L'industria della carta a Lucca

Sei qui: Aneddoti, curiosità e pillole di Storia  > Lucca: cosa vedere >

A Lucca e nella lucchesia si è sviluppato uno dei distretti cartari più importanti del mondo. Una produzione che oggi si estende nel territorio di 12 comuni, conta 120 imprese a capitale italiano e straniero, con centinaia di addetti e un fatturato complessivo che ha superato i 4 miliardi di euro. Una storia che comincia molti secoli fa...

 

La produzione di carta, nella zona di Lucca, ha una storia molto antica, che va dalla carta pergamena, alla carta fatta con gli stracci, alla carta paglia, fino alla carta che usiamo oggi, dalla carta igienica al cartone. Una storia di uno dei distretti più importanti che esistano in questo settore, che affonda le sue radici nella metà del '200, e che come tutte le storie, così lunghe, si tinge qualche volta di leggenda ed ha tra i suoi personaggi veri e propri pionieri.

Storia dell'industria della carta a LuccaUn percorso di secoli che arrivando fino a noi ci consegna il fatto che la carta domestica che usiamo nelle nostre case (carta igienica, tovaglioli, fazzoletti e rotoloni per intenderci) è prodotta in Italia nei suoi marchi più famosi in gran parte (80%) nella zona di Lucca (Carta Regina, Tempo, Foxi, Terderly, Perla, etc). Anche il cartone (cartone ondulato) è prodotto al 40% del totale italiano a Lucca. La fabbricazione della carta nel distretto di Lucca ha origini lontane ed è profondamente legata alla quantità d'acqua della regione, a partire di fiumi Serchio e Pescia (che scorre dividendo in due l'omonima città). Il Distretto Cartario Lucchese si estende su un'area di circa 750 kmq fra le province di Lucca e Pistoia e comprende 12 Comuni : Capannori,  Altopascio, Villa Basilica, Porcari, Pescia, Borgo a Mozzano, Fabbriche di Vallico, Castelnuovo Garfagnana, Gallicano, Barga, Coreglia Antelminelli, Bagni di Lucca.

L'inizio della fabbricazione della carta nel mondo

Associamo la carta così fortemente alla scrittura che è facile dimenticare gli altri suoi usi. Allo stesso modo, non pensiamo spesso al fatto che la carta è stata, un tempo, una vera e propria invenzione. Resta il fatto, però, che un tempo la carta era all'avanguardia della tecnologia moderna. Anche se gli egiziani erano noti per l'uso del papiro più di quattromila anni fa, e i cinesi stessi scrivevano su pergamene ricavate dal bambù nel corso della storia, l'invenzione della carta come la conosciamo oggi non avvenne fino alla dinastia Han, che durò dal 206 a.C. al 220 d.C. Fino a poco tempo fa, il merito dell'invenzione era di Cai Lun, un funzionario di corte che, intorno al 105 d.C., pensò di combinare materiali naturali come la corteccia d'albero con fibre separate da stracci e reti da pesca. Mentre gli archeologi moderni hanno portato alla luce mappe di carta che precedono Cai Lun di almeno un secolo, la sua tecnica sembra aver guidato un momento di svolta nella storia della fabbricazione della carta. Si guadagnò le lodi dell'imperatore, e nei secoli successivi la carta sarebbe stata usata non solo per scrivere, ma anche per molti usi per cui la conosciamo anche oggi: imballaggi, bustine di tè, valuta e carta igienica.

Sebbene si dica che i cinesi abbiano tenuto le loro tecniche di fabbricazione della carta segrete al resto del mondo, c'era poco che potessero fare per fermarne la diffusione (ci provarono anche con la seta, altro segreto che poi i lucchesi riuscirono a far loro). Nel VII secolo, la fabbricazione della carta si era diffusa in Corea e in Giappone, e nell'VIII secolo (probabilmente attraverso rotte commerciali come la Via della Seta) si era fatta strada fino al mondo islamico, dove si sa che le prime cartiere (l'innovazione più significativa nella tecnologia della fabbricazione della carta da quando gli stampi furono utilizzati poco dopo l'epoca di Cai Lun) sono state utilizzate per rendere il processo più efficiente, e quindi più redditizio come industria principale.

Anche il mondo islamico mantenne un certo riserbo sui suoi suoi processi di fabbricazione della carta, tanto che in Europa la sua introduzione avvenne solo qualche secolo dopo.

La fabbricazione della carta arriva a Lucca e in lucchesia

Storia dell'industria della carta a LuccaIl primo documento europeo che parla di fabbricazione della carta, un contratto genovese del 1235, vede tra i contraenti un certo Mese da Lucca, personaggio che a tutt'oggi rimane misterioso. Nel 1307 fu fondata la Corporazione dei Cartolai. Questi ultimi erano impegnati nella produzione di carta pergamena (da vello animale) e producevano principalmente carta o libri, tra cui i cosiddetti "libri di ragione", usati dai mercanti per tenere traccia della loro attività. Nel il XIV secolo abbiamo altre tracce e indizi della produzione della carta: la dogana di Villa Basilica (piccolo comune lucchese verso la provincia di Pistoia) registra il transito di alcune risme di carta verso Pescia nel secondo semestre del 1344, e tra le carte dell'Archivio di Stato di Lucca si conservano fogli del 1376 con la filigrana della Pantera, emblema del Comune di Lucca.

Del 1401 è la richiesta di impianto di una cartiera presso Bagni di Lucca presentata all'allora signore della città Paolo Guinigi (famoso per essere stato uno degli uomini più ricchi dell'Europa dell'epoca e marito di Ilaria del Carretto, immortalata con dal un monumento funebre nella Cattedrale di San Martino, entrato nella storia dell'arte); altri tentativi, privi di positivi sviluppi, si verificano nel 1409 e poi, per la zona di Vorno, nel 1466 e nel 1489.

Storia della carta a LuccaNel 1400 i Cartolai dovettero cessare la loro attività; nel frattempo a Bagni di Lucca iniziò la produzione di carta da stracci.  Una realtà che non si trova da nessuna altra parte, quella della produzione di carta, cresciuta in modo unico, quella che si è venuta a costituire tra Lucca e Pistoia, andata avanti senza interruzioni dal '500 fino ad oggi.

Libro di Vincenzo BusdraghiLa prima vera e propria cartiera fu fondata a Lucca intorno alla metà del 1500 dallo stampatore  Vincenzo Busdraghi (primo tipografo lucchese), che riuscì a ottenere dall’Offizio sopra l’Entrate l’esenzione dalle gabelle (le tasse). Nonostante l'esenzione fiscale, all'inizio ci furono diverse difficoltà finanziarie: per questo entrarono in società esponenti delle famiglie Guinigi e Turchi; poi dopo due anni, questi primi investitori si ritirarono e la proprietà passò nelle mani dell’investitore Alessandro Buonvisi, dell'omonima potente famiglia lucchese, protagonista di tanti episodi della storia di Lucca, che ottenne una proroga dei privilegi. Grazie a questo sostegno, la cartiera, che si trovava in un antico mulino ristrutturato, venne perfettamente attrezzata. I Buonvisi avevano accumulato una patrimonio considerevole ed erano titolari di compagnie mercantili attive nelle maggiori piazze d'Europa. È proprio la presenza della più importante famiglia lucchese nell’impresa che spiega come mai questa cartiera sia riuscita a superare vari ostacoli; ancora oggi infatti la cartiera di Villa Basilica viene ricordata come "la cartiera del Buonvisi".

Storia cartiere di LuccaBusdraghi chiese la licenza per costruzione della cartiera a Villa Basilica nello stesso 1549 nella quale inizia a far funzionare i propri torchi. Le competenze e le abilità tecniche sulla produzione della carta giunsero nella zona di Lucca con i maestri artigiani di Fabriano e di Colle di Val d'Elsa: così, a partire dal 1563, la carta lucchese esordì sul mercato internazionale.

Quella di Busdraghi fu l'unica cartiera dello Stato di Lucca per quasi un secolo. Ma nella seconda metà del Seicento, grazie all'arrivo di abili maestri cartai genovesi, portatori di metodi di fabbricazione all'avanguardia, si registra un fiorire di nuove iniziative imprenditoriali. Molte famiglie nobili, in particolare i Biagi, iniziarono ad occuparsi del commercio della carta, e alla fine del secolo vi erano 8 cartiere in provincia di Lucca: la cartiera Buonvisi, la Montecatini a Piegaio, la Biscotti a Villa Basilica, la Tegrimi a Vorno, la capitaneria Pacini, sempre a Villa Basilica, e infine la Grassi. Altre due cartiere si trovavano ad Archiano e a Collodi.

Storia cartiere di LuccaOggigiorno in provincia di Lucca nel settore cartario sono attive più di 130 aziende, che danno lavoro a oltre seimila addetti e sono specializzate nella produzione di carta per ondulatori e tissue (carte per usi domestici e igienici) raggiungendo, rispettivamente, il 40 e il 70 per cento della produzione italiana. Quello lucchese è il polo cartario italiano di maggior peso e dal settore proviene circa il 30 per cento della ricchezza della provincia.

Tornando alla storia della carta a Lucca, col tempo la cartiera di Tegrimi divenne più importante tra le altre, grazie alla produzione di carta di alta qualità, grazie al tipo di acqua presente nella regione. Il suo obiettivo principale era l'esportazione di prodotti.

Alla fine del XVI secolo, si dovette far fronte alle difficoltà di reperire la materia prima, gli stracci. Vennero varate regole dello Stato lucchese in merito al loro commercio e questo favorì il consolidamento della produzione cartaria. Con la nuova fase di sviluppo,  accompagnata da un maggior numero degli stabilimenti e da una nuova fase di concorrenza venne meno il lungo monopolio della famiglia Buonvisi.

In quel periodo le cartiere erano generalmente composte da tre livelli, collegati alle tre fasi della produzione della carta: al piano terra c'erano il tino (dove gli stracci venivano ripuliti) e il "mucchio", una sorta di martello perforatore in legno che veniva regolarmente messo in moto dai mulini ad acqua per macinare gli stracci. Al primo piano erano preparati gli stracci, quindi completate le attività di raffinazione e il confezionamento della carta in risme e balle. All'ultimo piano c'era lo stenditoio.

Le 8 cartiere della zona lucchese producevano circa 16000/20000 risme di carta all'anno. Alla fine del 1600 iniziò la cosiddetta "guerra degli stracci": da un lato i mercanti provenienti da Viareggio volevano esportare gli stracci, mentre dall'altro le cartiere preferivano tenere questo materiale a Lucca. Le cartiere lo facevano in modo che gli stracci esportati fossero rigorosamente definiti e regolamentati. Nel 1696 si tentò di porre fine al conflitto con un contratto tra mercanti di stracci e cartiere, che però si rivelò insufficiente a soddisfare le esigenze di queste ultime. Venne introdotta a questo scopo la figura dell’accompagnatore di fiducia per rendere il più possibile controllata l’esportazione di materia prima. Alla fine, le ragioni delle cartiere prevalsero su quelle dei mercanti e le licenze per la raccolta di stracci cominciarono ad essere registrate: ciò permise di effettuare un censimento delle fabbriche e di valutarne singolarmente le capacità produttive, per avere un quadro complessivo del settore cartario. Da questo si scoprì che all'epoca in tutto il territorio lucchese esistevano 12 cartiere: cinque di esse (i Buonvisi, i Pacini, i Bertolozzi, i Bestini e i Biscotti) erano ubicate nel comune di Villa Basilica (che dista circa 23 km da Lucca). C'erano poi la cartiera Buonaccorsi a Colognora di Valeriana, la Garzoni a Collodi, la Micheli a Lucignara, la Pollera a Piegaio, la Santini a Chifenti, la Sardi ad Archiano e la Tegrimi a Vorno. Alcune di queste hanno sempre lavorato regolarmente e ad alto livello.

Il XVIII secolo fu caratterizzato da un grande sviluppo dell'industria della carta. La cartiera di Villa Basilica rimase di proprietà dei Buonvisi fino al 1800, quando la linea terminò, così il loro patrimonio fu unito a quello di Montecatini. La famiglia Giusti affittò la cartiera Buonvisi.

Lo scenario lucchese cambiò profondamente: era iniziato il periodo della moderna industria cartaria. Il 1834 è considerato un punto di svolta per l'industria cartaria lucchese: un farmacista di Villa Basilica inventò la carta paglia, utilizzata per gli imballaggi. Gli ingredienti erano da paglia, malta e acqua. Grazie a questa innovazione venne creato un prodotto economico e ampiamente disponibile.

Lo sviluppo della manifattura cartaria lucchese proseguì quindi anche nel periodo del Ducato, tanto che all'unità d'Italia la provincia di Lucca, nella quale venne inserita anche Pescia, aveva ben 57 cartiere, dove trovavano lavoro mille persone, per oltre la metà donne (senza contare tutta la manodopera dei settori indotti). I due poli di Villa Basilica e di Pescia, pressoché equivalenti per numero di opifici, si erano intanto specializzati, rispettivamente, nella fabbricazione di carte da imballaggio e cartapaglia, e nella carta bianca da stampa, da disegno e da scrivere che conquista anche il mercato americano.

In Toscana, nei decenni centrali del XIX secolo l'attività cartaria presenta tre differenti volti: quello della grande industria sperimentata con successo dalla famiglia Cini sulla Montagna pistoiese, quello della vecchia manifattura decadente e ormai inarrestabile di Colle di Val d'Elsa, e  quello vitale e originale delle cartiere di Pescia e di Villa Basilica.

Il successo della carta paglia fu enorme: nel 1911 la provincia di Lucca vantava 106 cartiere artigianali a conduzione familiare, con quasi 1400 operai. Producevano principalmente carta paglia, con un quantitativo di 65 000 tonnellate all'anno. La carta paglia era diventata così importante che solo a Borgo Giannotti , il quartiere periferico di Lucca, subito fuori dalle mura di Porta Santa Maria, si decideva il prezzo del materiale e si stabiliva il costo per tutta l'Europa.

Il polo produttivo lucchese doveva gran parte della sua prosperità congiunturale al fatto di essere costituito da fabbriche di dimensioni molto ridotte, dotate di attrezzature tradizionali, risultato di uno sviluppo storico che aveva privilegiato il modello di piccola imprenditoria diffusa, di tipo familiare, sia per ovviare alla cronica carenza di capitali che per attenuare l'impatto sociale dell'industrializzazione.

Nel 1971 le cartiere lucchesi erano 211. Negli anni '70 la produzione della carta paglia si è trasformata in quella del "tissue", la carta per uso domestico (come la carta igienica e i rotoloni) e della carta ondulata. Finì il periodo della "carta gialla": una legge del 1976 che doveva salvaguardare l'acqua come parte fondamentale dell'ambiente rese la produzione troppo costosa. Fortunatamente le cartiere locali riuscirono a cambiare pelle velocemente e ad avviare nuove produzioni, tanto che Lucca divenne un sito produttivo di fama mondiale.

Il mutamento che conduce al panorama industriale di oggi ha preso avvio nella seconda metà del Novecento, con la costruzione di molte nuove fabbriche prima la nascita del polo di Marlia, poi lungo la direttrice della autostrada Firenze-Mare, la seconda autostrada costruita in Italia, nel 1933 (e quindi Altopascio, Porcari e Capannori strapparono il primato a Villa Basilica), insieme alla conversione di gruppi di imprenditoria da puramente famigliare e di piccole dimensioni in imprese di caratura internazionale in alcuni casi (come quello della Sofidel o della Lucart, entrambe con sede a Porcari, tra i gruppi mondiali del settore).

La spinta alla dislocazione da Villa Basilica, nella piana lucchese avviene anche grazie a una legge del 1957 che classifica la zona come "area depressa" e dispone una decennale defiscalizzazione alle imprese che vi si fossero trasferite. Questi incentivi, sommati alla disponibilità di manodopera e all’impossibilità fisica di espandersi nella zona montuosa di Pescia, portano alla fioritura di cartiere intorno a Lucca.

A Porcari, nei primi Anni 60 nacque il primo embrione dell’attuale gruppo Sofidel, conosciuto per i "Rotoloni Regina". Giuseppe Lazzareschi, classe 1935, diploma di ragioneria in mano, che insieme al fratello Marcello,  mise in piedi in un piccolo fondo di via Romana, davanti alla casa di famiglia, una piccola frabrichetta che produceva sacchetti – quelli marrone chiaro – ad uso alimentare. Andava a comprare i rulli di carta da trasformare sempre dalle parti di Villa Basilica, sulle rive del torrente Pescia. Li conobbe Emi Stefani, (futuro presidente del gruppo), di cinque anni più grande, ma con una grande esperienza nel settore poiché già a quattordici anni era entrato a lavorare in una cartiera. Nel 1966, viene creato la Stefani & Lazzareschi s.a.s.. Viene affitto e ammodernato il primo stabilimento, nella località di Pracando. La prima produzione è di  una carta crespata rosa, una antesignana della carta igienica che conosciamo oggi e all’epoca ancora quasi un bene di lusso. Con l'apertura di altri stabilimenti, come quello battezzeto Delicacarta a Tassignano, produzione e le vendite e esportazioni all'estero (che raggiungeranno il 65% del tolale) aumentono. Ci vollero però diversi anni e l'avvento del figlio di Giuseppe Lazzareschi, Luigi, poi Amministratore Delegato del gruppo con studi in economia negli Stati Uniti e appassionato di marketing per sfondare nella carta igienica che conosciamo oggi anche grazie alle prime campagne pubblicitarie nelle tv nazionali.

Fabbrica SofidelI produttori lucchesi si devono scontrare con multinazionali del calibro di Lines, Scottex. Marchi entrati nelle case di tutte le famiglie italiane e con una potenza economica di fuoco che sembrava difficile da scalfire. Viene lanciata, da Luigi, l'idea di lanciare sul mercato rotoli con 500 strappi riducendo il cilindro di cartone, da quelle usuali di 200 strappi. Per i consumatori ci sono molti vantaggi: meno ingombro e meno frequenza di ricambio della carta igienica. Per il produttore vantaggi di efficienza nel trasporto e nella logistica, nello spazio di stoccaggio con conseguenti risparmi e ottimizzazioni. Viene quindi lanciato sul mercato un prodotto che poi tutti gli italiani hanno imparato a conoscere, il "Regina Super Quattro", con lo slogan "Quattro ne valgono dieci", che poi nel 1992, sono diventati i famosi "Rotoloni Regina"...che non finiscono mai. Anche gli impianti produttivi non richiesero  troppe modifiche: bastò avvolgere la carta più stretta. E fu un successo. Nel giro di pochi anni, la quota di mercato dei "Rotoloni" passa dall’1% al 15%. Come conseguenza, in una eterna lotta per la sopravvivenza che esiste in ogni settore due multinazionali si ritirano dal mercato europeo. Al successo dei "Rotoloni" si aggiunge poi quello degli "Asciugoni", replicando la stessa strategia. Oggi solo il gruppo Sofidel ha stabilimenti in tredici paesi europei e anche negli Stati Uniti: in tutto una trentina di impianti con oltre 6000 dipendenti e un fatturato attorno ai 1 miliardo e ottocento milioni di euro. Ed è solo il più grande di tutti i gruppi nel settore cartaceo che oggi sono nella piana di Lucca, un settore che fattura più di 4,4 miliardi di euro all'anno (dato 2016), con oltre 200 aziende e 10000 occupati complessivi e 1 milione di tonnellate di carta prodotta ogni anno. All'interno di questo fatturato le aziende nate per creare macchine per il settore cartario, come la multinazionale Fabio Perini S.p.A (oggi Körber Tissue) leader mondiale del mercato dei macchinari per la trasformazione della carta tissue oggi fatturano in tutto oltre 800 milioni di euro l'anno...E tutto è cominciato più di 700 anni fa.

 

Copyright © Informagiovani-italia.com. La riproduzione totale o parziale, in qualunque forma, su qualsiasi supporto e con qualunque mezzo è proibita senza autorizzazione scritta.

Se questa pagina ti è piaciuta e ti è stata utile, per favore prenota con noi un hotel o un ostello ai link che trovi in questa pagina, è un servizio di Booking, non spenderai un euro in più, ma ci aiuterai ad andare avanti, per quanto possiamo e a scrivere e offrire la prossima guida gratuitamente. Oppure se vuoi puoi offrirci un caffè (ma non ci offendiamo se ci offri una pizza :) ) con una piccola donazione:.:  Paypal

 
FacebookTwitterYoutubeScrivi a Informagiovani Italia