Situato sulla riva sinistra della Senna, il Museo d'Orsay è uno
dei principali musei di Parigi nonché il più importante al mondo
per le opere dell'Ottocento. Ospitato in un edificio storico,
un'ex stazione ferroviaria risalente al 1900, il museo
custodisce il meglio dell'arte impressionista con opere di
Monet, Renoir, Degas e tanti altri. In questo articolo
scopriremo la storia del museo, le sue collezioni permanenti tra
dipinti, sculture, oggetti e l'architettura della struttura che
mixa elementi industriali e Art Nouveau.
Impressionisti al
D'Orsay Storia del
d'Orsay Museo Louvre Storia del
Louvre
Musei a Parigi
Il
museo d'Orsay sorge proprio in riva alla
Senna,
in quella che una volta era una stazione ferroviaria. La Gare d'Orsay è
una splendida costruzione tipica dell'architettura Beaux-Arts francese,
uno stile neoclassico così chiamato perché insegnato alla Scuola delle Belle
Arti di Parigi. Il museo è probabilmente meglio noto per la vasta collezione di
capolavori dell'Impressionismo e Post-Impressionismo, attualmente indicata come
la più grande del mondo.
L'architetturainterna della sala principale è sorprendente, comprende anche il grande orologio
della facciata frontale ancora funzionante. La conversione della struttura da
stazione ferroviaria a museo è opera dell'architetto italiano Gaetana Aulenti
(detta Gae), alla quale si devono diversi altri lavori a Parigi.
Il Museo d’Orsay, insieme al
Louvre, è una delle tappe obbligate
della visita a Parigi. È strano, se si pensa che il museo ospita per lo più
opere rappresentative della stagione impressionista. È vero che attualmente la
pittura di Manet, Monet, Renoir, Degas e compagni riesce a fare il
pienone in tutti i musei che li mettono in mostra, ma quando esordirono gli
impressionisti ebbero vita piuttosto difficile. Il nome stesso con cui sono
tuttora conosciuti deriva dal commento negativo di un critico, Louis Leroy, che
definì la loro una pittura effimera, legata all’“impressione? del momento, senza
prestigio nel contenuto e senza rispetto per le regole accademiche nella forma.
Ad inizio-metà Ottocento alcuni pittori avevano già
tentato la via del cambiamento. Per esempio già nel 1819 Theodore Géricault
aveva inserito alcuni elementi rivoluzionari in un soggetto storico, cioè uno di
quelli che venivano presi più sul serio: nella famosa “Zattera della medusa?
infatti aveva inserito alcuni dettagli realistici, come i piedi sporchi in primo
piano, qualche nudità di troppo e dettagli poco nobili come i calzini sul corpo
nudo nel cadavere in primo piano.
Anche i "realisti", auto-relegati nel 1855 nel Pavillon du Realisme,
scandalizzarono con le loro tematiche sociali, Courbet con "Gli
spaccapietre", ad esempio; per capire la portata della novità basti pensare alle
parole che diceva lo stesso Courbet:
"Voglio rappresentare le idee, i costumi, l'aspetto della mia epoca, secondo il
mio modo di vedere; essere non solo un pittore ma un uomo; in una parola fare
dell'arte viva, questo è il mio scopo".
Era stato lo stesso
Courbet a far costruire, a sue spese, il Padiglione del
realismo in segno di protesta verso la giuria della I Esposizione Universale, da
poco inaugurata a Parigi nel nuovo Palais de l'Industrie. La giuria, formata da
pittori accademici della Scuole di Belle Arti, aveva infatti respinto i suoi due
quadri più significativi: "Funerale ad Ornans" (foto), gigantesco manifesto
pittorico del realismo (314,9 x 662,8 cm) e l'altrettanto grande "Atelier del
pittore". Courbet non aveva voluto accettare passivamente il verdetto che
condannava la sua pittura "democratica" ed aveva dunque deciso di sfidare il
chiusissimo sistema dell'arte che non lasciava spazio a scelte divergenti da
quelle che informavano il gusto accademico dominante.
Questi furono i primi germi del cambiamento dell’arte in senso realista e
anti-accademico, di cui gli impressionisti si fecero definitivi portavoce.
Leggi anche
20 cose da fare per amanti
dell'arte e dei musei
Quali le novità principali degli
impressionisti?
Scopriamole insieme.
Scopri il dipinto
"Cattedrale
di Rouen" di Claude Monet.
Il museo presenta un’antologia d’eccezione delle principali forme artistiche che
si sono sviluppate a Parigi tra 1848 e 1914. In questo modo colma il gap
cronologico che lasciano scoperto il Louvre ed il Pompidou,
arrivando il primo alla metà del XIX secolo e partendo il secondo dalle prime
forme di astrattismo ed avanguardia. La maggior parte degli oggetti in mostra all’Orsay
sono sculture e dipinti, ma ci sono anche molti mobili, esempi di arte
decorativa, testimonianze cinematografiche ed editoriali.
Il sito web del museo è fatto, come quello del Louvre,
molto bene e spiega Le possibili chance per visitare il museo: biglietti
singoli, biglietti per visitatori consueti (categoria da noi inesistente!!!),
biglietti abbinati ad altri musei, laboratori per bambini e ragazzi di tutte le
fasce d’età, per le scuole, per i professionisti ecc.
All’interno del museo c’è anche un auditorium,
in cui si svolgono conferenze e lezioni in francese, oltre a concerti e varie
altre iniziative culturali. Ovviamente c’è anche un bookshop
ed una caffetteria, come ormai in molti altri musei moderni, del resto.
Per quanto riguarda la divisione spaziale delle collezioni, al
pianterreno ci sono opere della II metà del XIX secolo (fino al 1870); al
livello intermedio ci sono pezzi Art Nouveau dalla fine dell’800 agli inizi del
1900; il livello superiore è tutto dedicato a Impressionismo e
Post-Impressionismo.
Al piano terra dominano opere come:
- il grande dipinto di Couture "I romani della decadenza", dall’atteggiamento
molle, dal gusto tardo-classico, tra neoclassicismo e decadentismo (lo assocerei
ad opere letterarie come "A rebours" di Huysmans);
- "La Source" di Ingres (1856), da sempre considerato in bilico tra
neoclassicismo e
Romanticismo, con la sua pennellata elegante, col suo disegno
raffaellesco, ma con temi a volte pieni di suggestioni romantiche (come le
storie di Ossian);
- la "Caccia ai leoni" di Delacroix (1861), turbolenta opera dalle suggestioni
miste, eloquente dimostrazione dell’oramai affermato gusto occidentale per
l’esotico, per l’Oriente, per il mistero, per l’avventura e la bellezza che
questi portano con sé nell’immaginario collettivo;
- l’ "Olympia" di Manet (1863), che rientra anch’essa nello spirito
orientaleggiante di cui parlavo, ma in altri termini: certi linearismi, certi
dettagli, l’utilizzo spiccato del nero fanno pensare alle stampe giapponesi che
sempre di più si diffondevano nella Parigi di tardo ‘800, per non parlare dello
scandalo della nudità, giustificata e giustificabile se il soggetto apparteneva
a contesti lontani (geograficamente, appunto, o storicamente o perché di
fantasia), scandalosa se si trattava della nudità ostentata e sfacciata di una
donna moderna, dal nome parigino, presumibilmente di facili costumi.
Al piano intermedio, invece, tra gli oggetti di Art Nouveau troviamo i
gioielli di Lalique, i vetri e i disegni di Guimard, progettista delle tipiche
entrate curvilinee della metropolitana di Parigi, e molto altro.
Il piano superiore ci apre finalmente gli occhi ed il cuore su un mondo
magico, quello delle cromie e degli scintillii degli impressionisti e degli
artisti che a loro si collegano per stile, epoca d’appartenenza o per semplici
suggestioni.
Tra le opere principali, il festoso "Moulin de la Galette" di Renoir (1876), tutta le serie delle
"Cattedrali di Rouen" di Monet,
le "Ninfee" dello stesso (molte delle quali sono ora all’Orangerie delle
Tuileries, ed al Museo Marmottan), le ballerine di Degas, le nevicate di
Pissarro ecc., mentre per il post-impressionismo citerei l’ "Eglise d’Auvers" di
Van Gogh; le opere di
Cézanne, che dal gruppo si allontanò per tentare vie
nuove, cercando sempre più di rinvenire e riprodurre forme geometriche,
astraendole dalle immagini della natura e della vita quotidiana, aprendo
sicuramente la via all’imminente astrattismo; e poi l’ortodosso puntinista Seurat, col suo
"Le Cirque"; e ancora Gauguin con le sue donne polinesiane; poi Toulouse Lautrec,
che vide e riprodusse il mondo parigino, con la sua varietà e contraddittorietà,
mondano, luccicante, triste, vizioso e malato; e ancora, le meravigliose
immagini naïf di Rousseau; e, per finire, "Luxe, Calme et Volupté",
capolavoro di Matisse (ma ormai siamo a Novecento iniziato).
Musée d'Orsay
1 Rue de la Légion d'Honneur / Rue de Lille
Area: arrondissement 7e (lungofiume Senna, nel Quai Anatore France)
Tel: +33 01 40 49 48 48
Metro: Solférino, Assemblée Nationale
RER: Musée d'Orsay
Parigi
Orari: martedì-domenica dalle 9.30
alle 18.00 (chiuso il lunedì); fino alle 21.45 il giovedì
Note: entrata gratuita per i minori di
18 anni e per i minori di 26 anni (non compiuti) se cittadini UE; gratuito
per
tutti le prime domeniche del mese e se in possesso di adesioni specifiche.
Articolo di Laura Panarese
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