|
Sei
qui:
Biografie >
Stendhal - Biografia e opere
Grenoble è situata nella
Francia sud-orientale, a poca distanza dalle Alpi e prossima al confine
italiano. Come accadeva nei secoli passati, anche oggi la città gode di una
posizione strategica: vicino alle grandi stazioni sciistiche francesi,
alla Svizzera, all'Italia e al Mediterraneo. Non siamo quindi mai troppo
lontani da questa bella città tutta francese, che oltretutto ospita anche
una folta comunità di origine italiana. Raggiungere Grenoble dall'Italia
nonostante la vicinanza non sembra tuttavia essere tanto semplice, ma con le
informazioni e la giusta organizzazione dal confine o dall'estremità della
nostra penisola, in aereo, in auto, o in treno, la città è sempre più
vicina.
|
|
Stendhal
(pseudonimo di Henri Beyle) è considerato uno dei più
importanti scrittori francesi del XIX secolo. Nato a
Grenoble
nel 1783, viene ricordato in particolare per il suo romanzo
‘La
Certosa di Parma’,
scritto nel 1839, e per aver dato il nome a quella che nel
tempo è stata proprio chiamata la Sindrome di Stendhal,
e cioè quella sorta di momentus di debolezza, tra
capogiri e tachicardia, avvertito nell’osservare
un’opera d’arte di ‘straordinaria bellezza’. Questo
lo scrittore, aveva provato, nel suo
Grand Tour in Italia,
di fronte alla
Basilica di Santa Crocean>,
a
Firenze,
un viaggio lungo la penisola e in seguito descritto nel suo
libro ‘Roma, Napoli e Firenze’ (1817).
«Ero giunto a quel livello
di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date
dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa
Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era
inaridita, camminavo temendo di cadere.»
Henri Beyle
nacque da una famiglia di ceto borghese, in una casa
dell’odierna rue Jean-Jacques Rousseau di Grenoble (a quel
tempo rue des Vieux Jésuites). Non andava d’accordo con il
padre, Chérubin Beyle, avvocato presso la corte di giustizia
cittadina e di idee monarchiche, che infatti detestava;
mentre fu legatissimo alla madre, di cui rimase orfano in
tenera età. Negli anni le due figure dei genitori crebbero
in lui in aperto contrasto: idealizzando la memoria materna
(Henriette Gagnon), della quale amava pensare avesse
origini italiane, probabilmente perché conosceva l'italiano
e leggeva Dante, ed esagerando la mediocrità di quella
paterna, tanto da definirlo persona poco amabile, privo di
fantasia e concentrato esclusivamente agli affari e al
guadagno. Ad occuparsi dell’infanzia e della prima
adolescenza del piccolo Henri e delle sorelle più piccole,
Pauline (alla quale fu molto legato) e Zénaïde, fu
prevalentemente la famiglia del nonno materno, Henri
Gagnon, medico e di pensiero Illuminista, grande
stimatore di
Voltaire, e di cui egli ebbe sempre
grande stima. L’istruzione iniziale venne affidata ad un
precettore, probabilmente gesuita, Jean-François Raillane,
"una vera canaglia" come verrà più avanti definito
dallo stesso scrittore. Fu così che nel 1799, poco più che
sedicenne, Henri ebbe la scusa di allontanarsi dalla realtà
locale della città natia, dove inizialmente studiò all’École
centrale appassionandosi di matematica, e partire per
Parigi,
per preparare l'esame d’ammissione all'École
Polytechnique. Il giovane crebbe con un carattere
ribelle e spesso impetuoso; si innamorò più volte in modo
platonico nel corso della sua giovinezza, lasciandosi anche
andare a sproloqui poco rassicuranti, se non del tutto
rischiosi. Nella capitale francese perse la testa per una
giovane attrice, Virginie Kulbly, e s’interessò alla
lettura di autori sempre più impegnativi, come
Rousseau,
Ariosto,
Cervantes,
Shakespeare. Amava
definirsi ateo e "giacobino", giusto per contrastare
l’ideologia paterna pro-monarchica. Nel frattempo, perse
interesse nella matematica, a tal punto che neanche si
presentò all’ammissione all’École.
Dopo alcuni mesi di svago,
passati a far niente, grazie alla famiglia di un cugino del
nonno materno, e al figlio di questi, Pierre Daru,
riuscì a trovare un impiego temporaneo presso il
Dipartimento ministeriale francese della guerra, per poi
ripiegare nell'armata napoleonica (l’Armée
d’Italie) di stanza in Italia nel 1800. Il
primo soggiorno in Italia di Stendhal (pseudonimo non
ancora in uso) fu indimenticabile, benché di breve durata e
sotto l’esperienza militare. Cultura e paesaggio (soggiornò
in Piemonte e in Lombardia), rimasero scolpiti
in modo determinante nella mente dell’autore, tanto da
influenzarne tutta la vita futura, sia personale e che
letteraria. Fu così determinante che in uno dei suoi lavori,
scrisse "vivere in Italia e ascoltare musica come quella
divenne la base di tutti i miei ragionamenti"
(riferendosi alla musica di Domenico Cimarosa che da
subito ebbe modo di sentire al suo arrivo in Italia).
Stendhal aveva diciassette
anni quando soggiornò per la prima volta a
Milano,
dove rimase per qualche tempo: inizialmente nel Palazzo
Borromeo-d’Adda, ospite del cugino Martial (fratello di
Pierre), dove lavorò per l’amministrazione militare francese
e dove fu introdotto nella vita sociale dell’epoca, non
senza procurarsi qualche guaio per via del carattere acerbo
e orgoglioso. Si scontrò a duello con un giovane coetaneo,
figlio di un ministro, restando lievemente ferito, e questo
a causa di una relazione amorosa del tutto platonica nei
confronti di una ragazza, Angela Pietragrua, la cui
similarità ritroviamo in uno dei personaggi principali di
uno dei suoi romanzi più famosi. Si innamorò di molte donne
durante la sua giovinezza, ma furono amori per lo più
platonici; la finì per perdere la propria verginità con una
prostituta, contagiandosi oltretutto di una malattia
venerea.
Chiesto il congedo militare,
Stendhal rientrò in Francia nel 1802, dapprima a Grenoble,
dalla sorella Pauline, che viveva con il padre. Nella città
natia si innamorò in modo platonico di una giovane del
posto, Victorine Mounier. Si trasferì in seguito
nuovamente a Parigi, dove maturerà le prime aspirazioni
letterarie, non prima d’essersi appassionato ai testi di
Molière, Helvétius e Cabanis,
Chateaubriand, Hobbes, Smith,
Saint-Simon e diversi altri, ed essersi iscritto a
corsi di recitazione e dizione. Iniziò anche a scrivere,
diciannovenne, qualche testo, seppur breve, su un diario
personale. Si innamorò di Mélanie Guilbert, aspirante
attrice e ragazza-madre originaria di
Caen,
con la quale ebbe una importante relazione e per la quale
soggiornò a
Lione
e nuovamente a Grenoble. Terminata la relazione, Henri
riprese in mano il ruolo all’interno dell’esercito, sempre
nell'amministrazione imperiale, con funzioni sia civili che
militari e, sempre grazie al cugino, divenne Intendente
dell'Imperatore e in seguito Auditore al Consiglio di
Stato, ruoli che gli permisero di poter aspirare ad un
certo agio sociale ed economico, e anche mondano,
considerato il prestigio acquisito. In questa veste
partecipò a diversi ritiri militari, seppur attraverso
posizioni amministrative, in Germania e in Austria.
Nel 1809 a
Vienna
si appassionò alla musica di
Mozart
e di tutta la
musica viennese,
incluso Haydn, così come alle belle ragazze e ai
cavalli, e si innamorò in segreto della moglie del cugino
Pierre (Alexandrine), già madre di cinque figli. Ebbe
una breve relazione con una certa Babet Rothe, di
professione attrice. Nel 1810 si recò nuovamente in Italia,
da Milano arrivò fino a Firenze, e poi
Roma
(dove conobbe Canova), quindi
Napoli,
e indietro passando per la costa adriatica e
Ancona
e man mano convincendosi sempre più dell’idea di scrivere un
testo sui grandi pittori italiani. A novembre dello
stesso anno fu però richiamato in Francia, da dove decise di
partecipare alla spedizione napoleonica del 1812 in
Russia, missione nella quale rischiò più volte la vita.
Alla caduta dell’Impero
francese, nel 1814, interrotta bruscamente la
carriera nell’amministrazione militare, Stendhal decise
di stabilirsi in modo permanente in Italia, che sentiva
sempre più riconoscere come sua ‘patria felice’. Ci
rimase diversi anni, a parte una breve pausa parigina
durante gli ultimi mesi di vita dell’impero napoleonico.
Visse prevalentemente a Milano, non prima di aver
soggiornato lungo il lago di Como e soprattutto a
Venezia,
dove riprese a scrivere la sua ‘Storia della pittura’,
che in parte era andata distrutta durante la spedizione in
Russia.
In Italia la vocazione letteraria di Stendhal
divenne irreversibile: ebbe modo di pubblicare il saggio ‘Vita
di Haydn, Mozart e Metastasio’ (1814), sua prima
pubblicazione, e per la quale fu però accusato di plagio.
Nel 1817, a Napoli, completò il suo ‘Histoire de la
Peinture’, pubblicato sotto il nome di M.B.A.A.
e cioè Monsieur Beyle Ancien Auditeur. Poco dopo fu
la volta di ‘Roma, Firenze e Napoli’ (1817),
pubblicato questa volta con il nome di Monsieur de
Stendhal, Officier de Cavalerie (fu la prima volta che
compare il nome ‘Stendhal: il nome lo prese a prestito da
una cittadina tedesca, Stendal per l’appunto, luogo
di nascita di Johann Joachim Winckelmann, storico
dell'arte e famoso archeologo dell’epoca).
Nel 1817-18 scrisse la prima
biografia, ‘Vita di Napoleone’ (pubblicato nel
1829), a cui seguirà nel 1824, ‘Vita di Rossini’,
compositore geniale come definito dallo stesso Stendhal, ma
il cui intento (più un atto di ammirata passione che
descrizione di vita reale), ebbe a sollevare numerose
critiche da parte del mondo letterario di allora. A Milano
si innamorò, non ricambiato, di Matilde Dembowski: fu
questo un sentimento travagliato e tormentato e che si
porterà dietro per il resto della vita, così come appare in
molti suoi scritti, in particolare in ‘De l’Amour’
(1822), dove analizza l’intricato meccanismo dell'amore,
dando importanza al comportamento razionale dei soggetti,
quale perno capace di influenzare il funzionamento
dell’intero ingranaggio amoroso. A Milano, dopo un breve
rientro a Grenoble, Stendhal venne introdotto nel circolo
letterario di una nuova corrente che andava emergendo, il
Romanticismo,
dove ebbe modo di conoscere personaggi come Silvio
Pellico, Giovanni Berchet, e il britannico
Henry Brougham, già Lord cancelliere del suo governo,
riformatore e personaggio di spicco nell’aver contribuito
all’approvazione della Legge sull’abolizione della
schiavitù (1833). Fu proprio grazie a quest’ultimo che
Stendhal si avvicinò ai sentimenti liberali già esposti
nella rivista britannica Edinburgh Review, di cui
Brougham fu uno dei fondatori. Conobbe più avanti anche
Lord Byron, da lui considerato come l’espressione
vivente del Romanticismo.
Stendhal lasciò l’Italia per
Parigi nel 1821, in quanto sospettato dalle autorità
austriache di legami con attivisti rivoluzionari della
Carboneria, a cui anche Metilde aderiva. Nella capitale
francese continuò a frequentare attivamente i salotti
letterari e sociali della città, venendo apprezzato per
opinioni ‘non convenzionali’ e capacità discorsiva, e dove
ebbe modo di conoscere tra gli altri anche Balzac,
Gérard, Constantin. Collaborò ad alcune riviste
inglesi e al "Journal de Paris", con articoli di
critica d'arte e musicale. Pubblicò diversi altri libri, tra
cui anche ‘Racine et Shakespeare’ (1823-1825),
considerato uno dei primi manifesti romantici apparsi in
Francia, e dove andava definendosi in lui la visione
prevalente del “romanticismo come ultima manifestazione
del bello?.
Il tema della ‘ricerca
della felicità individuale’ portarono l'autore alla
produzione di diversi altri testi, tra cui ‘Armance,
romanzo poco acclamato dal pubblico a causa della difficile
interpretazione dei personaggi; seguirono, ‘Promenades
dans Rome’ (1829), capace di offrire al lettore non
solo un itinerario culturale della città di Roma, ma anche
un nuovo concetto di 'estetica' e di 'bello', che
verrà infatti assunto a ‘variabile’ rispetto a periodi
differenti. Nel 1831 gli viene pubblicato ‘Il rosso e
il nero, Cronaca del XIX secolo’, una delle opere
più importanti di Stendhal, una sorta di
giallo-psicologico, politico e soprattutto socio-culturale:
ambientato alla fine del regno di Carlo X e dei Borbone,
racconta del giovane Julien Sorel, ambizioso,
opportunista, cinico e arrivista, pronto a tutto pur di
soddisfare la sua sete di ascesa sociale; grande ammiratore
di Napoleone, si confronterà con la società del periodo,
quella della Restaurazione e in particolare, come viene
evidenziato dagli studiosi in tempi successivi, con i propri
sentimenti e reazioni derivanti dalle relazioni amorose,
sempre combattuto tra l’amore e il mantenimento del proprio
status sociale, per il quale è disposto a tutto. Nel
frattempo, nel 1827, Stendhal aveva lasciato la Francia per
viaggiare nuovamente in Italia, recandosi in viaggio anche
alle rovine archeologiche di
Pompei
(dove lasciò ‘traccia’ del suo passaggio, visibile ancora
oggi, in una pietra del tempio di Iside). Prima di
rientrare a Parigi nel 1830, essendo ancora perseguitato
dalle autorità austriache (che ne avevano censurato ogni sua
pubblicazione), conobbe la sorella di Giacomo Leopardi.
Nella primavera del 1830,
già quarantasettenne, Stendhal iniziò la relazione
sentimentale con Giulia Rinieri de’ Rocchi, che non
riuscì mai a sposare ma che frequenterà per il resto della
vita, anche dopo il matrimonio di lei con un altro uomo, un
cugino, avvenuto nel 1833. Le precedenti relazioni
sentimentali di Stendhal furono con Clementine Curial,
detta Menti, e con Madame Azur, meglio nota come
Alberte de Rubempré, nel 1829. Quell’anno, il 1829, fu
anche un anno molto prolifero per la produzione letteraria
dell’autore, con numerose novelle e testi, ma fu il 1830
l’anno letterario più importante, quando dopo un viaggio in
Spagna, e l’avvento di Luigi Filippo di
Borbone-Orléans al trono francese, fu nominato console
dell’allora Stato Pontificio, in quel di
Civitavecchia (da dove spesso trovava il modo di
assentarsi per recarsi a Roma); tutto questo non prima di
affrontare varie peripezie ‘diplomatiche’, che inizialmente
lo costrinsero a fermarsi a Milano, e poi a
Trieste,
per via delle passate ‘esperienze’ non gradite agli
austriaci, alle cui dipendenze si trovata quella parte di
Italia conosciuta come Regno Lombardo-Veneto
(1815-1866), che includeva anche il Friuli. Quello fu
per lui un periodo di riflessioni e nuove consapevolezze,
con l’età che avanzava e la salute che diventava precaria;
allo stesso tempo, si avvantaggiò nel trarre interessanti
ispirazioni per alcuni romanzi, che verranno pubblicati più
avanti una volta rientrato a Parigi: tra questi vi fu ‘Lucien
Leuwen’ (pubblicato nel 1894), che raccoglie in gran
parte momenti autobiografici. Nel 1835 ricevete la Legion
d’onore per i meriti letterari.
Con il rientro nella
capitale francese, viene pubblicato nel 1839 il suo romanzo
più famoso, la Certosa di Parma, scritto - si
dice - in 52 giorni: ambientato in Italia, ormai diventata
una vera e propria patria per Stendhal (“un paese molto
più sincero e appassionato della Francia della Restaurazione?,
diceva), narra la vita di Fabrizio del Dongo, un
personaggio di fantasia legato alla figura realmente
esistita di Alessandro Farnese, che dai primi anni
vissuti nel castello di famiglia sul lago di Como, si
sposterà a
Parma
per una serie di vicissitudini legate "all'arte di andare
a caccia della felicità e alla spinta indissolubile che
porta la disperazione dell'amore"; per questo si
rifugerà in un luogo isolato e intriso di rinunce,
l’ambiente monastico. La certosa realmente esiste, e secondo
gli studiosi, è riferibile alla
Certosa di San Girolamo
e non alla Abbazia cistercense di Valserena, come
molti credono. La sua ultima novella, ‘Lamiel’,
non riuscì a completarla, morendo a Parigi nel 1842 a
seguito di un ictus all’età di 59 anni. Le sue spoglia
riposano nel
cimitero di Montmartre
a Parigi. Vi furono alcune pubblicazioni postume, tra cui ‘Vita
di Henry Brulard’ (1890) e ‘Memorie di un
egoista’ (1892)
Stendhal visse appieno il
periodo storico-culturale della sua epoca, il
Romanticismo. Non fu tuttavia sempre apprezzato dai
lettori contemporanei del periodo, che ne criticarono lo
stile troppo realistico. Più avanti nel tempo, filosofi e
importanti scrittori ne decantarono lo stile e la capacità
visionaria di inaugurare la stagione del grande romanzo
realistico. Il filosofo tedesco
Friedrich Nietzsche
lo definì "l'ultimo grande psicologo francese",
mentre la scrittrice francese Simone de Beauvoir,
dichiarò i suoi testi utili alla causa dei movimenti
femministi: nella seconda metà del XIX secolo la donna
era ancora vista come un essere subalterno, senza diritti, e
i romanzi di Stendhal in questo furono capaci di presentare
non solo la realtà di tale condizione, ma anche un’analisi
socio-storica della condizione delle donne nei confronti
dell’universo maschile. In una delle opere stendhaliane più
note, ‘Il rosso e il nero’, viene affrontato il tema del
femminicidio e la conseguente reazione sociale
dell’ambiente di appartenenza (ad ispirare il romanzo furono
alcuni fatti realmente accaduti nel 1827, in un villaggio
dell’Isére, a seguito della relazione sentimentale di una
signora del posto con un ex-seminarista). Nei testi di
Stendhal si pongono in evidenza non solo le stupide usanze
che nel tempo hanno ridotto le donne in uno stato di
semi-schiavitù, ma anche un intento provocatorio capace di
generare importanti riflessioni dapprima individuali e
quindi sociali. La donna stendhaliana è femminile e
allo stesso tempo audace, coraggiosa e orgogliosa, ma anche
pronta al sacrificio. La sua eroina? Madame De Staël,
una nobildonna francese, intellettuale, che egli amava
definire “la donna più straordinaria mai vista?.
Quel che rimane impresso di
Stendhal è anche, o soprattutto, il suo sconfinato legame
per la cultura italiana, che tuttavia, data la
straordinaria acutezza di osservatore, non risparmia da
critiche. Dopo tutto aveva anche affermato, parlando degli
italiani, di come un “popolo di giganti ed eroi sia stato
rimpiazzato da un popolo di pigmei?. Stendhal fu capace
di cogliere pregi e difetti dell’Italia che da giovane aveva
tanto sognato, e che poi aveva trovato nella sua Milano,
la città più amata tra tutte, che con il moderno realismo
che contraddistinse la sua opera letteraria, portò ad
esempio rappresentativo di una realtà sociale, politica ed
economica in continua evoluzione.
Copyright © Informagiovani-italia.com. La
riproduzione totale o parziale, in qualunque forma, su qualsiasi supporto e
con qualunque mezzo è proibita senza autorizzazione scritta.
Se questa pagina ti è piaciuta e ti è stata utile, per favore prenota con noi un hotel o un ostello ai link che trovi in questa pagina, è un servizio di Booking, non spenderai un euro in più, ma ci aiuterai ad andare avanti, per quanto possiamo e a scrivere e offrire la prossima guida gratuitamente. Oppure se vuoi puoi offrirci un caffè (ma non ci offendiamo se ci offri una pizza :) ) con una piccola donazione:.:
Paypal
☕
|