Barcellona
1966/1967, città rifugio degli scrittori latino americani
Barcellona
nella metà degli anni '60 del 900 divenne approdo finale di una
serie di autori sudamericani che fuggivano dalle dittature che
si erano installate nei loro paesi che sarebbero diventati poi
conosciuti in tutto il mondo. Tra questi i futuri Premi Nobel
peruviano Mario Vargas Llosa, e
Gabriel García Márquez, colombiano. A chiamarli nella metropoli catalana una
donna, che riuscì a cambiare radicalmente il rapporto tra
autori ed editori Carmen Balcells.
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A
trentasei anni, Carmen Balcells smise di fungere da
segretario di un produttore nel settore tessile di
Tarrasa (ad una ventina di km da
Barcellona) ed entra in contatto con gli editori
Víctor Seix e Jaime Salinas. Racconta al secondo
che ha l'opportunità di rilevare l'agenzia letteraria che lo
scrittore rumeno Vintila Horia aveva a
Madrid. Il merito di Balcells, disse in seguito Vargas
Llosa, fu stato quello di scoprire "che la vera funzione
di un agente letterario non era quella di rappresentare un
editore di fronte ad altri editori, ma quella di
rappresentare gli autori di fronte a chi li pubblicava...".
Balcells si esibisce a
Londra, dove Vargas Llosa insegnava letteratura al
King's College. Le disse di abbandonare le lezioni e di
concentrarsi interamente sulla scrittura. L'autore peruviano
rispose che deve sostenere la sua famiglia. La Balcells gli
diede un anticipo di cinquecento dollari, la stessa cifra
che prendeva a Londra e gli fece presente che trasferendosi
a Barcellona, la vita sarebbe stata più economica rispetto
alla capitale britannica. Iniziò così il suo rapporto
editoriale con la città, che poco dopo lo consacrerà come
scrittore.
Nel 1967, anche Gabriel
García Márquez si trasferì a Barcellona, così come Vargas
Llosa e lo scrittore cileno José Donoso. Tutti
gli autori erano della scuderia di Carmen Balcells.
Barcellona è stata la capitale della generazione più
brillante della letteratura ispano-americana. García Márquez
arrivò nella capitale del "boom" economico spagnolo in pieno
fermento. Nei suoi sette anni a Barcellona, fino al 1974,
Barcellona era per García Márquez "una città dove si
respirava, perché eravamo tutti un po' cospiratori...".
Vargas Llosa e García Márquez hanno condiviso un' amicizia
di tre anni fino a quando un pugno in faccia ha concluso
quel rapporto. I due si stabilirono a Sarrià, la
parte alta della città e Donoso ancora più in alto, a
Vallvidrera. Gabo risiedeva in un edificio moderno e
funzionale al numero 6 di Calle Caponata, e Vargas Llosa
all' angolo tra Calle Caponata e Calle Osio. Entrambi gli
scrittori frequentavano la Pasticceria Foix, in Plaza Sarrià,
gestita dal poeta e scrittore Josep Vicenç Foix.
A Barcellona, Gabo scrisse le storie di "L'incredibile e
triste storia della candid Edelmira e della nonna senza
cuore" (Barral, 1972) e il romanzo "L'autunno del
Patriarca" (Plaza & Janés, 1975). A Barcellona, e nello
specifico nel quartiere di Gracia, "María dos Prazeres",
si svolge una delle sue "Dodici storie di pellegrinaggio".
A volte le meraviglie vengono fuori da tre ingredienti
fondamentali, determinazione, fantasia e praticità. L'agente
Carmen Balcells era infatti culturalmente dinamica quanto
efficace nella logistica dell'accoglienza degli autori da
lei rappresentati. Sempre Vargas Llosa raccontava: "Pagava
le bollette, affittato gli appartamenti e risolveva i
problemi di elettricità, trasporti, telefono, metropolitana,
e approvato o fulminava gli affari peccaminosi, frequentava
le nascite, confortava gli sposi e compensava gli amanti."
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