Il 28 dicembre
1895, al Grand Café di Boulevard des Capucines a Parigi, i fratelli Lumière
proiettarono il primo film della storia, segnando la nascita del cinema.
L'evento cambiò per sempre la settima arte.
Quando i fratelli Louis e Auguste Lumière, il 28 dicembre 1895,
presentarono presso il Salon indien del Grand Café, al
Boulevard des Capucines a Parigi (dove ancora si trova) un programma
cinematografico composto da una decina di loro brevi film realizzati nel
corso di quell'anno, si può dire che nacque il cinema come spettacolo
popolare e commerciale. Il Salon indien continuò a funzionare come saletta
cinematografica fino al 1901, ma dal quella data di fine 1895 il mondo non
sarebbe più stato lo stesso. |
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A
Lione tanto cara ai Lumière, le
prime proiezioni avvengono il 25 gennaio 1896 al Teatro Empire; in febbraio il
Cinématographe arriva a
Bordeaux,
Nizza,
Marsiglia, poi
Londra e
Bruxelles. In Italia dal 12 marzo 1896 un cinematografo Lumière
comincia le proiezioni di film a
Roma, al n. 17 di via del Mortaro presso lo
studio fotografico "Le Liure". In occasione del centenario del
cinema fu messa in questo indirizzo una lapide
ricordo dell'evento (ora qui si trova un
ristorante).
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Per dare un idea dell'esplosione del cinema come fenomeno socio
culturale la "Rivista fotocinematografica" del luglio 1904 dava notizia che a
Roma in quell'anno c'erano già 40 sale varie (nell'elenco facvano parte i cafè
chantant e vari teatri teatri) che ospitavano saltuariamente spettacoli
cinematografici. Il 29 marzo 1896 avvenivano le prime proiezioni a Milano (in un
circolo fotografico, a cura di Giuseppe Filippi, amico dei Lumière e Vittorio
Calcina), dal 30 marzo al Salone Margherita di
Napoli, dal 30 maggio alla
sala Sivori di
Genova, dal 9 luglio al
Teatro Minerva di
Venezia, dal 27
agosto al Teatro Brunetti di
Bologna.
Solo l'anno dopo nel 1896, apre il Vitascope Hall, che si ritiene essere
il primo teatro negli Stati Uniti dedicato a "mostrare filmati", aperto a New
Orleans. Nel 1909, il New York Times pubblicò la sua prima rassegna
cinematografica, nel 1911 aprì i battenti il primo studio
cinematografico di Hollywood e nel 1914, Charlie Chaplin fece il suo debutto sul grande schermo.
La
tecnologia cinematografica ha le sue radici nei primi anni trenta
dell'Ottocento, quando Joseph Plateau in Belgio e Simon Stampfer
in Austria contemporaneamente svilupparono un dispositivo chiamato
Fenachistoscopio (nell'immagine a destra), che incorporava un disco rotante
con asole attraverso le quali una serie di disegni scorrevano creando l'effetto
di un singola immagine in movimento. Il Fenachistoscopio, fu stata seguito da
decenni di progressi e nel 1890,
Thomas Edison e il suo assistente William Dickson svilupparono la prima fotocamera per "quadri in movimento", chiamato
Kinetografo. L'anno successivo, nel 1891, Edison inventò la kinetoscopio,
una macchina con un visualizzatore spioncino che permetteva a una persona di
guardare una striscia di pellicola mentre si muoveva al passaggio di una luce.
Ma fu solo quel 28 dicembre 1895 al Grand Cafe di Parigi che tutto cambiò.
Le precedenti proiezioni degli stessi Lumière in ambito
scientifico, o il kinetoscopio di Edison, non potevano rientrare nella
categoria degli "spettacoli", ma semmai delle curiosità tecnicoscientifiche o
del divertimenti individuali. E poiché era nato un nuovo spettacolo popolare,
nacque a poco a poco un pubblico stabile, abitudinario, e successivamente una
stampa specializzata, di categoria, e poi ancora una prima timida critica, un
giornalismo, una letteratura.
Insomma, si andava formando attorno al "cinema" e
alle sale cinematografiche, che si cominciarono a costruire
nelle principali città, un'attenzione non superficiale che
coinvolse, in pari misura, lo Stato, la Chiesa, il potere
economico, la stampa, ed anche l'intelletualità borghese.
Ma, se una vera e propria critica nacque soltanto alle soglie degli Anni 20, già
all'inizio del secolo questa intellettualità si rivolse al cinema con curiosità
mista a vivo interesse. Erano intanto passati dieci e più anni da quell'ormai
mitico 28 dicembre 1895, e i film si erano fatti più robusti, di maggiori
dimensioni, con pretese artistiche dichiarate, attingendo magari abbondantemente
alla letteratura e al teatro, alla storia e alla tradizione culturale nazionale.
Non pochi letterati vi si accostarono, attratti probabilmente più dall'ambiente
mondano e dai facili guadagni che non da ragioni strettamente artistiche e
culturali.
Sta di fatto che, prima del diretto colnvolglmento di Gabriele d'Annunzio
nell'impresa di Cabiria (1913-14) o della pubblicazione di Si
gira!... (1916), divenuto poi Quaderni di Serafino Gubbio operatore,
di Luigi Pirandello, primo grande romanzo d'argomento cinematografico, un
folto gruppo di letterati, poeti e scrittori, guardarono al cinema con occhi
attenti, critici, cercando a volte di coglierne le peculiarità, in rapporto al
teatro e alla letteratura. E se è vero che fu Ricciotto Canudo a
formulare la prima teoria estetica del cinema in un saggio del 1911, è
altrettanto vero che, prima e dopo di lui, non pochi scrittori espressero
opinioni "Illuminanti" sul nuovo spettacolo popolare e sul nuovo linguaggio.
D'Annunzio che vedeva nel cinema, in un intervista del 1914, l'arte del
meraviglioso. Ma il discorso dovrebbe allargarsi, fuori d'Italia, in Francia, in
Gran Bretagna, nei Paesi di lingua tedesca, in Russia. Fu tutto un fermento di
iniziative, di scritti, saggi, articoli. Nel 1908 Lev Tolstoj si mostra
favorevolmente sorpreso della nuova invenzione ("Il cinematografo ci ha
rivelato il movimento"), mentre, cinque anni dopo, Vladimir Majakovskij
ne nega l'artisticità. Ma Intanto erano usciti sulla "Frankfurter Zeitung"
(10-10-1913) i Pensieri su una estetica del cinema di György Lukács,
e intellettuali e scrittori avevano manifestato le loro opinioni in proposito,
da Alfred Doblin (1909) a Max Brod (1809), da Peter Altenberg
(1912) a Hugo von Hofmannsthal (1913). Poi è la volta di Pirandello,
di Chesterton, di Cocteau, di molti altri. Non so a voi, ma a me
ricorda l'esplosione di internet di questi ultimi 15 anni.
Dissero sulla nascente arte del cinema
"Questo trucco che si fa andare con una manovella
sovverte qualche cosa nella nostra vita di uomini e nella nostra attività di
scrittori. ?una rivolta contro i vecchi metodi dell'arte letteraria. Un
attacco. Un assalto. A noi non rimane che adattarci alla pallida tela dello
schermo e al freddo vetro dell'obiettivo. Si rende necessaria una nuova maniera
di scrivere. Io ci ho già pensato e già presento il suo approssimarsi. Ma tutto
ciò a me piace. Questo rapido cambiamento delle scene, queste variazioni di
stati d'animo, questi diluvi d'esperienze... davvero tutto questo è assai meglio
del noioso leccamento del soggetto. ? se volete, più vicino alla vita".
Lev Tolstoj scrittore e filosofo russo (1908) . (Jàsnaja Poljana, 9
settembre 1828 – Astàpovo, 20 novembre 1910)
"Il cinematografo è giunto in buon punto per
semplificare e realizzare il mio sogno: non più prolissità di dialogo e di
scena, non pili difficoltà di accertamento, ma la prolezione muta ch'è.
eloquente ad un tempo; il nastro prodigioso che rivela e commenta." Guido
Gozzano poeta (1910) Torino, 19 dicembre 1883 – Torino, 9 agosto 1916
"Può il cinematografo essere un'arte autonoma? No,
s'intende. Non v'è bellezza nella natura. Solo l'artista può crearla. Era forse
possibile pensare alla bellezza di bettole ubriache, di uffigi, di strade
fangose, di città strepitanti prima di Verhaeren? (n.d.r Emile
Verhaeren (20 maggio 1855 – 27 dicembre 1916) è stato un poeta belga tra i
capostipiti della scuola simbolista). Solo l'artista suscita dalla vita reale
le immagini della poesia, il cinematografo non può fare che da moltiplicatore,
felice o mancato, di quelle 'immagini. Ecco perché io non insorgo, né posso
insorgere, contro la sua apparizione. " Vladimir Majakovskij (1913)
(Bagdati, 7 luglio 1893 – Mosca, 14 aprile 1930). Poeta e drammaturgo sovietico,
cantore della rivoluzione d'Ottobre e maggior interprete del nuovo corso
intrapreso dalla cultura russa post-rivoluzionaria.
"Or è parecchi anni, a Milano, fui attratto dalla
nuova invenzione che mi pareva potesse promuovere una nuova estetica del
movimento. Passai più ore in una fabbrica di films per studiare la tecnica e
specie per rendermi conto del partito che avrei potuto trarre da quegli
accorgimenti che la gente del mestiere chiama "trucchi". Pensavo che dal
cinematografo potesse nascere un'arte piacevole il cui elemento essenziale fosse
il "meraviglioso". Le Metamorfosi di Ovidio! Ecco un vero soggetto
cinematografico. Tecnicamente, non v'è limite alla rappresentazione del prodigio
e del sogno (...) La vera e singolare virtù del Cinematografo è la
trasfigurazione". Gabriele D'Annunzio scrittore e poeta (1914),
(Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938)
"Se
il teatro è l'arte delle grandi linee in cui il gesto e la voce sostituiscono
ciò che il pubblico non potrebbe seguire negli occhi del commediante, il
cinematografo è l'arte delle sfumature, in cui l'attore, sgravato dal testo,
trova una libertà e una responsabilità sconosciute fino ad oggi. Alcune
fotografie annunciano il fascino plastico del film attuali. Certe tele di
Gauguin, assai deboli, fotografate da Druet presero una forza di bassorilievi.
Grazie ad abili illuminazioni gli attori del cinematografo sono autentiche
statue mobili. All'uscita di una proiezione le figure della folla ci sembrano
ridotte, stinte". Jean Cocteau (1919) (Maisons-Laffitte, 5 luglio
1889 – Milly-la-Forêt, 11 ottobre 1963) poeta, saggista, drammaturgo,
sceneggiatore, disegnatore, scrittore, librettista, regista ed attore francese.
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