|
Sei
qui: Biografie >
Lucca >
Pompeo Batoni, nato a Lucca nel 1708, fu un esponente di spicco del
Neoclassicismo italiano, rinomato per le sue opere che
riflettevano la maestria della tradizione rinascimentale con
un tocco di modernità settecentesca. Batoni si
affermò presto a Roma, diventando il pittore prediletto
dell'aristocrazia europea in visita nella Città Eterna. La
sua abilità nel ritrarre la nobiltà e la sua passione per
l'antichità lo resero una figura emblematica dell'arte del
suo tempo.
Pompeo Batoni è stato uno dei più grandi pittori
italiani del Settecento. Autentico in stile e
originale in creatività, fu una vera "star" del suo tempo,
avendo dipinto i ritratti di tre papi, ventidue
monarchi europei, e una infinita di aristocratici
che facevano a gara per avere i suoi servigi a Roma
fra circa il 1740 e il 1787, anno della sua morte. Di
lui, Lucca ricorda in
particolare la famosa Estasi di Santa Caterina
(1743, immagine in basso), conservato un tempo
nella omonima
Chiesa di Santa Caterina, e ora
ammirabile nel
Museo di Palazzo Mansi (ma spesso in
prestito ad altre importanti istituzioni di cultura
lucchese, tra cui Villa Guinigi).
Divenuto famoso a Roma, dove andò giovanissimo, in seguito
Batoni rifiutò irritato la protezione della Repubblica di
Lucca in denaro e commissioni, e non tornò più nella sua
piccola patria perché i mecenati lucchesi (tra cui il
padrino Alessandro
Guinigi) gli avevano sospeso la pensione condannando il suo
precipitoso (secondo loro) primo matrimonio. Tuttavia continuò sempre a porre,
accanto alla firma sui quadri, latinamente un "Lucensis".
Batoni ebbe una produzione pittori impressionante di oltre
600 dipinti, frutto di cinquantacinque anni di una carriera
straordinaria, sempre in ascesa, che lo ha visto impegnato,
a un certo punto con la decisiva collaborazione dei figli,
in un impressionante quantità di quadri su ordinazione. Il
suo talento fu messo alla prova, sempre con risultati
lusinghieri, in vari generi: dalle gigantesche pale d’altare
a dipinti più piccoli di devozione domestica, dalle scene
storiche a quelle mitologiche e allegoriche, sino al
ritratto da lui profondamente rinnovato e a cui ha forse più
legato se non la sua fama ai tempi, certamente l’enorme
fortuna collezionistica per cui le sue opere, ma in
particolare proprio i ritratti, sono presenti nelle raccolte
private e nei musei di tutto il mondo.
Pompeo Girolamo Batoni nacque a Lucca il 25 gennaio 1708, da
Paolino Batoni, conosciuto orafo lucchese e da
Chiara Sesti.
Secondo l'erudito lucchese Tommaso Trenta fino a 7
anni ebbe un problema fisico che gli impediva la corretta
mobilità, problema che poi col tempo scomparve. Apprese
l'arte e l'attenzione
per il dettaglio dal padre, diventando abile nella
cesellatura di metalli preziosi. Fu certamente dalla
frequentazione della bottega paterna che derivò quella che è
stata definita una "laboriosa finitezza olandese".
Iniziò a disegnare oreficeria sacra, fra cui un calice
per papa Benedetto XIII che fu la sua occasione per
mettersi in luce. In Senato Lucchese voleva infatti
dimostrare la sua riconoscenza al papa
Benedetto XIII per avere elevato la diocesi di Lucca
a arcidiocesi, decretò di presentarli in dono un calice
d'oro, la cui realizzazioni venne appunto affidata al
giovano Batoni. L’eccellenza di questo lavoro specialmente
nelle belle figure intorno al calice, fecero conoscere li
straordinario talento del futuro pittore alla nobiltà
cittadina, che si decise a finanziarlo.
Intanto
seguì lo studio della pittura sotto la direzione dei
lucchesi Domenico Brugeri e Giovanni Domenico
Lombardi.
Con l'aiuto economico fornitogli da Alessandro
Guinigi in primis (dell'omonima potente famiglia
lucchese), e da altri sette nobili lucchesi, nel 1727
si trasferì a
Roma a soli 19 anni nel 1727, con l'intento di apprendere
quell'arte che fu di grandi del passato come
Raffaello,
Guercino
e
Annibale Carracci.
Nella città eterna i suoi maestri furono
Sebastiano Conca, Agostino Masucci e
Francesco Imperiali.
Nel
1730, essendosi sposato a 22 anni con la figlia del custode
della Farnesina, perse l'aiuto finanziario dei suoi mecenati
lucchesi e fu costretto a mantenersi tramite la vendita
delle copie di sculture antiche e dipingendo ventagli. Batoni che in quell'anno risulta
alla scuola di Francesco Imperiali.
Le sue opere iniziali si
concentrarono per lo più in ritratti, quindi in soggetti
religiosi, come avvenne per una prima opera importante: la
Madonna in trono con Santi e Beati della famiglia
Gabrielli, a
lui commissionata dal conte di Baccaresca Forte Gabrielli.
nel 1733 per la Chiesa di San Gregorio al Celio, con
evidente influenza dell'Imperiale e di Carlo Maratta,
pittore attivo a Roma un ventennio prima.
Anche la genesi della creazione della
Madonna in trono con Santi e Beati della famiglia
Gabrielli fu un'occasione che Batoni seppe
cogliere. Nell'aprile del 1732 Roma fu colpita da violente
piogge. Alla ricerca di un riparo il Forte Gabrielli di
Gubbio, conte di Baccaresca si
riparò sotto il portico del Palazzo dei Conservatori
in Campidoglio, dove il giovane Pompeo stava
disegnando dei bassorilievi della scala del palazzo. Colpito
dalla sua abilità e dalla purezza del disegno, Gabrielli
chiese a Batoni di vedere altre sue opere restando così
impressionato dal suo talento che gli offrì di dipingere la
pala d'altare per la cappella della sua famiglia che sarebbe
finita a San Gregorio Magno al Celio. Questo importante
lavoro provocò l'ammirazione generale delle alte sfere
romane. Fu l'inizio di una carriera folgorante.
Già nel quadro con Cristo e santi, per la Chiesa dei Santi Celso e Giuliano (1735), e nel Giudizio di Salomone (Prato,
collezione privata), le Allegorie delle Arti del 1740
(Stadelsches Kunstinstitut ,
Francoforte sul Meno) si avvicinò a un classicismo più
rigoroso, legato ai due pittori bolognese Domenichino e
Guido Reni. Con queste opere il Batoni conquistò l'ambiente romano,
con l'arrivo di numerose commissioni di dipinti di soggetto religioso, allegorico,
mitologico. Nel 1737 riceveva l'incarico dal letterato Marco
Foscarini — poi ambasciatore veneziano a Roma, e più tardi
doge — di dipingere una Venezia trionfante (Raleigh, North
Carolina Museum). L'opera, come messo in evidenza lo storico
dell'arte americano Antony Clark, deriva
dal Trionfo di Bacco di Pietro da Cortona e dal
Trionfo di
Flora di Nicolas Poussin. L'influenza di Guido Reni invece
si può osservare in un'altra sua opera giovanile (circa
1737-1740), la Verità scoperta dal Tempo (Roma, Galleria
Colonna).
Dal 1738 al 1750 Batoni lavorò per la famiglia dei conti
Merenda di Forlì, ma prese anche commissioni di grande
importanza, come le tele per Benedetto XIV al Quirinale e le pale d'altare per
la Chiesa di Santa Maria
della Pace a
Brescia, e per la Chiesa di San Vittore a Corpo di
Milano, per
i Filippini di Chiari, per
Messina, oltre le due oggi al
Museo Nazionale Villa
Guinigi: la sua più famosa tela per altare sarà
quella per la
Basilica di San Pietro
in Vaticano, la Caduta di Simon Mago fu dipinta nel 1755.
L'opera tuttavia non convinse la Reverenda Fabbrica di San
Pietro e due anni dopo la collocazione nella Basilica
vaticana, venne rimossa e postata nella Chiesa di Maria
degli Angeli. Questo fu un momento decisivo nella
carriera di Batoni. Da quel momento, l'equilibrio che aveva
mantenuto fra la pittura religiosa/mitologica e il ritratto
si sposta rapidamente a favore di quest'ultimo, grazie anche
ai legami da lui creati coi visitatori inglesi e irlandesi
in viaggio a Roma. Nel 1747 Batoni sposò la seconda moglie
Lucia Fattori dalla quale avrà altri 7 figli. Tre dei suoi
figli lo aiutarono nel suo laboratorio. Dopo il "rifiuto" di
San Pietro, dal 1750 al 1770 Batoni produsse quasi
esclusivamente ritratti, prima per nobili e facoltosi
inglesi e irlandesi, e poi con la sua fama di ritrattista
ormai consolidata nell'Europa continentale e in Inghilterra,
seguirono le importanti commissioni da papi, nobili e case
reali europee.
Apprezzatissimi furono i suoi soggetti mitologici, dipinti
specialmente tra il 1740 e 1760, tra cui primeggiano le due
storie di Ercole e le due storie di Achille degli
Uffizi.
Da segnalare inoltre la splendida Maddalena (Dresda),
dipinta per il per il conte Merenda di Forlì nel 1740, e le
Nozze di Psiche (1756), oggi a
Berlino (Staatliche Museen)
Una gran parte della sua abbondantissima produzione è
costituita da ritratti oggi sparsi in gallerie pubbliche e
private italiane e straniere. Il tipo di ritratto mitologico
francese, seguito dal Batoni per la Marchesa Merenda,
si ritrova anche nei più tardi dipinti come Lady
Fetherstonhaugh in sembianze di Diana del 1751 (nella
foto), o nella Fanciulla in veste di Innocenza del
1752 (entrambi Uppark Sussex, Collezione
Meade-Fetherstonhaugh), e nei ritratti, del 1780, di
Alessandra Potocka in veste di Melpomene (Cracovia,
Museo Nazionale) e Isabella Potocka in veste di Polimnia
(Varsavia, Museo Nazionale). Nel 1744
il pittore di Lucca eseguì il primo ritratto
per un nobile inglese di passaggio a Roma, quello di Joseph Leeson (che
ora si trova a
Dublino,
alla locale National Gallery).
Seguirono poi nel tempo moltissimi
ritratti di gentiluomini inglesi. Batoni, elaborò un nuovo tipo d ritratto: il personaggio,
davanti a rovine o statue antiche, o contro i suggestivi
sfondi della campagna romana, rivaleggia per dignità con quella delle statue
antiche. Doveroso aggiornamento alla moda degli scavi che
andava delineandosi (i primi scavi di Ercolano sono del
1738, quelli di Pompei del 1748 ), e
nello stesso un importante ricordo, per il
committente, del
Grand Tour fino a Roma.
A Roma conobbe
la figlia del custode della Farnesina, Caterina, sposata
qualche tempo dopo e dalla quale ebbe cinque figli (la donna
morì nel 1742, in giovane età; si risposerà nel 1747 con
Lucia Fattori, dalla quale ebbe altri sette figli). Non furono
anni fortunati in termini di finanze, pare infatti che per
mantenere la sua famiglia dovette anche vendere alcune delle
sue copie a passanti e viaggiatori di ogni sorta.
Le tendenze classiciste non emersero
con i dipinti raffiguranti soggetti mitologici,
probabilmente tra i lavori più pregevoli (si citano "Ercole
fanciullo", oggi alla
Galleria degli Uffizi, oppure "Achille alla
corte di Licomede". Stile pittorico acquisito nella
scuola Masucci e Ferdinandi, così come attraverso la
collaborazione di importanti paesaggisti (tra cui
Locatelli e Van Bloemen).
Batoni mise nei
ritratti la sua larga comprensione umana. Raramente furono
compassati e adulatori, come il Pio VI del 1755 (che
oggi si trova in tre versioni, una nel Museo Nazionale Varsavia
e una a
Torino nella
Galleria Sabauda
e una nei
Musei Vaticani) o il
Ritratto del Cardinale Malvezzi
del 1744 (Roma, Collezione Malvezzi-Campeggi). Nella
massima parte lo spirito del secolo domina in queste opere: se
i personaggi colpiscono per notazione naturalistica e
psicologica, che vale per esigenze di somiglianza, per
vivacità esteriore, sono anche caratterizzati da
un dinamico ideale equilibrio: come il Ritratto di Sir
Humphrey Morice del 1762 (che oggi si trova nella Norton
Conyers House nello Yorkshire, casualmente questa dimore
inglese di campagna fu quella che ispirò a Charlotte
Brontë' i luoghi di Jane Eyre), tutto
bilanciato di
raccordi e contrappunti; quello
il Ritratto di Lord John Brudenell-Montagu
del 1758 (Boughton House, Kettering Northamptonshire), opera pensosa e raffinata;
il Ritratto di Giuseppe d'Austria col
fratello Leopoldo del 1769 (Vienna,
Kunsthistorisches Museum),
o il Ritratto di William Gordon del 1766 (Fyvie
Castle, Aberdeenshire), irruente nel piglio e
nella posa, in costume scozzese su un fondale dove compare
il Colosseo. Batoni giunse ad
acuire la resa del personaggio nella sua propensione più
naturale. Esempio di questo è il Ritratto
l'Arcivescovo Giovanni Domenico Mansi nella
Pinacoteca Nazionale di Lucca, dipinto tra il 1765 e il
1769. Non c'è più ormai nessun ricordo
raffaellesco o classico in queste figure liberamente
impostate nello spazio, tagliate con spregiudicatezza quasi
fotografica, colte
nell'effimera e pur rilevante vita di un gesto, nel
volgersi, nel presentarsi.
Eppure Batoni,
amico Anton Raphael Mengs, grande rappresentante
del neoclassicismo in Europa e splendido ritrattista, malgrado sentisse il fascino dell'antichità, non
può definirsi pittore neoclassico. Se ne accorse già il
pittore bolognese Onofrio Boni, quando scriveva nell'Elogio
a Batoni nel 1787, ormai artista
consacrato, che era stato fatto pittore "dalla natura", nei
confronti del Mengs "fatto pittore dalla filosofia",
cioè dallo studio — e voleva dire che il pittore
lucchese era un pittore distinto, spontaneo
assimilatore, che andò sempre verso le pure fonti
dell'arte. Batoni seguì infatti un suo
fantastico e complesso filone, che lo condusse spesso lontano
da programmi e teorie. Legata alla tradizione
classicista, la sua pittura assume svariate e autonome
sfumature particolari: certe volte intrisa della verve
del secolo, altre volte più attenta al disegno e alla
distribuzione compositiva, altre volte ancora deformata
come la pittura di un manierista. E nell'interesse alla
figura umana, che si realizzò magistralmente nel
ritratto, nell'escludere paesaggi e nature morte, Batoni sollecita l'attenzione su un suo aspetto, lo stretto
legame col tempo in cui viveva e con le idee nuove che
serpeggiavano in Europa, aspetto che è alla base del suo
successo nel mondo inglese.
A Lucca, Pompeo Batoni lo si conosce anche dal busto e lapide
della sua casa natale, in via dell'Anguillara;
guardatelo bene in volto, perché di fronte trovate un
artista diventato poi il migliore pittore italiano della sua
epoca, tanta fu la sua fama. I suoi committenti provenivano
infatti anche da posti come Inghilterra e Irlanda,
e oggi troviamo i suoi quadri dal
Louvre di Parigi al Metropolitan di New York.
L'elevato numero di visitatori stranieri durante il
Grand Tour in Italia (e a Roma in particolare),
contribuirono alle grandi commissioni che ricevette da tutta
Europa. Furono diversi anche i ritratti
illustri di sovrani, da Federico II di Prussia, suo
grande estimatore, al re di Polonia, agli Imperatori del Sacro Romano
Impero, Giuseppe II e Leopoldo II, così come
tre papi
(Benedetto XIV, Clemente XIII e Pio VI) e diversi altri, tra
cui importanti mecenati da ogni parte d'Europa.
Dal
1759 in poi, Batoni visse in una grande casa in Via Bocca di
Leone a Roma.
Colpito d'apoplessia morì il 4 febbraio 1787, all'età
di 79 anni. Fu sepolto nella Chiesa di San Lorenzo in
Lucina sua parrocchia romano (dove è sepolto anche
Nicolas Poussin). Le sue opere sono ammirabili in molte località
italiane e straniere, a
Palazzo Pitti, all'Ermitage
di San Pietroburgo il 'Continenza di Scipione',
a
Lisbona il 'Le Sette Pale d'Altare', alla
Reggia di
Caserta il 'L'Allegoria della Religione e
l'Allegria per la morte di due figli di
Ferdinando IV', al
Quirinale il 'La consegna
delle chiavi e gli Evangelisti'. A Lucca, sua città
natale, sono custodi delle opere di Batoni vari edifici, tra
cui
Palazzo
Mansi, Palazzo Cenami, Palazzo Mazzarosa,
Palazzo Minutoli-Tegrimi,
Villa Guinigi e
diversi altri con numerose mostre temporanee.
Concludiamo con quanto disse il pittore americano
Benjamin West, vissuto in Italia tra il 1760 e il 1763,
che una volta confidò a un amico: "Quando giunsi a Roma
gli artisti italiani del tempo non parlavano di nient'altro,
non guardavano nient'altro che l'opera di Pompeo Batoni".
Copyright © Informagiovani-italia.com. La
riproduzione totale o parziale, in qualunque forma, su qualsiasi supporto e
con qualunque mezzo è proibita senza autorizzazione scritta.
Se questa pagina ti è piaciuta e ti è stata utile, per favore prenota con noi un hotel o un ostello ai link che trovi in questa pagina, è un servizio di Booking, non spenderai un euro in più, ma ci aiuterai ad andare avanti, per quanto possiamo e a scrivere e offrire la prossima guida gratuitamente. Oppure se vuoi puoi offrirci un caffè (ma non ci offendiamo se ci offri una pizza :) ) con una piccola donazione:.:
Paypal
☕
Torna su
Ostelli Lucca
Ostelli Italia
Auberges de Jeunesse
Italie Hotel
Lucca
Carte Lucques
Karte von Lucca
Mapa Lucca
Map of Lucca
Carte
de la Toscane
Karte von Toskana
Mapa Toscana
Map of Tuscany
Carte d'Italie
Karte von Italien
Mapa Italia
Map of Italy
|