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La Gioconda di Leonardo
di Leonardo da Vinci
   
La Gioconda
è una donna con espressione pensosa e un delicato, appena
accennato sorriso, spesso interpretato come enigmatico
o criptico. Può dirsi di certo che il dipinto più famoso
del mondo, il cui titolo effettivo nel catalogo
del
Museo del Louvre, dove è esposto è
Ritratto di Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo,
o anche Monna Lisa, sia l'emblema della
disciplina stessa della pittura, o delle arti
visuali in generale. Poche altre opere sono così
conosciute e riprodotte (Duchamp l’ha fatta coi
baffi, Andy Warhol in technicolor, Botero
grassissima ecc.).
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Si tratta di un olio su legno di pioppo; misura 77×53 cm
(stupisce subito la piccolezza del quadro, specie
considerando quanto lo si immaginava grande per valore e
bellezza prima di vederlo dal vivo).
Il dipinto mostra una bravura esecutiva che lo pone tra i massimi
capolavori di
Leonardo
insieme all'Ultima cena, suo lavoro più grande per dimensioni,
seppure molto danneggiato dal tempo e dalle imperfezioni tecniche.
L'ambiguità dell'espressione del viso è in gran parte dovuta
all'uso dello sfumato, che rende "sfocate" le parti più espressive
del volto (gli angoli degli occhi, la bocca) conferendo al quadro
un'aria di mistero. Leggi l'articolo sugli altri
Capolavori del Louvre.
L'identità della donna non è certa, anche se di recente
lo studioso fiorentino Pallanti, forte anche delle antiche teorie
vasariane, ha affermato con certezza che trattasi di Monna
Lisa Gherardini, donna della piccola nobiltà rurale fiorentina,
seconda moglie di Francesco Bartolomeo del Giocondo (da cui
il nome di "Gioconda"), un mercante fiorentino di
tessuti.
Vasari però ha lasciato una descrizione
del dipinto che non corrisponde a questo: egli esalta le fossette
sulle guance (che invece non ci sono), parla della perfetta
resa della peluria delle sopracciglia (che la Gioconda non ha),
descrive la lunghezza delle ciglia (che invece sono corte).
Quello che è certo è che La Gioconda non fu
mai consegnata da Leonardo al suo committente e l'artista
continuò a lavorarci per anni, portandoselo sempre dietro,
fino al suo ultimo periodo in Francia. Alla sua morte, si
sarebbe entrato nella collezione di Francesco I, re
di Francia a patrono di Leonardo.
Precedenti ricerche sostenevano d’altro canto che si trattasse
della benestante signora fiorentina Madonna Lisa del Giocondo,
da cui deriva l'altro nome del quadro, "Monna Lisa".
Altra ipotesi possibile è che Leonardo non abbia dipinto una
persona precisa. Alcuni sostengono si tratti di un autoritratto
dove Leonardo si è raffigurato in versione femminile.
Secondo un'ipotesi più recente la Gioconda potrebbe raffigurare
Bianca Sforza, primogenita del lombardo Ludovico il Moro,
morta avvelenata nel 1496 (o comunque una donna lombarda).
Il dipinto è stato tante volte oggetto di restauro: analisi
ai raggi X hanno mostrato che ci sono tre Monna Lisa sotto quella
attuale. Secondo studi del settembre 2006 (Centro Nazionale
di Ricerca e Restauro dei Musei di Francia) la donna, per loro
Lisa Gherardini, era ricoperta da un sottile velo di
mussolina, all'epoca indossato dalle donne in attesa o da poco
mamme. La vernice finora aveva nascosto questo particolare,
che può ora spiegare l'enigmatico sorriso con lo stato della
donna: dunque il sorriso alluderebbe al mistero ed alla consapevolezza
proprie della maternità? Dietro il dipinto è emerso anche lo
schizzo inciso sul legno da Leonardo, il quale prima di iniziare
il quadro ne avrebbe abbozzato la forma. Tra i cambiamenti in
corso d’opera, l’eliminazione della cuffia, presente nel primo
progetto.
Dando quindi per assodato che si tratti di Lisa Gherardini,
due eventi della vita coniugale di quest'ultima e di
Francesco del Giocondo potrebbero aver scatenato il
completamento di questo ritratto: l'acquisizione di una casa
privata nel 1503 e la nascita di un secondo figlio, Andrea,
nel mese di dicembre 1502, dopo avere subito il lutto di una
figlia morta nel 1499. Il leggero velo nero che copre i
capelli, a volte considerato un segno di lutto, è in realtà
un uso abbastanza comune e un segno di comportamento
virtuoso. Nessuna parte del suo vestiario sembra tuttavia di
rango aristocratico.
Il quadro di Leonardo fu uno dei primi ritratti a rappresentare
il soggetto davanti a un panorama ritenuto, per lo più,
di fantasia. Caratteristica interessante del panorama: non è
uniforme. La parte sinistra è più in basso della destra. Questo
ha portato a ritenere che sia stata aggiunta successivamente.
Lo sfondo sembra infinito: per la prima volta un pittore ha
dipinto l'aria, fatto confermato dai noti studi di Leonardo
sull’atmosfera.
Nessuna precedente ritratto italiano a quello della Gioconda
mostra il modello come ampiamente incorniciato, tutta
l'estensione della vita, comprese le braccia e le mani senza
una o l'altra faccia del telaio, accampati in scala reale
come naturalmente in questo spazio strutturato dove
acquisisce la plasticità del cerchio. La perfezione della
formula sviluppata spiega i suoi immediati discendenti
nell'arte fiorentina e lombarda del ritratto di primi anni
del XVI secolo: la postura di tre quarti su uno sfondo del
paesaggio, l'orientamento architettonico, le mani giunte in
primo piano, erano caratteristiche già implementate
nel ritratto fiammingo della seconda metà del XV secolo, in
particolare da Hans Memling, ma questa coerenza
spaziale è data dall'illusionismo atmosferico, senza avere
niente di monumentale.
Molti hanno osservato poi che la Gioconda è seduta a ridosso
di un loggiato e si intravede un parapetto, oltre che le basi
di 2 colonne di lato. Qualcuno ritiene di aver anche individuato
il vero paesaggio che servì da sfondo per il quadro, che si
troverebbe vicino ad
Arezzo.
Considerando la cura di Leonardo per i dettagli, molti pensano
non si tratti di uno sfondo inventato, ma anzi di un punto preciso
della Toscana, dove l'Arno riceve le acque della Val di Chiana.
C'è un indizio sulla destra, oltre la spalla della Gioconda:
un ponte basso, a più arcate, a schiena d'asino di stile romanico,
identico al ponte a Buriano che tutt'oggi attraversa
l'Arno e venne costruito a metà del 1200, quando Arezzo viveva
un periodo di grande ricchezza. Sopra le arcate passa l'antica
via Cassia. Leonardo conosceva bene questo ponte, poiché aveva
studiato a lungo la zona, come testimonia un disegno oggi alla
Royal Library di Windsor, in cui si intravede anche il
ponte a Buriano; Leonardo conosceva dunque molto bene la geografia
di quest’area. Inoltre i rilievi a sinistra sono verticali,
aguzzi, come i calanchi che sorgono in quella zona, curiose
formazioni rocciose, erose dagli agenti atmosferici e dal tempo.
Leonardo deve essere rimasto molto colpito da queste forme,
come studioso, per la loro natura geologicamente unica, e come
artista per la loro bellezza e stranezza. È un tipo di rilievi,
verticali e frastagliati, che si ritrovano in altre opere di
Leonardo, come la Vergine delle rocce, anch’essa al Louvre,
collocata poco lontana dalla Gioconda.
Leonardo dipinse la Gioconda probabilmente a
Firenze,
quando era alloggiato nelle case accanto a Palazzo Gondi
(oggi distrutte) vicino piazza della Signoria. Leonardo portò
il dipinto con sé in Francia dall'Italia nel 1516, quando Francesco
I lo invitò a lavorare ad
Amboise
vicino alla sua residenza, il Castello di Clos-Lucé.
Qui, Francesco I gli comprò
vari quadri tra cui la Gioconda; di conseguenza essa è legittimamente
proprietà dello Stato francese.
Il dipinto inizialmente stava a Fontainebleau, poi a
Versailles.
Dopo la Rivoluzione venne portato al Louvre. Napoleone lo
fece mettere nella sua camera da letto, ma poi tornò al
Louvre. Durante la guerra franco-prussiana (1870-1871), venne
tolto dal Louvre e nascosto. Nel 1911 il furto della Monna
Lisa venne scoperto; il 7 settembre il poeta Apollinaire
venne arrestato, in quanto sospettato del furto, e anche
Picasso
venne interrogato, ma entrambi furono poi rilasciati. Si scoprì
successivamente che un impiegato italiano del
Louvre,
Vincenzo Peruggia, convinto che il dipinto appartenesse
all'Italia, lo rubò uscendo dal museo a piedi con il quadro
sotto il cappotto. Fu catturato a Firenze quando cercò di vendere
il dipinto a un mercante d'arte; il quadro venne esibito in
tutta Italia e restituito al Louvre nel 1913 (vedere l'articolo
Il furto della Gioconda). Durante la I e la
II guerra mondiale il dipinto venne di nuovo rimosso dal Louvre
e conservato al sicuro. Nel 1956, la parte inferiore del dipinto
venne gravemente danneggiata da un attacco con dell'acido; mesi
dopo qualcuno gli tirò un sasso: ora è protetto da un vetro
di sicurezza. Nel 1962 il quadro venne prestato agli Stati Uniti
e mostrato a New York e Washington. Nel 1974 venne esibito a
Tokyo e Mosca.
Il 18 gennaio 2007 sono stati resi noti studi secondo i quali
la Gioconda sarebbe davvero esistita; sarebbe morta a Firenze
all'età di 63 anni il 15 luglio 1542 (nata nella stessa città
il 14 giugno 1479) e sepolta nel Convento di Sant'Orsola.
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