza enorme alla città. Quella del
"Pittor Sassone" fu una vera e propria fascinazione per
l'Italia, l'Arcadia dei rompolli europei, ma soprattutto per Lucca, da dove, una
volta giunto nel 1727 dalla natia Germania, non partì
più. Il cognome, più che al diffusissimo Martini
italiano, sembra essere
legato a Martin Lutero e alla fede protestante.
L'estroverso ed eclettico viaggiatore e pittore tedesco
aveva tra i suoi interessi anche lo studio naturalista,
la passione come restauratore e non disdegnava di insegnare.
Seppe introdursi
benissimo nei circoli del patriziato locale, per il
quale si prodigò in molteplici attività: dava lezioni di
disegno, restaurava mirabilmente quadri antichi e, su
committenza degli amici nobili che se lo contendevano,
realizzava dipinti di pregevole fattura, tutti ispirati
ai maestri italiani del Rinascimento, di cui era un
appassionato ammiratore. Servì come
segretario per l'ambasciatore a
Vienna
di Lucca , Carlo
Mansi durante il periodo tra il 1736 e il 1742. Tra i suoi allievi
vi fu il talentuoso pittore di Borgo a Mozzano, Giuseppe Antonio Luchi
qualche anno più tardi tra i fondatori dell'Accademia
Lucchese di Belle Arti. Ha scritto in tedesco tre
volumi di In italia (1721-1745), tra questi si
inserisce il Viaggio in Toscana, descrivendo e
illustrando molte antichità romane e etrusche si trovano
nella regione di Lucca. Morì nella sua città di
adozione, ma fu sepolto a Livorno, altra città che
apprezzava particolarmente dopo il funerale protestante.
La sua tomba si trova nel Cimitero della
Congregazione olandese alemanna, luogo che purtroppo
verso in terribile stato di conservazione. Alla
sua morte nel 1745, i governanti di Lucca chiusero tutto
il materiale in cassaforte per timore che venisse visto
dai concorrenti. All'Istituto
d'Arte Passaglia di Lucca, si trova oggi parte della
sua raccolta di 175 pezzi tra statue e calchi.
All'Archivio di Stato di Lucca si trova una mole
straordinaria di documenti
scritti da Martini. nei quali racconta puntualmente la
vita .
Di seguito alcuni stralci illuminati sulla Lucca della metà
del 1700 partendo dal Palazzo Ducale, centro del potere
cittadino, fino alle considerazioni sugli edifici delle
potenti famiglie cittadine.
Palazzo Ducale e
cerimonie del potere cittadino
"Una grandiosa scala conduce agli appartamenti
residenziali del Gonfaloniere e degli Anziani. Si giunge
prima in una grande sala con diverse pitture, tra cui una
del Paolini (Pietro Paolini) rappresentante San
Domenico, Santa Teresa e la Madonna, sotto i piedi dei quali
è una veduta della città di Lucca. È il più bel lavoro che
abbia visto di questo pittore per il forte colorito ed il
buon impasto, le splendide luci ed ombre. Di rimarchevole
effetto sono la veste bianca e rossa della Madonna e le
teste, in special modo quella di San Domenico, che sembrano
dipinte dalla mano del Tiziano.
Da questa sala si passa nelle stanze del Gonfaloniere;
la prima è rivestita di damasco rosso e d’oro. V’è un
baldacchino sotto il quale vi sono, come d’uso, dieci
seggiole per il Gonfaloniere e gli Anziani. Su una tavola
sono posate le urne per le votazioni, perché ogni
risoluzione, anche su materia di importanza, viene
decisa in questo modo. Seguono altre stanze.
Dalla stessa sala una gran porta conduce nella Sala del
Consiglio e dietro questa hanno le loro stanze gli Anziani.
Lì presso è anche la Cappella di palazzo, dove si trovano
diverse pitture: la migliore è una Natività di Federico
Zuccaro (Federico Zuccari). Nel piano inferiore un
locale a volta detto "Tarpea", dove sono conservati i
tesori, gli ori e gli argenti che sono usati nei pranzi. Vi
si trova pure l'Urna o cassetta d'argento, detta "La Tasca",
che contiene i biglietti che si estraggono ogni due mesi per
nominare il nuovo Consiglio. Sotto il porticato che ho
ricordato prima, tre grandi porte di ferro conducono
all'Armeria, ben sistemata e sempre mantenuta in ordine.
Presso l'ingresso c'è un locale dove si incontrano i
militari con i Nobili deputati all'Ispezione dell'armeria.
Quivi i muri, sistemati a forma di tribuna, sono ornati in
alto da decorazioni dorate e coperti di tessuto verde. I
sotterranei son divisi da pareti trasversali di legname e
riempiti fino al soffitto di fucili, baionette e daghe. Le
pareti divisorie lasciano libero l'accesso a tre corridoi
attraverso porte ad arco, in fondo ai quali sono tenute le
polveri. Su ambedue i lati dei corridoi sono ordinati, su
rastrelliere di legno, i moschetti; le cartucce e i foderi
delle daghe sono appesi alle volte. Qua e là su dei sostegni
vi sono delle corazze intere, come se rivestissero ancora i
guerrieri. Nei locali superiori sono simmetricamente
disposti fucili con baionetta ed una quantità di pistole,
corazze, piccoli caschi ed altre armature per la cavalleria.
Sulla parete di fondo sono appese, in mezzo ad alcune
pistole, due antiche spade, di cui la prima, quella verso la
finestra, appartenne a Niccolò Piccinino (il
famoso capitano di ventura) che i genovesi inviarono in
aiuto ai lucchesi assediati e pressati da vicino dai
fiorentini; l'altra al famoso Castruccio (Castruccio
Castracani), Duca di Lucca, che la usò
nella gloriosa battaglia del 1325 contro i fiorentini.
Quest'arma è molto pesante e non si flette, ed è spessa
quasi un dito. La impugnatura d'avorio, lunga un mezzo
braccio, è intarsiata di metallo dorato, con due lunghe
stanghe di difesa ed è senza guardia, come un "Couteau de
Chasse".
Ci sono armi a sufficienza per armare 24.000 uomini, e
ciò per le sole milizie di città, perché quelle di campagna,
che ammontano a 24.000 uomini, sono tutte provviste di
fucile. I cannoni non sono riposti nell'armeria, ma si
trovano già sui bastioni, parte nei previsti appostamenti,
parte nei magazzini dei baluardi. Anche ogni posto di
guardia sui baluardi ha la sua piccola armeria di
moschettoni perché le fortificazioni sono così difesa che
ogni cortina raggiunge le 180 tese, e non potrebbe esser con
moschetti ordinari. Vi si tengono anche delle caldaie per
rovesciarne il contenuto dall'alto nel caso che il nemico si
appostasse nel fosso. In elusione, Lucca è ottimamente
difesa.
I componenti di queste casate possono essere eletti Anziani
ed anche Gonfalonieri. Vi sono altre vecchie casate dalle
quali possono essere eletti gli Anziani, ma non i
Gonfalonieri, come quella degli Orsetti, degli Orsucci, dei
Bernardi e di molte altre. Nuove casate vengono nobilitate o
per merito, "ex gratia", della Repubblica, oppure dietro
versamento da 12 a 24 000 scudi; tali sono quelli dei
Barsotti, dei Baroni, dei Conti, dei Fiorentini e dei
Talenti. Gli appartenenti a queste casate possono essere
eletti nel Consiglio come tutti gli altri Cavalieri, ma non
possono essere scelti come Anziani.
Il costume del Gonfaloniere varia nella forma secondo la
stagione dell'anno e la qualità della stoffa, ma è immutato
fin dai tempi antichi. D'estate è di damasco rosso,
d'inverno di velluto rosso, ed il Venerdì Santo, quando è
d'uso andare a visitare la chiesa dei Cappuccini, di velluto
viola. Per quanto riguarda la foggia, il costume è a forma
di toga larga e lunga, con ampie maniche riprese e cucite
fino all'ascella. Dalla spalla sinistra scende una stola
rossa della larghezza di un palmo e lunga un braccio che va
di traverso sul petto e sul dorso. Il Gonfaloniere regge
davanti a sé un piccolo cappello tondo e piatto, di colore
rosso, intorno al quale è fissato un merletto d'oro. Intorno
al collo ha un breve collare increspato come quello che
portano i preti in alcune parti della Germania, e sul capo
una grande parrucca "quarrée" oppure, quando non è d'uso
portare la parrucca, un berretto rosso come i Cardinali.
Sotto la toga, portano una breve grandiglia ricamata d'oro,
le calze e le scarpe sono rosse.
A Palazzo veste quest'abito rosso alla francese, e vi
porta sopra l'ordinaria toga nera dei nobili quando sono al
governo. I vestiti degli Anziani sono in tutto simili a
quelli del Gonfaloniere: solo il colore è diverso. D'estate
vestono di damasco, d'inverno di velluto nero. La loro stola
è di raso rosso, il cappello è nero e decorato con merletti
neri. I nobili che sono al governo, vanno vestiti di nero;
d'estate hanno un vestito all'italiana che è quasi simile a
quello spagnolo, salvo i pantaloni che sono fatti come un
grembiule da lacchè. Il farsetto lo lasciano aperto e sotto
vi portano una camicia bianca che spunta fuori torno torno
al di sotto del corpetto e sopra i pantaloni. Questo vestito
è ornato con nastri e merletti neri, alla spagnola. Sopra
di esso portano la toga di taffetà nero oppure, quando sono
in lutto, di crespo di lana. La toga è così lunga che tocca
terra, è senza maniche, aperta da ambedue i fianchi, e
davanti le due bande pendono fino a terra. Portano per lo
più una grande parrucca "quarrée" oppure lunghe parrucche
alla spagnola, ma mai reti da capelli o parrucche col
codino o legate, perché le ritengono troppo familiari e le
usano soltanto quando non sono al governo. D'inverno vanno
vestiti alla francese, con un comune mantello corto di panno
nero, e perché si possano distinguere dagli altri, un
nastro di taffetà pende loro dietro, sotto il mantello, fino
a toccar terra. Alcuni indossano mantelli damascati. Quando
non sono al governo ognuno porta abiti del colore e del
modello preferito, secondo la moda del momento.
Di Venerdì Santo vidi per la prima volta l'uscita del
Principe. Il corteo è assi bello. Precedono otto
trombettieri, cui seguono quattro lacchè che portano due
cuscini di velluto. rosso. Vengono quindi i Musici ed i Don
preceduti da sedici lacche in livrea francese con cordoni.
Li chiamano "
Targetti", per le armi che portavano nei tempi
antichi. I Donzelli, sono servitori di camera ed altri
impiegati, vengono chiamati Ministri che della Cappa nera.
Seguono due inservienti in toga, chiamati Mazzieri perché
portano sulla spalla due mazze d'argento sul cui pomo è
inciso l'emblema della Repubblica.
Un bambino nobile dell'età di tre o quattro anni, per lo
più della famiglia del Gonfaloniere, è condotto per mano da
uno dei Donzelli. È vestito di porpora proprio come i
Gonfalonieri, e porta il Tocco Militare che Papa Urbano VI
donò alla Repubblica, col relativo berretto, simboleggiato
dal cappello che il ragazzo porta sul dorso. Tre Cavalieri,
provenienti dai tre terzieri della città portano a turno la
grande Bandiera della Libertà. Il Maggiordomo, affiancato da
due Anziani, precede il Gonfaloniere, tre Donzelli tengono
sopra il Gonfaloniere ed i due Anziani tre ombrelli di
damasco rosso arricchiti da frange dorate, mentre sette
Anziani sono obbligati a restare in permanenza nel Palazzo.
Fra i nobili ne vengono scelti sette per tutto l'anno
chiamati Condottieri o Accompagnatori. Essi portano una toga
bianca come gli Anziani, ma senza stola o fascia rossa.
Segue il Podestà, che indossa una toga di velluto con gran
bavero a quattro punte sulle spalle. Egli impugna un piccolo
scettro d'argento che appoggia davanti sul vestito; accanto
a lui stanno i giudici con gli stessi vestiti che portano
quando compaiono nelle cause civili.
Anche il Paggio del Podestà ha una toga con un grande
cappuccio pendente sulle spalle, e quando il Podestà esce,
anche in occasioni diversa da questa, regge davanti a sé una
spada, chiamata la spada della giustizia.
Seguono i Nobili, a coppie, tanto quelli che sono al
Governo, quanto quelli dell'anno precedente. I Dottori hanno
la precedenza e vestono la toga dei Giudici, con quei larghi
baveri di cui poco fa ho parlato. Tale toga viene chiamata
il "Robone". Su ambedue i lati del corteo va di scorta la
Guardia Svizzera con elmi aperti e piumati e alabarde.
Sui nobili lucchesi e le belle fame
I nobili lucchesi quando si trovano nelle loro ville di
campagna osservano questo modo di vivere: al mattino si
alzano piuttosto tardi, talvolta le dame vanno in chiesa, si scambiano brevi visite, conversano o giocano fino
all’ora di colazione, poi vanno a tavola. Dopo colazione
si ritirano per riposare un’oretta, si vestono, e i
cavalieri prendono i loro lunghi bastoni, fatti di canna
leggera, e si recano nella villa dove hanno stabilito di
riunirsi. Le dame che abitano lontano vi si fanno
condurre in carrozza oppure con le portantine. Durante
le riunioni si comportano in modo molto familiare; nelle
ore pomeridiane giocano a bocce o in altro modo; al
calar del sole vanno in salotto e si mettono a giocare a
carte. Giocano per tre ore e ognuno poi cena a casa
propria o, quando vogliono stare insieme, ciascuno porta
la sua parte di viveri. Insomma vivono divertendosi
insieme senza complimenti. Si vestono in maniera
semplice e come a ciascuno fa comodo. Non potrò dire mai
abbastanza dei miei contatti con i nobili lucchesi. Essi
per la maggior parte hanno studiato e sono molto
istruiti, conducono la conversazione con argomenti
solidi e razionali e sanno mescolarvi gradevoli motti di
spirito. Si intrattengono volentieri con gli stranieri e
li trattano cortesemente. Le dame sono per lo più belle:
non posso fare a meno di ricordare Madama Burlamacchi
nata Conti, che possiede una villa in questi dintorni,
Madama Ottolini molto vivace e piacevole, e la bella
Madama Santini (Villa Santini, oggi
Villa Torrigiani). Tutte sono allegre e di
modi non affettati.
Le
consuetudini galanti
Tra i cavalieri non regna la gelosia; ogni dama ha un
cavaliere servente che la conduce in chiesa oppure ai
trattenimenti e che , sia pure con tutto il rispetto, le
fa la corte. Lo chiamano alla toscana "
il cicisbeo", il
marito non gli fa la faccia scura ma io ritengo che con
qualcosa questi cicisbei oltrepassino in pieno la
misura.
Bisogna usare maniere così tanto "discrete" da non
pronunciare" in sua presenza una parola sconveniente, e
tanto meno oserebbero toccare una donna con la mano.
Baciarsi in Italia è condannabile, tanto che se uno lo
fa pubblicamente deve essere pronto a sposare o a
rischiare la galera o espulsione.
I
Palazzi Lucchesi
La maggior parte dei palazzi lucchesi è costruita in
modo che ciascuno abbia un cortile, che in tempo
d’estate, coperto con un tendone, serve da salotto.
Il palazzo Mazzarosa ha una bella facciata ed
all’interno una graziosa scala. A causa del gran numero
di contanti che questo Cavaliere tiene in casa, gli è
stato consentito, per speciale concessione del Principe,
di avere una robusta porta di ferro, cosa che a Lucca
non è permessa a nessun altro."
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