|
Sei
qui:
Biografie >
Vita
di Amedeo Modigliani - Biografia
Amedeo
Modigliani, simbolo dell'artista bohémien, con
la sua pittura basata sul disegno lineare e la
purezza arcaica delle sue sculture, è considerato uno dei
più grandi artisti del XX secolo. Le sue sue opere sono
esposte nei più grandi musei del mondo. Nato a
Livorno il 12
luglio 1884, nella casa di Via Roma 38, da Flaminio e Eugenia
Modigliani (Eugènie Garsin), quest'ultima di origine francese
(nata a
Marsiglia),
era il quarto e
ultimo nato della famiglia, che apparteneva alla
borghesia ebraica secolarizzata della città. |
|
Modigliani
si formò nella tradizione dei macchiaioli toscani. Un breve soggiorno
a Venezia lo mise in contatto con le opere di artisti come
Munch,
Toulouse-Lautrec,
Klimt esposte
alla Biennale, quindi Parigi capitale dell'arte, dalla primavera del 1906. I
suoi migliori amici sono gli artisti venuti dall'Europa orientale, ebrei
come lui, tra tutti Brancusi, ma anche Soutine, Kisling e Chagall. Non è
riesce a emergere, nonostante l'impegno di galleristi come Paul Guillaume
e Leopold Zborowsky. È solo, malinconico e annega il dolore in fiumi
di alcol, ma ha il temperamento necessario per non cambiare stile,
insistendo su due soli soggetti, nudi femminili e ritratti. Nel 1917,
peraltro, la vita di Modigliani si rischiara con l'amore della diciannovenne
Jeanne Hébuterne, artista di promettente talento. Tornato a Parigi
dopo un soggiorno in Costa Azzurra, Modigliani peggiora velocemente e muore
il 20 gennaio 1920 di meningite tubercolare. Poche ore dopo Jeanne Hébuterne
si uccide lanciandosi dalla finestra. Il cimitero di Pere Lachaise accoglie
uno accanto all'altra i protagonisti di un amore travolgente e disperato. Al
funerale partecipano tutti gli artisti di Parigi.
Al momento della nascita
di Amedeo, alcune persone stavano portando
via la maggior parte dei mobili della sua casa, perché l'azienda
di famiglia era appena fallita. Il suo arrivo, molto propizio, fermò il
pignoramento come imponeva la legge.
Amedeo, o Dedo, come era chiamato nella sua cerchia da ragazzo,
crebbe in una situazione economica non facile ma
all'interno di una famiglia molto determinata e
unita, capitanata dalla madre.
Sempre piena di risorse,
proprio la madre di Modigliani, fu la sua prima insegnante fino ai
suoi 10 anni di vita, per via dei suoi problemi di salute; usò i suoi
contatti sociali per aprire una scuola insieme con le sue
due sorelle, facendone un'impresa di successo. La madre
incise profondamente nel futuro del figlio incoraggiandone il suo precoce interesse per la
letteratura e per l'arte e facendogli prendere lezioni
private di
pittura quando aveva 14 anni, sotto la guida di Guglielmo
Micheli, un'artista del gruppo dei Macchiaioli.
Il futuro artista patì tutta la vita di una salute molto
fragile: ebbe un attacco di pleurite quando aveva circa 11
anni;
alcuni anni più tardi contrasse la febbre tifoide; a 16 anni si
ammalò di nuovo di tubercolosi. Quando si fu ristabilito, la
madre lo accompagnò in un viaggio formativo attraverso l'Italia, prima a
Napoli,
Capri,
Amalfi e
Roma, poi
a
Firenze e
Venezia.
Amedeo frequentò il
Liceo Niccolini Guerrazzi a Livorno poi, malgrado la salute cagionevole, frequentò
l'Accademia delle belle arti di Firenze nel 1902 e l'Accademia di
Venezia nel 1903. A Firenze condivise una camera in via
San Gallo, non lontano dall'accademia, con
Oscar Ghiglia, anche lui di Livorno e conoscente e
ammiratore dell'altro pittore livornese Giovanni Fattori.
Divenne
anche allievo presso la libera scuola per
il disegno del nudo dove Fattori stesso insegnava.
A Venezia trascorse una grande quantità di
tempo a studiare le opere dei maestri del passato e si avvicinò
ai movimenti artistici di quel periodo. Risiedeva in San
Barnaba e sperimentava la vita dei quartieri più poveri della
città, dove consumava alcool e hashish, ma frequentava anche gli incontri
intellettuali al Caffè Florian. A Venezia conobbe tra gli
altri Umberto Boccioni e l'incisore Fabio Mauroner.
L'amicizia con quest'ultimo è testimoniata anche dall'incisione
che Mauroner
esegue di Modigliani nel 1905, esposta oggi al Museo di Arte
Moderna e Contemporanea di
Udine.
Livorno, Firenze
e Venezia
erano in pieno fermento culturale a inizio secolo, ma Modigliani
voleva di più. La sua città, Livorno, era un centro del movimento dei
Macchiaioli, ma questi avevano avuto una fortuna distributiva e una
fama molto diverse dagli Impressionisti e dagli Espressionisti in
Francia, pur rompendo allo stesso modo con l'arte accademica. Come spesso capita
in questi casi, la sua città al giovane Modigliani stava
stretta e probabilmente si sentiva incompreso. Inoltre non
apprezzava i paesaggi fonte di ispirazione primaria dei
Macchiaioli, predominanti in città. Nella sua carriera ne fece pochissimi
di paesaggi infatti! (quelli a
Nizza). A Livorno gli "amici" del Caffè Bardi
in piazza Cavour, dove si ritrovavano artisti, letterati,
esuli politici, filosofi e scrittori provenienti da tutta
Europa, non lo capivano e anzi, gli consigliavano di lasciar
perdere con l'arte, lo prendevano in giro, come è tipico del carattere
spesso troppo scherzoso e denigratorio dei livornesi.
Per questa
situazione spiacevole, per il
fatto che parlava già il francese, appreso dalla madre, e perché Parigi era il centro
dell'arte nel mondo in quel momento, Modigliani nel 1906 partì alla volta della
capitale francese. Aveva 22 anni, pochi soldi in tasca. Un viaggio
alla cieca insomma, ma pieno di speranze e incredibili sogni.
Nella grande metropoli scoprì, come spesso accade, libero dai
condizionamenti della propria terra, degli amici e
dei familiari e libero dalla propria storia personale, la sua vera
identità. Cominciò pian piano a farsi largo in quella massa
eterogenea di migliaia di aspiranti artisti, a creare quel suo stile unico,
originale e inconfondibile. Parallelamente alla crescita
artistica, la sua vita personale, divenne sempre più turbolenta
ed eccessiva, con abusi di droghe, alcool e fumo, e la sua
salute, già debole, perggiorò.
A Parigi tra l'altro
Modigliani, frequentò
l'accademia privata aperta dallo scultore italiano Filippo
Colarossi, che si trovava al numero 10 della rue de la
Grande-Chaumiere nel VI arrondissement. Nel 1907 incontrò
un giovane medico, Paul Alexandre, che fu la prima
persona a promuovere il suo lavoro. Alexandre acquistò non solo
dipinti e disegni di Modigliani, ma lo aiutò anche ad organizzare le
sue prime commissioni. Nello stesso anno Amedeo espose
alcuni lavori al Salon d'Automne e, un anno dopo, al
Salon des Indipendents. I pochi quadri
sopravvissuti di quel periodo rivelano l'influenza sul suo
stile del
movimento Fauves, di Matisse, di Toulouse-Lautrec, di
Picasso
e
Cézanne.
Per alcuni anni
frequentò i pittori cubisti, ma rimase pressoché indifferente
alle loro scoperte e al clima di razionalismo severo da cui
erano germinate, attenendosi piuttosto a una cultura post
romantica e decadente, nutrita di letture di scrittori e poeti
come Carducci, D'Annunzio, Baudelaire,
Rimbaud. In pittura prediligeva gli artisti maledetti, come
Van Gogh e Gauguin, e poi
Maurice Utrillo (suo compagno di bevute),
Steinlein, Toulouse-Lautrec, Boldini.
Nell'estate
del 1909 gli amici parigini di Amedeo Modigliani lo trovarono
svenuto nel suo studio e fecero una colletta per rimandarlo a
Livorno. L'artista livornese si recò per un periodo
abbastanza lungo (da luglio a settembre) nella sua città natale dopo la
sua prima esperienza parigina. La madre del pittore ricorda
che il figlio passava la giornata nello studio dell'amico
pittore, Gino Romiti, e scriveva con la zia Laura degli
articoli a sfondo filosofico-culturale: "Dedo e Laura stanno
scrivendo degli articoli insieme, ma sono troppo fra le nuvole
per me.". In questo periodo dipinse "Il mendicante
di Livorno", alla maniera di Cézanne (la cui
retrospettiva parigina del 1907 aveva determinato una svolta
artistica per molti dei giovani pittori della capitale francese).
Durante l'estate scolpisce delle teste in un fondo in affitto in via Gherardi del Testa. Durante
questo soggiorno visitò
Pisa, manifestando l'intenzione di
visitare anche
Siena.
Amedeo fu particolarmente contento del quadro dipinto a Livorno,
infatti quando tornò a Parigi non solo si precipitò subito in
avenue Malakoff, poco lontano da Montparnasse, a casa dell'amico
Paul Alexandre per mostrargliela, ma decise di esporla, nel
marzo del 1910, al Salon des Indipèndants. In quei giorni alla
famiglia Modigliani era arrivata un'inaspettata eredità venuta
da un certo Castelnuovo.
Di questo lascito facevano parte alcuni
quadri, tra cui un ovale del Seicento, di scuola napoletana,
che raffigurava proprio un mendicante. In seguito, nella sua
biografia sul padre, la figlia di Modigliani, Jeanne, riferirà che fu proprio
l'ovale che ispirò il quadro dipinto a Livorno, l'unica tela
di Modì che
possa essere considerata un'interpretazione moderna di un'opera
antica. Durante il suo ultimo soggiorno a Livorno Modigliani
scolpì, come detto, alcune sculture che aveva mostrato agli
amici del
Caffè Bardi. I supposti amici anche in questa occasione lo
derisero, consigliandogli di gettare le sculture nel fosso. Non si sa se l'artista, in
uno scatto d'ira, abbia o meno commesso il gesto. Sta di
fatto che, da questo avvenimento
presunto, si sarebbe in seguito sviluppata anni dopo una celebre
burla: quella dellee tre
false statue attribuite a Modigliani ma in realtà scolpite da
tre ragazzi livornesi nel 1984. Le statue ingannarono diversi autorevoli critici d'arte che
le giudicarono autentiche. Solo molti anni più tardi i tre
bontemponi livornesi confessarono di aver scolpito loro le
statue.
Tornato
a Parigi, Modigliani affinò ancora di più il suo stile. Se la
secchezza nervosa del suo segno richiamava
Toulouse-Lautrec e l'esasperazione della sua tavolozza il
movimento fauves, la pennellata di colore costruttivo denotava
soprattutto, in questa prima fase parigina, l'assimilazione
della lezione di Cézanne. La si puà vedere nel quadro
sopracitato
dipinto a Livorno, nel La juive (L'ebrea) o nel
Il violoncellista del 1909, Parigi, entrambi Collezione Privata.
Sempre nel 1909, si stabilì definitivamente a Montparnasse a
Parigi, e impose alla sua pittura, per un periodo, una battuta d'arresto
a favore della scultura,
tanto che i suoi amici artisti non lo consideravamo in quel
periodo un pittore quanto uno scultore. Un'intima
insoddisfazione, una continua inquietudine (alimentate anche
dall'alcool e dalla droga) lo allontanarono dai dipinti, mentre
l'amicizia con l'artista rumeno Costantin Brancusi,
e la comune scoperta della scultura e dell'arte africana, lo indussero a
esercitarsi in innumerevoli disegni e a dedicarsi intensamente
alla scultura. Fu ancora Paul Alexandre a introdurre Modigliani
a Brancusi.
Come testimoniano le
sue cariatidi e le teste stilizzate (anche in questo campo
l'attenzione dell'artista andava esclusivamente alla figura
umana), la ricerca di una semplicità arcaica lo aiutò a liberarsi
definitivamente dalla tradizione realistica e ad
accogliere infine la lezione semplificatrice del cubismo.
Nel 1912 Modigliani
espose un complesso di sette sculture al Salon d'Automne
nessuna delle quali venne venduta.
I rari dipinti di questo periodo sono costituiti da ritratti
delle persone a lui più vicine: Ritratto del dr. Alexandre,
suo primo estimatore, Ritratto di Brancusi, Ritratto
di Jean Cocteau e il Ritratto di Franz Hellens
entrambi scrittori, il Ritratto di Pablo Picasso (1915,
Ginevra, Collezione Moos), il Ritratto di Diego Rivera
(1914-15 San Paolo, Museo di Belle Arti), il Ritratto di
Moïse Kisling,
Milano,
Pinacoteca di Brera.
Nel 1913 Modigliani
tornò ancora una volta, l'ultima, a Livorno da marzo a giugno.
Suo fratello Umberto gli pagò il viaggio, mentre Paul
Alexandre, si preoccupò di mettere al sicuro le sue cose. Rasato a zero, al caffè Bardi venne scambiato per un evaso.
Fu ricoverato per progressione della tubercolosi.
Nel
1914 il poeta, pittore e scrittore Max Jacob presentò a
Modigliani Beatrice Hastings, col quale il pittore
livornese iniziò una controversa relazione, andò a vivere con
lei in un appartamento di Montparnasse. La Hastings posò per
numerosi suoi dipinti e disegni. Il loro rapporto, che durò
circa due anni, fu molto passionale ma anche caratterizzato da
scenate furibonde di gelosia, soprattutto nei locali pubblici. E
fu proprio in seguito all'ultimo cruento litigio che la
relazione fra i due s'interruppe, nel cosiddetto "episodio
Braque". Nel gennaio 1917 viene organizzata una cena
per Georges Braque, amico e rivale di
Pablo Picasso all'interno della corrente cubista. Braque, ferito
gravemente durante la Prima Guerra Mondiale, era rimasto a lungo
convalescente prima di essere congedato dall'esercito: per festeggiare
l'avvenimento, gli amici artisti di Montmartre e Montparnasse, con lo stesso Picasso, Max Jacob, Matisse e
Apollinaire, organizzarono questa cena in suo onore, nello studio di
Marie Vassilieff. (dove ora si trova il Musée du
Montparnasse). In questo studio, dopo l'inizio della guerra,
Marie nutriva, a
prezzo di favore, in una sorta di mensa, la squattrinata comunità
artistica in un'atmosfera amichevole. Gli organizzatori fissarono
un limite al numero dei partecipanti (trentacinque), ognuno dei
quali avrebbe pagato sei franchi.
La padrona di casa Marie Vassilieff pregò Modigliani di non presentarsi, perché era a
conoscenza del fatto che Beatrice Hastings si sarebbe presentata
con il nuovo compagno, lo sculture italiano (di Milano)
Alfredo Pina, un allievo di Rodin. A un certo punto, come in
una scena teatrale, mentre i commensali erano tutti seduti, la
porta della sala porta si aprì bruscamente e apparve Modigliani
visibilmente alticcio, accompagnato da altri amici artisti, a
loro volta non invitati. Nella confusione generale Beatrice Hastings cominciò a
gridare, perché Alfredo Pina aveva estratto una pistola e la
puntava contro Modigliani, con intenzioni omicide. Fu allora
Marie Vassilieff, armata di coltello da tavola che, gettandosi
su Alfredo Pina, riuscì ad abbassargli il braccio, giusto un attimo
prima che il colpo partisse, senza colpire nessuno dei presenti.
Anche questi erano gli umori della Parigi Bohemienne... I giudizi
dei conoscenti a proposito dell'influsso che ebbe Beatrice Hastings su Modigliani sono discordanti: secondo alcuni lo
incitò a bere e a drogarsi, secondo altri, invece, tentò di
curarlo, invano, dai suoi vizi.
Allo scoppio della
prima guerra mondiale, Modigliani cercò di
arruolarsi volontario con l'esercito, ma fu probabilmente
esonerato per motivi di salute. Due nuovi gravi attacchi di
tubercolosi in questo periodo lo lasciarono indebolito
per il resto della vita. La sua fama duratura poggia sui
ritratti di artisti che Modì realizzò dopo il 1914. Modigliani
cominciò a lavorare con il mercante d'arte Paul
Guillaume e fu sostenuto anche dal poeta polacco, e suo
futuro mercante d'arte, Léopold Zborovski e da sua moglie,
eseguendo molti ritratti di entrambi. Il suo tocco sulla tela
aveva uno stile ormai
inconfondibile: la vena lirica e sentimentale, quasi
sensuale, veniva temperata dalla purezza formale dei volumi. Quei
suoi corpi allungati scaturiscono da una linea di contorno
sinuosa, ma non decorativa, perché rispondente a un'esigenza
ritmica interna al quadro.
La prima mostra
personale di Modigliani aprì alla Galerie Berthe Weill il
3 dicembre 1917, ma venne chiusa dopo solo poche ore perché i
suoi nudi causarono uno scandalo pubblico (non sempre una cosa
negativa per un'artista). Nello stesso anno, Modigliani
ricevette una lettera da una ex-amante, Simone Thiroux,
una ragazza franco-canadese, che lo informò di essere di ritorno
in Canada e di aver dato alla luce un figlio, avuto da lui.
Simone morì nel 1921, solo un anno dopo la morte di Amedeo,
lasciando un figlio Gérard di quattro anni, che
all'inizio venne affidato a due amici di Simone e poi dato in
adozione. Quindi passò diversi anni in un orfanotrofio prima di
essere adottato da una coppia senza figli, i Carlinot, nel
giugno del 1931. Negli anni non cercò mai di contattare i
Modigliani né di essere riconosciuto come figlio di Amedeo. Nel
1981 venne rintracciato da un reporter di un giornale parigino.
Aveva assunto il nome di Gérard Thiroux-Villette ed era
diventato il prete di campagna di una piccola chiesa di
Milly-la-Forét, un comune a un'ora a sud di Parigi.
Modigliani lasciò Parigi che rischiava
di essere invasa dai tedeschi nel 1918 e andò a Nizza, anche per
cercare di alleviare i suoi problemi di salute dovuti alla tisi.
Ci andò con la sua
compagna, Jeanne Hébuterne, una giovane di 19 anni,
studentessa d'arte incontrata nel 1917 con la quale fu amore a prima
vista. Nella città di Garibaldi, dove restò un anno,
Modigliani eseguì alcuni dei suoi quadri più celebri e alcuni
dei suoi pochi paesaggi. A Nizza nacque anche sua figlia (Jeanne
Modigliani 29 novembre 1918 ?
Parigi, 27 luglio 1984, che crebbe
con la nonna paterna Eugènie Garsin a Livorno dopo la morte dei
genitori). Nel maggio 1919 Modigliani ritornò a Parigi andando
da lì più volte in Inghilterra, per seguire la vendita di alcuni
suoi lavori.
Tra il 1915 e il
1920, anno della sua morte precoce, Modigliani eseguì più di 300
dipinti, la maggior parte ritratti, tra i quali spiccano il Ritratto di Max Jacob
(1916, Kunstsammlung,
Düsseldorf), Ritratto di Jacques
Lipchitz e sua moglie Bertha (1916, Chicago, Art Institute)
Ritratto di Chaïm Soutine (suo amico intino) (1917,
Collezione Privata), quelli di semplici personaggi come La
Belle Epiciere (1916, Collezione privata), La marchande
de fleurs - La fioraia (1917, Chicago, Collezione
privata), Café Singer (1917, Washington, National Gallery),
i ritratti delle modelle (si vedano i tre nudi distesi,
rispettivamente della Collezione Mattioli, oggi alla
Collezione
Peggy Guggenheim di
Venezia, del Guggenheim Museum e del Museum
of Modern Art di New York) e, infine, la serie di ritratti
dedicati a Jeanne Hébuterne (1918, varie collezioni), la
giovane compagna incinta al nono mese del loro secondo figlio
che si suicidò,
gettandosi da una finestra al quinto piano, l'indomani della morte
del compagno, avvenuta
il 24 gennaio 1920 per meningite tubercolare.
La coppia era così
povera che per i funerali un gruppo di amici fedelissimi
raccolse in una colletta i soldi necessari, chiedendoli in giro
per i caffè
di Montparnasse frequentati dal pittore. Il feretro attraversò
il quartiere seguito dagli amici e fu inumato al cimitero del
Père Lachaise. I familiari di Jeanne Hébuterne, che
disapprovavano la sua relazione con Modigliani, tumularono la
figlia nel cimitero parigino di Bagneux, ma nel 1927, dopo un
pressante intervento della famiglia di Modigliani, e in
particolare della madre Eugenia, ne
permisero il trasferimento al cimitero Père Lachaise, affinché
giacesse accanto all'amato. La
scritta sulla lapide è in italiano "Jeanne Hébuterne, nata a
Parigi il 6 aprile 1898 - Morta a Parigi il 25 gennaio 1920. Di
Amedeo Modigliani compagna devota fino all'estremo sacrificio".
La piccola Jeanne fu portata in Italia
dallo zio paterno, il leader socialista Giuseppe Modigliani e
affidata alla famiglia paterna che, dopo non poche traversie
burocratiche riuscì ad adottarla.
"Ho conosciuto bene Modigliani.[...]L'ho visto affamato, l'ho
visto con poco denaro, ma mai l'ho visto mancare di grandezza né
di generosità". Maurice de Vlaminck
Post Scritptum
La
vita di Amedeo Modigliani si concluse nella miseria assoluta,
con una colletta di amici per celebrare il funerale. Il tempo
spesso ripaga in modo postumo tanti artisti dimenticati nel loro
presente. Uno dei quadri che causarono, per indecenza
pubblica, la chiusura della prima mostra personale di
Modigliani, organizzata da Berthe
Weill, il Nudo Sdraiato del 1917 (la sua modella e musa
fu ancora Jeanne Hébuterne) è stato
venduto nel 2014 a un magnate cinese per 170 milioni e 405 mila
dollari, dopo essere stato per 66 anni nella Collezione Mattioli
di Milano. Come per altri nudi dello stesso autore il
riferimento è la Maja desnuda di
Francisco Goya.
M. Serra per
Informagiovani-italia.com
Bibliografia
Modigliani e la memoria perduta, Guida per
ragazzi Fiorella Congedo, aprile 2003.
Modigliani, senza leggenda, Jeanne
Modigliani, 1958, Vallecchi Editore
Amedeo Modigliani, principe di Montparnasse,
2005, Di Herbert R. Lottman
Modigliani. Livorno-Parigi ultima bohème, Biografia Aldo
Santini, giugno 1987.
Modigliani, Biografia e le opere Fiorella Nicosia, settembre
2005.
Copyright © Informagiovani-italia.com. La riproduzione
totale o parziale, in qualunque forma, su qualsiasi supporto
e con qualunque mezzo è proibita senza autorizzazione scritta.
Se questa pagina ti è piaciuta e ti è stata utile, per favore prenota con noi un hotel o un ostello ai link che trovi in questa pagina, è un servizio di Booking, non spenderai un euro in più, ma ci aiuterai ad andare avanti, per quanto possiamo e a scrivere e offrire la prossima guida gratuitamente. Oppure se vuoi puoi offrirci un caffè (ma non ci offendiamo se ci offri una pizza :) ) con una piccola donazione:.:
Paypal
☕
Ostelli Livorno
Ostelli Italia
Auberges de Jeunesse Italie
Hotel Livorno
Carte de Livourne Karte von Livorno Mapa Livorno Map of Livorno
Carte de la Toscane Karte von Toskana Mapa Toscana Map of Tuscany
Carte d'Italie
Karte von Italien Mapa Italia Map of Italy |